Notte di note. “La dodicesima notte” al Saloncino Paolo Poli di Firenze
@ Raffaella De Biasi, 9 novembre 2023
La scenografia consiste in un succedaneo del sipario che – in questo caso – non si alza, né si tira ai lati, ma cade leggero a terra spogliandosi dei veli di cui è composto, per mostrarci la fitta trama di equivoci de La dodicesima notte, la più sottile e inquieta delle commedie romantiche scritte da Shakespeare.
Seguendo il vezzo imperante di aggiornare gli allestimenti adeguandoli alla contemporaneità, gli specchi, le luci psichedeliche, le musiche classiche, rock e pop italiane accompagnano i personaggi fuori e dentro il palcoscenico. Il pubblico, le scenografie, gli attori, si fondono per animare la traduzione estrosa del testo originale.
La messa in scena di Pacini cerca punti di convergenza fra le vicende narrate da Shakespeare e alcuni temi propri del tempo in cui viviamo, nel quale niente è come sembra e tutto è ammantato di ambiguità, vorticoso, forse inconoscibile, come in epoca barocca. La movimentata regia di Pacini dissolve le delusioni, le amarezze, le paure presenti qua e là in Shakespeare, privilegiando il tono lieto, luminoso ed esilarante.
Naturalmente viene messa in rilievo e acuita la commistione di generi, ruoli e vestimenti; si può citare come esempio la scelta di affidare a un’attrice il ruolo del maggiordomo Malvolio. In fondo, nel teatro elisabettiano tutti i ruoli femminili erano ricoperti da giovani uomini.
Ogni situazione scenica ribadisce quella fluidità di genere, quell’ambiguità insita in ogni rappresentazione, che in altri tempi era la norma e oggi, a volte, risulta difficile da far accettare.
L’intreccio, assai appassionante, narra di due fratelli, Sebastiano e Viola, che approdano separatamente nell’immaginaria e assolata Illiria. Viola, credendo che il fratello sia annegato, decide di indossare i suoi abiti e fingersi uomo, per non dover affrontare gli ostacoli e i pericoli che avrebbero ostacolato il cammino di una franciulla. Prende il nome di Cesario, entra a servizio dal Duca Orsino e ahimè se ne innamora. Ma il Duca ama la nobildonna Olivia, che invece finisce per infatuarsi di Cesario, ovvero di Viola. Sebastiano però non è morto, salvato da Antonio, vecchio nemico di Orsino, approda anche lui in Illiria, trovandosi involontariamente a turbinare nel caleidoscopio degli equivoci.
Facciamo anche la conoscenza di Tobia (Sir Toby), zio di Olivia, che cerca di far fidanzare la nipote con Andrea (sir Andrew), nonostante Maria, la cameriera di Olivia deplori alquanto questa possibile unione. I tre però si trovano a formare un’allegra piccola brigata di complottisti per burla decisi a convincere Malvolio, il maggiordomo di Olivia, che la padrona è innamorata di lui. Il poveretto ignaro, pur di conquistare la sua Dama, indosserà assurde calze gialle con giarrettiere incrociate e sorriderà come un ebete, o meglio come la versione comica di uno dei tanti fool che abitano il teatro shakespeariano.
All is well ends well direbbero gli inglesi, e così una volta ancora a vincere è l’amore. Sebastiano (grazie alla somiglianza con la gemella) sposerà Olivia e Viola sposerà Orsino.
Degna di nota l’interpretazione di Luca Pedron nel ruolo di Ser Tobia de’ Rutti che, invariabilmente ubriaco, ci regala una visione capovolta del tirare tardi dopo mezzanotte, e cioè fare le ore piccole, ragionando sul concetto che le ore piccole appartengono al mattino per concludere pertanto che andare a letto dopo mezzanotte non è altro che andare a letto presto.
Una versione brillante, attuale e percorsa da elementi pedagogici, consigliata a tutti.
La dodicesima notte di William Shakespeare
Regia Pier Paolo Pacini
Traduzione di Orazio Costa Giovangigli
Adattamento di Filippo Gentili
Con Federica Lea Cavallaro, Federico Poggetti, Luca Pedron, Greta Bendinelli, Fabio Facchini, Federico Serafini, Manuel D’Amario, Maddalena Amorini, Giulia Weber, Davide Arena
Costumi sono di Elena Bianchini
Scene di Fran Bobadilla
Disegno e luci di Samuele Batistoni
Produzione del Teatro della Toscana
Al Saloncino “Paolo Poli” del Teatro della Pergola di Firenze fino al 12 novembre