I leoni regali di James Goldman in palco con Viola Graziosi e Maximilian Nisi
@ Anna Di Mauro, 6 marzo 2024
Si fronteggiano, amoreggiano, si sfidano, accecati dalla brama del potere e dall’eros, in un turbinio sfavillante di ironia e colpi bassi. Un uomo, una donna, tre ragazzi. Come in tutte le famiglie che si rispettino, a Natale scoppiano le tensioni, scoperchiando nidi di vipere e insidie d’ogni specie.
Questa però non è una famiglia qualsiasi. Sono il re Enrico II d’Inghilterra e la regina Eleonora d’Aquitania, con i loro figli Riccardo, Goffredo, Giovanni. Siamo nel castello di Chinon alla vigilia di Natale del 1183 e lo scontro titanico avviene per la successione al trono. A immaginare tutto questo ci prova Goldman, con effetti sorprendenti e accattivanti. Affetti da voyeurismo antropico sbirciamo e gustiamo le diatribe che l’autore ha inventato alla corte inglese, ossatura del suo dramma ispirato a fonti storiche, dall’emblematico titolo Il leone d’inverno, che debutta a Broadway nel 1966. All’opera teatrale si ispireranno il celebre adattamento cinematografico omonimo di Harvey del 1968, con due icone come Peter O’Toole e Katharine Hepburn, e la miniserie televisiva Nel regno del crimine del 2003, di Andrej Končalovskij con Patrick Stewart e Glenn Close. Sfidando gli illustri predecessori il dramma ritorna in teatro, forte di un soggetto passionale a sfondo storico in cui l’amore-odio di Eleonora ed Enrico costituisce il fulcro intorno al quale ruotano gli altri personaggi.
Gustiamo in un crescendo dinamico l’intimo dissidio familiare dai toni esacerbati, che lascia intravvedere l’abisso in cui sono precipitati i “nobili signori”, travolti da complotti, rancori, rivalità, vendette, passioni. La lotta per la successione al trono scatena odio e cattiveria fuor di misura. Padri contro figli, figli contro padri, fratelli contro fratelli, marito contro moglie, tenuta prigioniera dal fedifrago che intanto coltiva una passione sfrenata per la giovanissima Alais, sorella di Filippo II re di Francia; giocano tutti una partita senza esclusione di colpi. Al centro dell’aspra contesa si erge la figura seducente e inquietante di Eleonora, leggendaria regina dalle molte sfaccettature: amante, sposa, madre, astuta manipolatrice, agisce animata dal gusto della vita e da sentimenti di rivalsa nei confronti del regale consorte che ama e odia in egual misura e da cui viene ricambiata parimenti fino ad essere minacciata di ripudio. Un affronto insostenibile. I cinici contendenti di questo gioco al massacro sono innanzitutto i due regali consorti. Lei tramando nell’ombra favorisce il cupo Riccardo, mentre lui vuole insediare l’imbelle Giovanni. La contesa sarà sanata infine da una distribuzione equa dei poteri, ma Eleonora subdolamente avrà maggior peso nella risoluzione.
In questa edizione in prima assoluta al Brancati di Catania, la regia di Nicasio Anzelmo punta sullo snellimento del testo, concentrandosi sulla forza di taglienti dialoghi e materici corpo a corpo di duplice natura, oscillanti tra eros sfrenato e violente contese, che scuotono il grande tavolo girevole al centro della scena, di volta in volta letto, nascondiglio, sostegno, su cui si adagiano le membra stanche o i piedi regali dei protagonisti della pièce. Il grande pannello speculare inclinato riflette la scena dall’alto creando una prospettiva doppia allo spettatore che gode di ciò che non vedrebbe, (quasi in un rimando alla tecnica cinematografica), come la carta geografica sul pavimento che contestualizza l’opera, mentre i costumi sobri ed evocativi di Vincenzo La Mendola, che ha curato anche la ben congegnata scenografia, ci rimandano a un Medioevo che non è soltanto datazione, ammiccando a una contemporaneità che ha lo stesso amaro sapore, al di là del contesto spazio temporale. A dare sapore al dramma emerge la straordinaria figura di Eleonora, che si nutre dell’interpretazione, sapientemente discosta dalle sue grandi interpreti precedenti, di Viola Graziosi, apparentemente frivola e giocosa, in realtà anche glaciale e calcolatrice, mentre gli uomini appaiono dei burattini nelle sue astute mani, dal focoso e ruggente Enrico di Maximilian Nisi agli irruenti e maldestri tre aspiranti al trono Riccardo, Goffredo, Giovanni, di Davide Pandolfo, Francesco Di Cesare, Davide Ingannamorte, al sussiegoso Filippo di Giulio Tropea, mentre l’acerba grazia muliebre della Alais di Sofia Graiani, infelice e giovanissima pedina in questa partita giocata senza regole, scatena gelosie nella regina e rivalità nei contendenti, insinuando un tocco di sensualità all’atmosfera austera, cruda e ferina della corte d’Inghilterra.
I toni drammatici sapientemente mixati ai sarcastici giochi verbali, la vivacità delle scene, nonostante la fissità del luogo e dell’azione, conferiscono allo spettacolo un taglio godibile, grazie anche ad alcune belle considerazioni come quella che Eleonora pronuncia inaspettatamente intorno alla cattiveria degli uomini e alla loro natura bellicosa:
“È il 1183 e ci comportiamo come barbari. Siamo noi l’origine della guerra […] Siamo noi gli assassini. Noi nutriamo la guerra. Ce la portiamo dentro come la sifilide. […] Per amor di Dio, non possiamo amarci almeno un po’? È così che comincia la pace. Abbiamo così tanto per cui amarci. Abbiamo tante possibilità; possiamo cambiare il mondo”.
IL LEONE D’INVERNO
di James Goldman
traduzione Roberta Conti
con
Viola Graziosi, Maximilian Nisi
e con
Francesco Di Cesare, Sofia Graiani, Davide Ingannamorte, Davide Pandolfo, Giulio Tropea
Regia di Nicasio Anzelmo
Scene e costumi Vincenzo La Mendola
Musiche originali Giovanni Zappalorto e Andrea Nicolini
Produzione Teatro della Città-Centro di produzione teatrale
Al Teatro Brancati di Catania fino a Domenica 9 Marzo