Ukiyo-e di Sidi Larbi Cherkaoui a TorinoDanza 2023
@Cristina Dalla Corte, 3 ottobre 2023
Il mondo ha bisogno di dolcezza. La dolcezza è qualcosa di difficile, richiede molta concentrazione. La violenza è molto più facile. Con queste parole Sidi Larbi Cherkaoui presenta il suo ultimo lavoro Ukiyo-e: una sorta di contemplazione, è come guardare il mondo e vederlo fluttuare restando immobili; fa vedere come puoi ricevere tutte queste energie nel tuo corpo e ritrovare la pace in te stesso.
Ukiyo-e è un termine giapponese che significa immagini di mondi fluttuanti ed è una tecnica pittorica molto complessa diffusasi nel periodo Edo dal XVII alla fine XIX secolo, che prevede la collaborazione di più artisti alla stessa opera. Per questo kolossal Sidi Larbi fonde, infatti, il lavoro di molti artisti di nazionalità e origini diverse per creare quel mondo animico, a lui tanto caro, in cui l’uomo o meglio l’anima, è la vera protagonista. Nato ad Anversa da madre fiamminga e padre marocchino, cresce artisticamente sotto la guida della grande Anne Teresa De Keersmaeker, creando un suo linguaggio morbido e ricco di gestualità dove tradizione e contemporaneità trovano fluidamente spazio.
La prima parte di Ukiyo-e vede protagonista una scenografia mobile a scalinate scomponibili progettata dall’americano Alexander Dodge, che ci riporta a radici storiche antiche, come l’Acropoli ateniese o il Tempio delle Perseidi, sulla quale sono disposti 22 splendidi danzatori, avvolti da vesti fluttuanti (i costumi sono del designer Yuima Nakazato), inno di perfezione estetica e potenza del divino. Sul fondale, in controluce, i musicisti giapponesi: Shogo Yoshii e Kazutomi Tzuki Kozuri, Alexandre Dai Castaing con le musiche di Szymon Brzoska, compositore e collaboratore di molte opere dell’autore.
Questa creazione di Sidi Larbi è monumentale – con un budget da capogiro – per ricchezza di costumi, di musiche, di danzatori, di musicisti, di scenografie che riportano alla memoria le grandi opere di Maurice Béjart e le Ballet du XXe siècle, dove la parola chiave era: bellezza.
Una straordinaria fusion di suoni, immagini, movimenti e scene, si sussegue unendo religioni, etnie, specie, storia, spazio e tempo, in cui l’unica costante è l’anima.
Questa parte colossale è così “piena” da non permettere una completa visione, forse per mancanza di spazio e di profondità o forse volutamente; siamo indotti a vagare con lo sguardo e cogliere particolari della scena: i quartetti, i trio e i duetti, continui e legati, si susseguono così velocemente ad alcuni canoni per file, che permettono di accogliere solo attimi, in cui un corpo viene sollevato o una presa aerea vola sulla moltitudine dei corpi in movimento. L’interruzione netta, pulita, è data da ogni assolo gestuale, dove le mani costruiscono simbologie e riportano alla finezza della danza indiana, spezzando questo moto perpetuo. Un’opera astratta, molto estetica, disegnata dal movimento del corpo e della scenografia.
La scena è dominata dallo spostamento continuo della struttura, che ricorda l’ossessione delle scale labirintiche di Escher; la sua visione di “mondi impossibili” è fondata sull’idea di un continuum spaziale fluente attraverso un continuum temporale.
A segnare l’inizio della seconda parte, è il ribaltamento della scenografia, finalmente immobile, che diviene confine, tetto, agorà. I danzatori tentano ancora di salire e scendere dalla struttura, ma si fermano, rallentano, guidati da percussioni, suoni e voci tribali che, come in un rito antico, accompagnano l’uomo nella sua evoluzione. Significativo il brano di Kate Tempest, poetessa della contestazione londinese, dal titolo Trattieni ciò che è tuo, che dopo questo perpetuo vagare ci riporta nel qui ed ora. Un inno a prendere ciò che già c’è, vicino a noi e goderlo a fondo:
Quando tutto è fluido e di nulla v’è certezza
Trattieni ciò che è tuo
Trattieni, finché non lo senti.
Ukiyo-e di Sidi Larbi Cherkaoui
29 settembre 2023
Teatro Fonderie Limone Moncalieri
scenografia Alexander Dodge
costumi Yuima Nakazato
luci Dominique Drillot
drammaturgia Igor Cardellini
assistenti alla coreografia Pau Aran Gimeno e Dayan Akhmedgaliev
direzione delle prove Manuel Renard e Pascal Marty
musica Szymon Brzóska e Alexandre Dai Castaing
canto e danza Kazutomi “Tsuki” Kozuki
canto, Shinobue, Nohkan e Kokyu Shogo Yoshii
percussioni Alexandre Dai Castaing e Shogo Yoshii
musica elettronica Alexandre Dai Castaing
Ballet du Grand Théâtre de Genève
direttore generale Aviel Cahn
direttore del Balletto Sidi Larbi Cherkaoui
Partner del Ballet du Grand Théâtre INDOSUEZ WEALTH MANAGEMENT
con il sostegno della Fondazione Svizzera per la Cultura Pro Helvetia