Del vivere e dell’essere in veste aforistica. Piccolo manuale di sopravvivenza
@ Anna Di Mauro, 13 agosto 2023
Novella araba fenice, Amedeo Ansaldi, dalle ceneri spiumando, alza la navicella del suo ingegno in questo concentrato di aforismi dall’ammiccante titolo Per un piccolo ordine di grandezza.
Stille di saggezza esperienziale condite da un humour sotteso regalano un sorriso balenante tra bave di amarezza. Il segreto dell’aforista sta nel colpire al centro senza apparente intenzione. Discettando sui massimi sistemi Amedeo Ansaldi sfiora questioni nevralgiche con la leggerezza di una farfalla, di un pettirosso saltellante, senza mai porsi come fonte a cui dissetarsi: si può scegliere se berne o no di quel fresco, sottile, trasparente rivolo d’acqua. In punta di piedi, ricamando con pensieri fulminei il tessuto della fragilità umana, della nostra precaria e complessa vicenda terrena, l’autore traccia sentieri di riflessioni, garbate intuizioni, infilandoli come perle di una collana invisibile. Parla poco per dire molto, in apprezzabile misura, segnando confini, aprendo orizzonti.
Dopo Manuale di scetticismo e L’onere delle condizioni Ansaldi, incline all’arte aforistica, in questa terza opera, accompagnata da un’arguta postfazione di Dario Stanca, si concede nudi brandelli di piccole verità, raccolti e sbriciolati lungo un percorso che, come Pollicino nel bosco, vorrebbero condurre alla casa paterna. Da un erasmiano elogio della pazzia, in apertura, e persino dell’odio, a suggerimenti per affrontare “il nemico”, all’orrore dei crimini, a un divino che appare e scompare, Ansaldi lancia le sue frecce contro l’individualismo, l’ambizione smodata, la menzogna, l’erudizione sterile, mentre a latere invita alla brevità dei discorsi, a leggere la Storia, a dare un’anima al mondo animale, a essere consapevoli della nostra incapacità di fare il Bene e il Male, come presuntuosamente crediamo.
Il rigore della sua scrittura schiude la porta con animo distaccato e senza presunzione, per farci scrutare l’inestricabile matassa dell’esistenza, ciò che siamo o vorremmo essere, lucidamente, empaticamente, con apparente semplicità. Impressioni fugaci, colte immantinente, segnano il foglio in questa breve silloge, dove si avverte lo sforzo e la tensione a non cadere nel banale e nell’ovvio, proponendo chiusure imprevedibili, giocando con le parole e il loro significato, strattonando i luoghi comuni, ribaltandoli, porgendo con onestà un approccio personale al vivere secondo natura, alias ragione. Un piccolo manuale di piccoli promemoria per il grande percorso della vita, Si parva licet componere magnis.
Amedeo Ansaldi
Per un piccolo ordine di grandezza
EDIZIONI CENERE