La caduta degli dei dopo Visconti: l’Iliade in palco con Alessio Boni

La caduta degli dei dopo Visconti: l’Iliade in palco con Alessio Boni

@Anna Di Mauro, 19 febbraio 2025

Una spiazzante pièce dall’incipit sardonico ci trasporta con leggerezza in suggestive atmosfere omeriche creando un interessante ibrido. È Iliade. Il gioco degli dei liberamente ispirato al poema di Omero, che affronta le bellicosità del nostro tempo ancorandosi al fascino di scenari classici rivisitati con sense of humour. L’operazione ardita ha suscitato qualche perplessità negli spettatori affetti da ortodossia, ma il gioco del teatro contempla libertà interpretative che sono la linfa della drammaturgia contemporanea.

Nel clima arroventato in cui stiamo vivendo, stretto tra angosciosi scenari di guerra e insostenibili violazioni dei diritti umani, il mondo dell’arte volge frequentemente il suo sguardo a Omero, in un inevitabile tributo ai poemi epici che hanno segnato indelebilmente il percorso della nostra tradizione affabulatoria intorno al tema della guerra e dintorni. Uberto Pasolini nel 2024 ha diretto il film Itaca. Il ritorno, una raffinata denuncia contro la guerra, eliminando il divino da una narrazione grondante umana fragilità. Questo Iliade, basato sul testo di Francesco Niccolini, drammaturgicamente elaborato dallo stesso con Alberto Aldorasi e Marcello Prayer, sembra agire in direzione opposta, ponendo in primo piano il mondo delle divinità greche ma…in abiti contemporanei, ridicolizzate e decadenti, lontane dal loro ruolo primigenio di Pupari avvezzi al loro gioco preferito: delineare e decidere il destino degli umani.

Li ritroviamo ironicamente spiaggiati e annoiati, non più dominatori nell’Olimpo, in preda a feste che evocano La grande bellezza di Sorrentino e a una crisi esistenziale che li riconduce nostalgicamente a rimembrare i tempi gloriosi della guerra di Troia, quando il loro potere sugli uomini era assoluto. Si erano divertiti tanto allora! In un’operazione di sintesi, ardita e complessa per la ricchezza della pregiata materia omerica, la vicenda della leggendaria guerra si dipana in pochi quadri essenziali evocati dalle divinità in vena di ricordi, ripercorrendo in una scarna ossatura le tappe fondamentali dell’opera, resa drammaturgicamente mediante un espediente suggestivo che riprende l’impianto strutturale dell’Opera dei pupi. Vediamo così gli dei giocare il gioco crudele della guerra dando voce e movimento a gigantesche marionette che rappresentano i protagonisti dell’Iliade, con complesse manovre che infondono vita ai loro Pupi, in un affascinante scenario estetico abbellito da suggestivi effetti di luce, culminanti in un emblematico sole nero sospeso sul fondale di sughero.

Cantami o Diva del Pelide Achille l’ira funesta che infiniti lutti addusse agli Achei…
Ecco materializzarsi davanti ai nostri occhi la contesa tra Agamennone e Achille per il possesso della schiava Criseide, culminante nel ritiro nefasto dalla guerra dell’eroe greco in preda all’ira, per poi inoltrarsi nel luttuoso evento della morte di Patroclo, suo amatissimo amico che, per salvare le sorti degli Achei compromesse dall’ostinato rifiuto del campione di scendere in campo, indosserà le armi del Pelide, andando incontro a un destino funesto. Il ritorno in campo di Achille, l’invulnerabile, spinto dal grande dolore a vendicare la morte dell’amico ucciso dal principe Ettore, si conclude con un impari duello mortale con l’eroe troiano, che accetta comunque la sfida, pur andando incontro a morte certa. Il suo corpo straziato dal vindice, che rifiuta categoricamente di restituire le spoglie mortali, diventa il simbolo della crudeltà impietosa della guerra e dei suoi effetti nefasti. La supplica del padre, il vegliardo e nobile Priamo che si inginocchia umilmente davanti al carnefice, riporterà il corpo di Ettore alla sua patria. Gli saranno tributati gli onori del suo valore e del suo rango. Su questa ultima straziante scena si chiude il Poema dei poemi, lasciando l’amaro nel cuore e la dolcezza del verso nell’anima. Nell’Iliade dunque la lacrimevole vicenda è interamente manovrata dagli dei, esseri immortali e potenti, ma capricciosi, vendicativi, bellicosi, invidiosi, gelosi. Gli uomini dunque non sono responsabili del tremendo eccidio. Ma. Il quesito che chiude la pièce pone una scottante questione sul libero arbitrio: Chi fu la causa della strage? Gli uomini o gli dei? Che differenza c’è’? E ancora: Gli umani sono stati creati ad immagine somiglianza degli dèi. O forse è il contrario?

L’alternarsi dei toni, dall’ironica decadence delle divinità puerili e litigiose, stanche della loro scomoda immortalità, alla solennità dei guerrieri leggendari dalle belle maschere teatrali, crea una dimensione variegata e intrisa di umori sfaccettati, riportandoci all’epica guerra di Troia, consumata sui banchi di scuola, grazie a una drammaturgia dal taglio trasversale che ci fa ritornare magicamente alle grandiose imprese degli eroi omerici, segnati da un umano destino agito dal capriccio divino. Certamente la sensibilità del nostro tempo rende ostico da accettare “il protagonismo degli dei “falsi e bugiardi”, ma è contemporaneamente difficile sottrarsi al fascino del mito per una generazione come la nostra che ha visto cadere miti ed effimere certezze, costretta a misurarsi con uno scenario dove di eroico c’è solo la disperata resistenza di chi nonostante tutto vuole ancora sognare un mondo migliore. L’invito dello spettacolo è, nel farci riassaporare l’alta contesa, a non dimenticare gli orrori della guerra e ad assumerci la responsabilità delle nostre azioni. Lo fa con la forza di una narrazione intramontabile, con un apparato scenografico che risolve la difficoltà di inscenare la complessità dei grandiosi eventi bellici, con un’interpretazione esperita e disinvolta di Alessio Boni e Antonella Attili, intenti a traslare con destrezza dalle amenità divine alle tragedie umane, da uno Zeus sui generis, scanzonato e smemorato seduttore ad oltranza, alla figura possente di Achille, da una Era gelosa e litigiosa a una donna dolente. La valida coppia si avvale di un duttile cast, dove ciascuno dei versatili interpreti in doppio ruolo oscilla tra il divino e l’umano, da Ares ridotto a un omuncolo ancora attaccato al seno materno, ad Atena ed Ermes, punk ribelli, o alla seducente Venere orientale in action, conclamata dea della bellezza dal troiano Paride che nel tempo del mito le assegnò la mela d’oro o Pomo della discordia, scatenando le ire di Era ed Atena, con le conseguenze nefaste di una guerra decennale tra greci e troiani dall’assedio di Troia fino alla sua rovina. Niente di nuovo sotto questo sole nero. Guerra fu, guerra è… Un monito che nella creazione artistica diviene speranza.

ILIADE. IL GIOCO DEGLI DÈI
testo di Francesco Niccolini liberamente ispirato all’Iliade di Omero
drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer
regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer
con Alessio Boni, Antonella Attili e Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer, Liliana Massari.
scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
disegno luci Davide Scognamiglio
musiche Francesco Forni
creature e oggetti di scena Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, Teatro della Toscana, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

Al Teatro ABC di Catania fino a Domenica 2 Marzo