Le certezze ‘di sangue’. “Col fumo negli occhi” di Daniela Ginex

Le certezze ‘di sangue’. “Col fumo negli occhi” di Daniela Ginex

@ Agata Motta, 1 maggio 2024

Un appartamento zeppo di oggetti, ninnoli di dubbio gusto o cimeli di un blasonato passato, e la sua anziana proprietaria e custode sono i protagonisti di Col fumo negli occhi di Daniela Ginex, edito da Kalòs, una vicenda tutta siciliana, per ambientazione e per mentalità, entrambe ben note all’autrice catanese.

La storia di Matilde, bambina prodigio ancorata ad un passato tutto lustrini e applausi che si è definitivamente concluso, si snoda in un romanzo familiare, che include voci e presenze esterne, denso di illusioni, di amarezza e di sottile ironia, quest’ultima nota felicissima che connota il linguaggio dell’autrice, specie nelle scelte lessicali, e che serpeggia dissacrante nel tempio edificato ad una realtà che non è più tale e che si nutre di necessarie apparenze.

La verghiana tematica della roba e la contrapposizione tra classi sociali appaiono come il fil rouge della narrazione, ma sono i sentimenti, rapaci e dirompenti, a dominare degnamente le pagine che sono intrise a volte da una distanza asettica e oggettiva e altre da una commossa partecipazione.

I personaggi sono tratteggiati con accuratezza, tanto da risultare assolutamente credibili, specie quelli che transitano nei piani più alti della scala sociale. La galleria femminile, tranne le nuove generazioni percorse da spirito di rivalsa e da voglia di riscatto, è accomunata dal tema della sconfitta e della rassegnazione. Chi ama non è adeguatamente ricambiata, chi odia non sa concretizzare in azioni le asprezze che transitano sotto il palato. Meglio tacere, soffocare gli scandali, lasciare che tutto scorra come deve. Le donne da sempre hanno affinato l’arte del dolore, sanno confinarlo in angoli impervi del cuore, possono tirarlo fuori nella solitudine e coccolarlo come un figlio storpio che il caso ha loro affidato. Matilde si illude di scegliere la propria solitudine – nessun pretendente è adatto a lei – e la propria esile gratificazione legata alla musica e all’amore fraterno, ma la sua apparente durezza è solo il frutto di un retaggio culturale e di una categoria di valori che determina ogni passo e ogni parola e che la rende infine vulnerabile e fragile. È circondata di adulatori e di falsi amici che si riveleranno avidi sciacalli pronti ad accorrere per mettere le grinfie su ipotetiche porzioni di eredità, mentre non vede la dedizione e la fedeltà di chi umilmente le sta accanto senza nulla pretendere. E allora sarà legittimo interrogarsi sull’amicizia e sugli affetti, sugli inganni e sulle mistificazioni, su quanto siano instabili i legami e illusori i sentimenti se non si è in grado di guardare oltre il muro delle apparenze e oltre i confini di anacronistiche gerarchie sociali, se non si è capaci di conoscere realmente chi ci vive accanto, di decifrare segni, di leggere comportamenti.

Daniela Ginex

Tra gli uomini è l’affascinante Michele, fratello maggiore di Matilde da lei amato in modo cieco e viscerale, a godere di un’attenzione particolare. Assimilabile ai grandi inetti della letteratura del primo Novecento, Michele, ammantato dei falsi panni dell’eroe di guerra ma in realtà soldato canaglia che acquista un’amante bambina durante la campagna eritrea per poi svenderla per debiti di gioco, sarà condannato dalla vergognosa malattia contratta nei bordelli ad un’infinita e demente immobilità e diverrà oggetto di cura e quasi di culto nella grande casa abitata dalla virtù. Fino al suo decesso, quello che metterà in moto il meccanismo del dare e avere legato ad un asse ereditario che si rivelerà assai diverso rispetto al previsto.

La verità – quella verità in fondo già evidente ma negata e rimossa – è pronta a farsi strada anche a distanza di decenni e il gelido distacco tra servi e padroni finirà per subìre smottamenti che produrranno nuovi assetti difficili da metabolizzare. Parlare di verità nella terra di Pirandello non è cosa semplice, ma esistono certezze “di sangue” che non possono essere negate anche se produrranno accomodamenti relativi.

Per Matilde vivere con il fumo negli occhi ha rappresentato salvezza e sopravvivenza. Di fronte all’”arido vero” meglio accendere un altro sigarino nell’immenso appartamento ormai disertato da tutti, meglio guardarsi bambina felice nel grande quadro appeso alla parete come il trofeo di tutti i sogni possibili.

Daniela Ginex
Col fumo negli occhi
Kalòs edizioni
pp.302
20,00 €