La profetica coscienza di Svevo indossa in palco i tellurici panni di Alessandro Haber
@ Anna Di Mauro, 12 dicembre 2024
In una interessante trasposizione teatrale firmata da Paolo Valerio si snoda la pietra miliare del romanzo più novecentesco e internazionale della letteratura italiana: La coscienza di Zeno, pubblicato e sorretto dagli elogi di Joyce e Montale nel 1923. Ardua impresa, sfida allettante, che il regista nonché curatore dell’adattamento insieme a Monica Codena ha accolto con passione e reso con una certosina operazione estetica, dominata dalla video proiezione che apre e chiude la pièce: un occhio al centro della scena, simbolo della coscienza o di un ammiccante divino. Cesellati e incastonati nel tessuto drammaturgico, teso tra l’ironia e qualche sbavatura nel grottesco, si snodano in progress sei episodi centrali della sua vita, narrati al Dottor. S. durante le sedute psicanalitiche, da Zeno Cosini cinquantenne, che considerandosi malato e inetto, si affida al dottore per guarire dall’endemico vizio del fumo.
I dettagli narrativi vacillanti tra realtà, immaginazione e menzogna, verranno rivelati per vendetta dallo psicanalista, abbandonato dal paziente che non crede nella terapia. Il protagonista in questa trasposizione teatrale è stato acutamente sdoppiato, validamente sorretto da un cast sinergico in costante interazione con il doppio personaggio centrale, circondato da movimenti coreografici in tandem con l’oblò centrale su cui scorrono immagini significative di una Trieste in bianco e nero, che accompagnano e sottolineano i momenti salienti della narrazione di Zeno, su cui si affacciano i fantasmi dell’inconscio e della psicoanalisi, interpretato da un Haber impeccabile nella sua farfugliante inettitudine costellata da stralci dell’uomo accanto all’attore, e dal suo alter ego giovanile apparentemente sereno, in realtà impacciato e forse infelice, alle prese con le sue imprese sguazzanti in una girandola di atteggiamenti nevrotici, dal famigerato vizio del fumo al claudicare improvviso, all’amore impossibile per la bella Ada di cui diventerà cognato, avendo poi sposato la poco attraente ma solida sorella Augusta.
Dallo schiaffo del padre in punto di morte il giovane Zeno non si riprenderà mai. Inabissato dai sensi di colpa e dall’idea di essere malato, abbraccerà un matrimonio non voluto, un adulterio consumato per asservimento a un classico modello maschile, una peregrina attività commerciale. Confusamente protagonista o succube delle sue scelte nevralgiche di vita, assurto a simbolo del malessere di un’umanità stretta tra le guerre e gli impulsi modernisti, tema assolutamente attuale, minacciata da profetici ordigni nucleari, Zeno definisce quel pot pourri inestricabile che è la vita “Molto originale!” sottolineandone la qualità pregnante, consegnandoci un’indagine anch’essa originale dell’esistenza, restituita puntualmente nello spettacolo, necessariamente sintetico, da una miscela armoniosa di linguaggi interattivi che svelano, accennano, ruotano incessanti attorno al tema della “malattia”, condizione dell’umanità intera, nelle sue molteplici sbavature, regalando sorrisetti e inquietudini allo spettatore, irretito dalle prestazioni attoriali e dalle accattivanti soluzioni scenografiche multimediali, senza mai cadere nell’ovvio o nelle forzature, con apprezzabile vivacità e senso della misura.
Gli anti eroi come Zeno Cosini e Leopold Bloom de L’Ulisse di Joyce sono la straordinaria rappresentazione e sublimazione artistica dello smarrimento di una generazione che vive drammaticamente il senso di impotenza che la civiltà europea in escalation le ha regalato. I Zeno e i Leopold si sono tragicamente moltiplicati e questa sensazione di espansione tocca le radici di un malessere contemporaneo che è sostanza dell’opera teatrale a cui abbiamo assistito. L’Ecce homo di Nietzsche è diventato il morettiano Ecce bombo e noi ne siamo spettatori e attori.
LA COSCIENZA DI ZENO
di Italo Svevo
regia Paolo Valerio
adattamento Monica Codena e Paolo Valerio
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche Oragravity
video Alessandro Papa
movimenti di scena Monica Codena
Con Alessandro Haber
e con Alberto Fasoli, Valentina Violo, Stefano Scandaletti, Ester Galazzi, Emanuele Fortunati, Francesco Godina, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production
Al Teatro Verga di Catania fino al 15 Dicembre