Butta la chiave

@ Antonio Castronuovo, 27 dicembre 2024

Sono assuefatto alla bibliomania: ci vivo in immersione, è il mio elemento, ho imparato a nuotarci senza affogare, conosco i trucchi per convivere con tanti libri senza esserne schiacciato. Non ho invece mai seriamente pensato all’altro vizio collegato al mondo dei libri: la grafomania, l’esistenza di persone che scrivono tanto, anzi troppo. D’altra parte è ben nota la massima che recita: «Ci sono più scrittori che lettori». È un rilievo che ascoltiamo spesso, ma sono davvero di più coloro che scrivono rispetto a quanti leggono? Devo onestamente dichiarare che non conosco le percentuali, ma la sensazione è che le cose stiano proprio così.
E allora, se il mio Dizionario del bibliomane (Sellerio) induceva a ridere di se stessi e a guarire dall’ossessione di accumulare libri, allo stesso modo – ma in maniera più diretta e pungente – agisce questo Piccolo manuale per smettere di scrivere nei riguardi dei grafomani e degli scrittori in generale. E sia valida come premessa questo suo memento: «Essere un autore non fa di te una persona interessante». Proprio vero, e anzi si poteva calcare la mano ancor di più e annunciare una cosa inconfutabile: ci sono fior fiore di autori che, non appena si affacciano con i loro modi alla comunicazione pubblica, diventano prontamente antipatici. Dunque, essere autore non solo non assegna la patente di persona interessante, ma può addirittura segregare nel recinto dei soggetti indisponenti.
Una pillola amara dopo l’altra, Gaston Piger ammazza la figura dell’autore, fin dal momento in cui gli consiglia: «Hai un manoscritto nel cassetto? Bene. Chiudilo a chiave e buttala via o, meglio ancora, porta l’intera scrivania in discarica e non pensarci più». È un consiglio assai aspro, ma quanta sapienza si eleva da queste parole… Per onestà, potrei dire che l’ammonimento ha un difetto: sono molte le persone che scrivono un libro (chissà perché lo fanno) e si fermano lì. Piger li colloca tra coloro a cui viene chiesta una copia omaggio e, così facendo, gli si fa un favore. Personalmente aggiungo che questi mono-autori non dovrebbero mai compiere l’errore grossolano di annunciare nella loro nota biografica: «Questo è il suo primo romanzo». Il loro primo romanzo resta infatti tale per tutta la vita. Meglio astenersi.
Una dopo l’altra, Piger infrange ogni illusione di chi scrive, senza alcuna pietà. In alcuni punti del manuale ho provato un certo disagio a tanta cattiveria, ma ho dovuto però riconoscere che per estirpare un così brutto vizio – quello di scrivere – non è certo efficace l’indulgenza. Ecco dunque distrutto, ad esempio, il romantico concetto di ‘manoscritto’: detto oggi così anche se è un testo battuto al computer; in ogni caso – sia un manoscritto o dattiloscritto su carta, sia un file word mandato a un editore – «nella maggior parte dei casi viene cestinato senza nemmeno essere aperto».
È fatto di poche pagine, questo manuale, ma di tanto sano cinismo: volete vivere bene? smettetela di scrivere: è un vizio spiacevole. Meglio leggere e basta. Meglio al massimo accumulare quanto si è letto. Ma scrivere no: sono tali i tormenti e i disinganni che lo scrivere solleva, tale la nullità che profila («I libri vengono scritti e pubblicati principalmente per permettere agli autori di parlarne sui social network») da rendere francamente corretti i consigli di Gaston Piger, al cui manualetto è bene accedere, e tentare di guarire almeno un po’.

Gaston Piger, Piccolo manuale per smettere di scrivere, Aprilia, Ortica Editrice, 2024