La lasciva Salomè di Oscar Wilde in salsa contemporanea al Teatro del Canovaccio di Catania
@ Anna Di Mauro, 2 giugno 2024
Scabrosa e intrisa di umori lascivi e incestuosi, la femminilità acerba di Salomè, leggendaria e seducente principessa biblica del regno di Giudea, in Oscar Wilde si tramuta in una fanciulla protagonista del suo destino e non più tradizionalmente succube dei voleri dell’altrettanto lasciva matrigna Erodiade, contro la quale si alzano alte, dal fondo di una cisterna in cui era tenuto prigioniero dal re Erode, le grida di Jokaanan, profeta maledicente, suscitando l’odio della regina e la curiosità pruriginosa della figliastra, che vuole vedere le fattezze dell’uomo celato agli sguardi, ma non all’ascolto di tremende parole di condanna che risuonano dal buio ancestrale della buca. La giostra di odio e amore lussurioso coinvolge i protagonisti di una storia dove il sacro e il profano si avvinghiano come serpi sui corpi e sulle menti perverse di Erode, incestuosamente attratto dalla bellezza di Salomè che lo rifiuta, a sua volta invaghita del profeta che riesce finalmente a vedere corrompendo una guardia innamorata. Vuole baciare la sua bocca. Respinta dal maledicente Jokaanan, con danze lascive, la mitica danza dei sette veli, induce Erode a consegnarle la testa del prigioniero, che verrà decapitato in cambio di questo spettacolo seduttivo. Finalmente la crudele Salomè bacerà quella bocca dall’acre sapore di sangue… o di amore? Il macabro gesto e la rabbia di Erode esplodono in un tragico finale di morte. Su questo scenario intriso di violenza, immoralità e devastazione campeggia la luna, protagonista celeste del dramma, casto biancore nell’incipit dell’opera e rubescente fiamma nel finale.
Questi i fatti, dispiegati dall’irriverente autore irlandese in una tessitura narrativa preziosa e …senza veli. Impudica e spudoratamente innocente e perversa, una Lolita ante litteram, Salomè incarna l’Eros sfrenato, la forza impetuosa della passione lubrica. Scandalosa nel suo tempo, capolavoro letterario del decadentismo, coinvolgente e provocatoria, la “Salomè” di Wilde si avvale di un testo raffinato, prezioso e intriso di ambiguità e perversioni.
Nell’adattamento attualizzante di Saro Minardi, ironico ai limiti del grottesco, scanzonato e lontano dalle atmosfere decadenti, il linguaggio diventa modernamente scurrile, quasi del quotidiano, infarcito di musiche del nostro tempo cantate e ballate in scena, con costumi che oscillano tra tempo remoto e tempo presente, mentre la scenografia divide lo spazio in due settori con una velatura che offre momenti di scene e controscene, animate da video proiezioni e da tagli di luce atti all’uopo. L’acerba bellezza di Salomè è diventata una procace e sfacciata maturità nella piena e articolata interpretazione di Egle Doria; la crudeltà ottusa di Erode è una divertente pantomima nella vivace personificazione di Francesco Bernava; la lascivia furibonda e tracotante di Erodiade una statica e algida indifferenza nella rivisitazione di Luana Toscano; la drammatica figura di Jokaanan, mai in scena, una presenza inquietante per voce e immagine; il soldato innamorato di Salomè si veste di delicatezza nel en travesti di Giorgia Boscarino. Eterno dissidio tra il Potere e la Fede, istinti carnali e morale, Giovinezza e Vecchiaia, questa Salomè, pur tentando di alleggerire i toni fin quasi al ridicolo, non elude quel senso di profondo disgusto per un mondo corrotto e disadorno, dove il corpo è merce di scambio e dove l’Amore è più lontano di quella luna che ci mostra il suo volto rosso di vergogna per ciò che è costretta a spiare dal cielo in cui brilla da tempi immemorabili sulle sciagure umane.
Un’altra Salomè
Adattamento di Saro Minardi, liberamente tratto da Oscar Wilde
Con Egle Doria, Francesco Bernava, Luana Toscano, Giorgia Boscarino
Regia Saro Minardi
Scenografia Vincenzo La Mendola
Audio e video a cura di Massimo Corsaro
Aiuto regia Gabriella Caltabiano
Coordinamento Filippo Trepepi
Produzione Madè
Al Teatro del Canovaccio fino a Domenica 2 Giugno