Tra Molière, Da Ponte & Mozart il solleticante “Don Giovanni” di Arturo Cirillo in palco seduce le platee

Tra Molière, Da Ponte & Mozart il solleticante “Don Giovanni” di Arturo Cirillo in palco seduce le platee

@ Anna Di Mauro, 7 febbraio 2025

La sagacia dell’attore e regista napoletano, anche lui sedotto artisticamente dalla figura ammaliante del Seduttore per antonomasia, ricca di luci ed ombre, ci offre una rivisitazione teatrale della leggendaria figura del libertino maledetto; lo indaga mixando in modo originale, scomponendo e ricomponendo con ironia le due versioni più famose del “Don Giovanni”, attribuito alla penna secentesca dello spagnolo Tirso de Molina, poi ripreso dall’umorismo amaro di Molière, per trionfare infine nell’immortale opera di Mozart sul raffinato libretto Da Ponte. Don Giovanni è un ricco e irriducibile gaudente, dedito ai giochi d’amore e al libertinaggio, spregiudicato e immorale, che non può e non vuole cambiare i suoi scandalosi costumi, fino a morirne. Le sue vittime sono donne di qualsiasi età e condizione che ingenuamente cadono nella sua tela, che lui inesorabilmente tesse obbedendo a un impulso di seduzione irrefrenabile di cui è perfettamente consapevole e di cui teorizza la piacevolezza con il suo alter ego, il servo Sganarello (la sua coscienza estroflessa?), che inutilmente disapprova il comportamento del suo padrone, pur costretto ad assecondarlo per non perdere la pagnotta.

Un triste scenario di vittime attraverso la sapida regia di Cirillo, che sceglie di esaltarne i toni umoristici e le assurdità, diviene piacevolmente e sottilmente comico. La forma circolare della pièce inizia con l’assassinio del padre di Donna Anna, una sua conquista, per chiudersi infine con la sua stessa morte, annunziata dalla statua del gentiluomo assassinato, il celeberrimo Convitato di pietra, invitata a cena provocatoriamente per sfidare il cielo fino all’estremo limite. Incurante delle conseguenze nefaste delle sue azioni, Don Giovanni, perennemente a caccia di donne, di cui sente l’odore prima ancora di vederle, sceglie le sue vittime, le punta, le assedia, le conquista. Da Donna Elvira a Zerlina sono donne che si innamorano perdutamente di lui per poi essere puntualmente abbandonate dall’incostante seduttore che inevitabilmente, dopo averle conquistate, si disamora. Le illude, le attrae con false promesse, conosce e tocca i loro punti deboli, le possiede per poi fuggire verso altri porti, incurante del male che fa alle malcapitate e ai loro uomini. L’emozione che cerca è la conquista. Dopo è il vuoto. Cinico ed eterno Peter Pan, il seduttivo personaggio dai contorni aguzzi, persino taglienti, grandioso nella sua pervicace ostinazione, nella riduzione di Cirillo sfiora il ridicolo, manifestandosi nella sua natura umana e persino meschina, di contro alla disapprovazione generale, mentre l’autore e protagonista intreccia sapidamente la ricchezza dell’opera di Mozart con l’accorta prosa di Molière, condotti sul margine del tragicomico grazie a una accurata operazione di scarnificazione.

Lo spettacolo ci conduce con mano lieve nei dettagli essenziali di un percorso dove lo spudorato assurge a simbolo di una ribellione scomoda e provocatoria. L’amore e la morte danzano una danza macabra e irridente in questa versione che riesce a darci una visione, fedele ma personale, attraverso una scenografia funzionale, segnata da una scala al cui sommo due statue mobili di entrambi i sessi mostrano le terga. Evidente la voglia di giocare dell’autore, quasi ad abbassare la materia e renderla più commestibile e irridente, senza tuttavia smorzare la qualità dell’approfondimento psicologico dei personaggi, messi in risalto dalle accurate prestazioni attoriali del vivacissimo Sganarello di Giacomo Vigentini, delle deliziose Donna Elvira di Giulia Trippetta e Zerlina di Irene Ciani, del versatile Rosario Giglio, dell’esilarante Ragotino di Francesco Petruzzelli. Insperata la conclusione che acutamente sorvola sulle solite fiamme e diavoli per restituirci l’inferno di un uomo.

Il nostro artista lo abbiamo già apprezzato nel suo teatro-canzone “Cyrano De Bergerac”, dove Cirillo mostra la sua “cifra” che propone un taglio strutturale con il quale rimaneggia le figure leggendarie tra guizzi di umorismo spalmati su tutta l’opera teatrale. Il risultato è uno spettacolo intelligente e godibile, fuor di retorica, che lascia intatta la sostanza dell’opera e la sua grandezza.

DON GIOVANNI

da Molière, Da Ponte, Mozart

adattamento e regia Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi 
Gianluca Falaschi
luci 
Paolo Manti
musiche 
Mario Autore
assistente alla regia 
Mario Scandale
regista assistente 
Roberto Capasso
assistente scenografo 
Stefano Pes
costumista collaboratrice 
Anna Missaglia

musiche registrate Orchestra Topica: Davide d’Aló clarinetto, Roberto Dogustan chitarra sette corde, Gibbone pandeiro, Francesca Diletta Iavarone flauto traverso, Davide Maria Viola violoncello, Joe Zerbib trombone

foto di scena Tommaso Le Pera

con Arturo Cirillo
e con (in o.a.) 
Irene CianiRosario GiglioFrancesco PetruzzelliGiulia TrippettaGiacomo Vigentini.

produzione MARCHE TEATRO, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro / ERT Teatro Nazionale

Al Teatro Verga fino a Domenica 9 Febbraio