Nel sottoscala dei dubbi più retrivi. “Un’ombra sulla verità” di Philippe Le Guay
@ Lisa Tropea, 10-10-2022
La borghesia parigina non ha pace: le apparenze sono sempre destinate, in un modo o nell’altro, a infrangersi e lasciar trapelare irrisolti capaci di far traballare la casa fin dalle fondamenta. E’ proprio nelle fondamenta di un palazzo che va a stabilirsi un apparentemente pacifico Jacques Fonzic (interpretato con inquietante bravura da François Cluzet), dopo aver acquistato una cantina da Simon Sandberg e dalla moglie Hélène, che però mai avrebbero pensato che egli finisse per andarci a dormire; ed è alle fondamenta del quieto vivere che egli attenta, creando problemi con gli altri condomini e rivelandosi essere un ex insegnante di liceo che sostiene tesi negazioniste sull’olocausto. Liberarsi di lui si scoprirà essere un’impresa molto ardua, anche perché l’atteggiamento manipolatorio e provocatorio di Fonzic esaspererà le dinamiche familiari: Simon non ha un rapporto del tutto risolto con la sua identità ebraica; Hélène scopre che il marito le aveva nascosto la storia dell’appartamento in cui vivono; la figlia adolescente dei due viene attratta dall’apparente libertà di pensiero dell’inquilino abusivo, che si oppone alle idee universalmente accettate e la invita ad ascoltare una versione diversa della verità. Man mano che cresce la determinazione di Simon a liberarsi di quell’individuo, aumentano le difficoltà legali contro le quali vanno in pezzi i tentativi di dimostrare che Fronzic stia facendo qualcosa di illegale, anche perché Simon, spaventato e non abituato a lottare col pregiudizio e a incontrare difficoltà sul suo cammino, compie parecchi errori strategici che rischiano di farlo passare dalla parte del torto. Nel frattempo anche il vicinato, inizialmente ostile alla presenza di quel signore freddo e razzista nella cantina di uno di loro, si fa meno critico nei suoi confronti e sembra quasi nutrire dei dubbi sull’equilibrio della famiglia Sandberg.
Le incursioni in cantina da parte di Simon per andare a discutere con Fonzic sono caratterizzate da inquadrature buie e anguste e soprattutto da un sonoro sinistro, che pare un rigurgito interiore profondo e angoscioso, come se si trattasse di discese verso l’inconscio, individuale e collettivo. La metafora non è certo originale, ma la crescente e snervante costruzione di una realtà parallela, in cui la vittima pare quasi il carnefice, rende questa dimensione da “scantinato interiore” più articolata e meno banale: oscuro non è solo l’antisemitismo ma anche l’incapacità di fare i conti con se stessi e con il proprio passato; ancor più ardue da affrontare sono le pulsioni violente nei confronti di chi appare inarginabile e minaccia la serenità della propria figlia e della propria moglie. Così come aveva introdotto l’elemento estraneo destabilizzante nel condominio anni ’50 del film “Le donne del 6° piano”, il regista Le Guay crea un po’ lo stesso meccanismo nel cuore di una famiglia benestante contemporanea, tutta presa dal suo sicuro tran tran, anche se stavolta l’elemento estraneo non è più posto in alto (nel solaio del caseggiato) e non porta il borghese di turno a liberarsi delle proprie rigidità per conquistare più leggerezza: stavolta l’elemento disturbante è incistato nel profondo delle cantine e rompe l’equilibrio borghese esasperando il padre di famiglia e costringendolo a sprofondare nella paura e a fare i conti con un buonismo di facciata che non era mai stato messo alla prova prima.
La lotta diventa psicologica, gli strumenti della giustizia si dimostrano inadeguati e spiazzano la famiglia Sandberg: un errore innesca l’altro e ci troviamo a dover fare i conti con i nostri stessi preconcetti nei confronti di chi sembra aver avuto sempre la vita “facile”.
Il film è ancora visibile in qualche sala d’essai, prima di entrare nei circuiti di streaming. Ha vinto il premio Foglia d’oro del pubblico alla tredicesima edizione di France Odeon mentre da noi è stato colpevolmente sottostimato.
Un’ombra sulla verità
(Francia 2021, uscito in Italia il 31 agosto 2022)
diretto da Philippe Le Guay
con François Cluzet, Jérémie Renier, Bérénice Bejo, Victoria Eber, Jonathan Zaccaï, Denise Chalem
Distribuito da BIM