Seducente Bartók
@ Antonio Castronuovo, 23-12-2022
Il capitolo Bartók riempie buona parte della mia vita. Per alcuni anni – erano i tardi Ottanta – lavorai sulla sua figura e la sua musica. Ci scrissi un volume che, lo riconosco, nacque troppo pesante: oggi è scomparso, custodito soltanto da biblioteche di istituti musicali. Ero giovane, è una scusante? Ricordo che non mi capacitavo della ragion per cui Adorno nella sua Filosofia della musica moderna, tra i poli di Schönberg e Stravinskij, avesse escluso Bartók, che pure è una enormità della storia della musica. Fu forse la ragione per cui mi ostinai sulla figura del compositore ungherese.
La prima idea del mio libro fu un po’ casuale: a Budapest acquistai l’edizione discografica Hungaroton delle opere, pesanti cofanetti di tela verde con gli ellepì divisi per temi, la musica per orchestra, quella da camera, per piano, la vocale e corale. Me li gustai quegli ellepì, ascoltati decine di volte, uno dietro l’altro, mentre leggevo le note di accompagnamento. Poi vennero le lettere di Bartók, i suoi saggi sulla musica popolare e tanto altro.
Dopo aver pubblicato un libro si fa il pieno e subentra la fase del rifiuto. Accadde anche a me, e l’oblio è durato anni. Ma poi Bartók è tornato in forze. Qualcosa nella sua musica mi avvince; cosa sia me lo chiedo da sempre, senza riuscire a dare una precisa risposta. Esotismo? Non lo so; so però che reagisco negativamente se qualcuno lo irride come espressione di una modernità fittizia.
Buona parte dei libri che ho letto su Bartók sono qui attorno a me, molti sono in inglese, la lingua in cui è stato più studiato nelle università del mondo. L’ultimo che mi è giunto è bellissimo: me lo ha mandato Nicolò Palazzetti, oggi ricercatore al Dipartimento di Musica dell’Università di Strasburgo: è uno studio sul rapporto tra il compositore e l’Italia. Ne ho tratto un’ampia recensione, che vedrà la luce nel «Saggiatore Musicale» di Milano, rivista musicologica con cui collaboro. Diciamo che questa è l’ultima tappa del mio amore per Bartók.
Ma se i libri sono tutti qui, gli ellepì invece sono scomparsi. Li cedetti non ricordo a chi all’arrivo del compact disc, finiti chissà dove. Fu un errore anche quello, ero ancora giovane, e ancora una volta non è una scusante.