Tutte le parole dell’Opera: Giovanni Tarasconi, Il verbo dell’Opera, Bologna, Pendragon 2023
@ Antonio Castronuovo, 4 dicembre 2023
Chi conosce la maestosa storia del melodramma sa che sotto al fiume della musica scorrono tante parole. La loro importanza è stata diversamente valutata dai compositori: Verdi era categorico e pensava che la musica fosse ben più importante delle parole; Wagner al contrario riteneva che venissero prima le parole e poi la musica; Mozart fu invece intransigente: «Solo musica e niente parole». Comunque la si pensi, quelle parole ci sono e sono raccolte nel flusso dei dialoghi e soliloqui all’interno di quella curiosa entità che si chiama “libretto d’opera”, che tuttavia fa parte a pieno titolo della storia della musica, in quanto testo letterario dell’opera e dunque oggetto pertinente allo spicchio della parola scritta, della poesia e del dramma.
E in quei libretti ci sono tante parole correnti, ma anche tante desuete. Se all’opera ascoltiamo termini come ‘malandrino’, ‘scomunicato’, ‘ambascia’ non ci scomponiamo, perché sono parole presenti nel nostro vocabolario mentale. Se invece nel Mefistofele di Arrigo Boito sentiamo dire «le troadininfe» ci coglie un minimo disagio perché la mente deve compiere un piccolo sforzo, tornare agli anni di studio e ricordare che è tale chi proviene dalla Troade, regione dell’Asia minore.
Quando però nel Falstaff di Verdi qualcuno grida «t’arronciglio come un can», allora diventa necessario consultare un lessico per capire che il verbo – derivante dal ferro ricurvo detto roncìglio – sta per «piegare a uncino o attorcigliare». Accade anche quando nella Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai sono citati «liuto, ribecco e monocordo»: anche qui serve un dizionario per cogliere che il ribecco è deformazione di ribeca, strumento medievale. Stessa cosa quando nel rossiniano Signor Bruschino esclamano «bravo il cabalone!»: solo un buon vocabolario svelerà che si tratta di un ‘imbroglione’.
Ora, per tutti questi termini, e per mille altri, serve un lessico specifico, un manuale capace di guidare nell’elegante singolarità del linguaggio operistico. Esattamente quello che Giovanni Tarasconi ha da poco pubblicato: una magnifica gerla di quelle rarità verbali che – oltre alla musica – fanno la ricchezza della lirica. E non solo: un volume di puro divertimento linguistico.