Antonio e Cleopatra: l’attrice per eccellenza e l’eterna lotta tra ordine e disordine
@ Lisa Tropea, 10 giugno 2024
Questa tragedia di Shakespeare, che a tratti sconfina nella commedia, offre chiavi di lettura universali, ma l’adattamento di Nadia Fusini e Valter Malosti per questa messa in scena ha voluto perseguire la fruizione contemporanea di un’eroina che in qualunque caso sarebbe risultata attuale, l’affascinante Cleopatra, manipolatrice mediatica ante litteram, seduttrice spregiudicata, amante della bellezza e capace di esercitarne il potere su uomini di grande prestigio. Asciugata nel numero di personaggi già dal secolo successivo alla stesura, l’opera inizia con una presentazione indiretta dei due protagonisti da parte di un soldato romano: il trimuviro Antonio è descritto come un uomo che ha perso il controllo, soggiogato dalla malìa di un’egiziana inaffidabile e dissoluta. La scena scabra rende più evidenti gli elementi monumentali, con i suoi gradi spazi vuoti e le quinte create da solidi geometrici, che lasciano entrare ora una statua equestre, cavalcata dalla regina egizia, ora troni di pietra o semplici lastre che fanno da piani d’appoggio o da letto. Anche se il turbamento è vissuto con passione, la questione è principalmente politica: Antonio deve rientrare a Roma per sostenere il triumvirato minacciato da Pompeo, specie dopo la morte di sua moglie Fulvia, ma esita tra la necessità del dovere e la potenza del desiderio che lo lega a Cleopatra. Infine sceglie di partire, nonostante Cleopatra sia contrariata e non lo nasconda.
Quando da Roma arriva un ambasciatore che svela alla sovrana il nuovo matrimonio di Antonio con la sorella di Ottaviano, per rafforzare l’alleanza tra i due Consoli, la potente e affascinante Cleopatra si trasfigura in una donna gelosa, che non si dà pace finché non le viene confidato che la nuova moglie del suo amante è brutta e sgradevole. Da un lato la bellezza conturbante e moralmente discutibile, almeno dal punto di vista della stabilità sociale dei romani, della regina egizia, tutta emotività e manipolazione; dall’altra i calcoli degli strateghi latini, dai quali dipende la sopravvivenza dell’impero nella sua interezza. Anna Della Rosa incarna una sofisticatissima etera danzante e agghindata, che verifica l’efficacia del suo potere seduttivo mentre l’amante le è vicino, sotto la sua sfera d’influenza fisica e a portata di mano, ma che si turba e diventa vendicativa quando l’amato bene si trova lontano, dall’altra parte del mondo conosciuto, a combattere sull’aspro campo di battaglia, a distanza siderale dalle dolcezze persuasive dell’alcova. L’efficacia del dialogo di Cleopatra con l’inviato romano sta tutta nell’espressività comica dell’eloquio di una regina ieratica che arriva a trasformarsi inaspettatamente in una comare linguacciuta, ansiosa di convincersi, contro ogni evidenza, che la donna sposata da Antonio abbia sembianze così poco affascinanti da non costituire una vera avversaria nella schermaglia d’amore, quindi rappresenti solo il labile sigillo dell’alleanza tra poteri maschili. Il suo, il potere di Iside, del femminile, dell’esotico, deve rimanere intatto e magnetico come sempre.
Infatti Antonio torna da Cleopatra e non esita a coprirsi di ridicolo nella battaglia in mare contro Ottaviano, quando il generale innamorato decide di seguire la nave di Cleopatra che batte in ritirata. Non è l’episodio definitivo, poiché la storia ci dice che Ottaviano invaderà l’Egitto e avrà la meglio, indispettito dagli atteggiamenti lascivi e dalla poca fiducia che può ormai riporre nel suo alleato e cognato.
Qui l’opera diventa inesorabilmente tragedia. Cleopatra finge di essere morta per mettere alla prova la reazione di Antonio e il suo amore, ma lui, credendola realmente trapassata, disperato, si trafigge con la spada, tuttavia non muore subito e fa in tempo a scoprire la simulazione, ma è troppo tardi e spira in grembo alla regina. E’ quindi il turno di Cleopatra di disperarsi, non solo per la perdita dell’amato ma anche perché si vede costretta a capitolare a Ottaviano. Decide così di darsi la morte piuttosto che essere portata a Roma, dove un qualche ragazzetto cui non sia ancora cambiata la voce la impersonificherà nei panni di una sgualdrina. La Cleopatra di Shakespeare, regina-soubrette con gli occhi di tutto il mondo addosso, non sa che a Roma le donne potevano recitare, diversamente dalla Londra del Globe, in cui invece davvero sarebbe stata interpretata da un giovinetto imberbe… La donna affranta e quasi sconfitta fa dunque una sorta di riferimento autocritico al proprio personaggio teatrale: questa sovrana raffinata, coltissima (Plutarco testimonia che conosceva almeno 8 lingue) e intrigante, attrice per eccellenza in tutti i suoi eccessi e spettacolarizzazioni, verrà ricordata nei secoli soltanto come la corruttrice dei mores romani, la cortigiana viziosa, lei che invece incarna l’ammaliante sensualità egizia, che mette in scena la seduzione ai suoi massimi livelli ma anche il conflitto tra ordine guerresco occidentale e disordine misterico orientale?
La decisione di Cleopatra sarà irreversibile e la scena del suicidio allo specchio, assai intensa, si distanzia dall’interpretazione classica. La Regina di Della Rosa è sfaccettata e cangiante, nel suo essere insieme divina, comica, umanissima, potentissima e sconfitta, nel breve volgere di una serata sul palcoscenico. Eppure è credibile, proprio nel suo essere eccessiva e sopra le righe. L’estremo atto di ribellione ai canoni occidentali (forse un po’ forzato e strumentale nel caso della Regina)? I capelli grigi non solo di Antonio (storicamente oltre i 40 anni, all’epoca dei fatti), ma anche della ben più giovane Cleopatra, bellissima e curatissima, eppure dai capelli argentei, come si trattasse di fili lunari.
Antonio e Cleopatra
di William Shakespeare
uno spettacolo di Valter Malosti
traduzione e adattamento Nadia Fusini e Valter Malosti
con Anna Della Rosa, Valter Malosti
Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic
scene Margherita Palli