Grazie Julianne. I Premi della 79. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia
@ Lucia Tempestini, 11-09-2022
Un gomitolo di concause – direbbe l’Ingegnere – ha permesso di organizzare una Mostra del Cinema degna degli anni ’80 di Lizzani e Rondi. Merito dell’alto livello dei film in Concorso e di una Giuria finalmente senziente, guidata in modo esemplare da Julianne Moore, in grado di analizzare le opere in base al valore formale e valutare la profondità artistica delle interpretazioni, senza troppe acquiescenze nei confronti della correttezza “politica” e degli oboli da pagare alle varie minoranze.
Sono stati così premiati film seri e coraggiosi, ma che vedremo con piacere in sala – che sarà doveroso vedere in sala, tutti quanti – e non un assemblaggio di 3 ore e 46 minuti di inquadrature fisse, come nel 2016. Si è saldato in questa 79esima edizione il legame con il cinema anglofono di qualità, una connessione elettiva che ha portato ad assegnare due riconoscimenti a THE BANSHEES OF INISHERIN, storia della fine di un’amicizia fra due uomini ambientata in una remota isola irlandese: Coppa Volpi miglior attore al sensibile Colin Farrell e Premio per la migliore sceneggiatura a Martin McDonagh (regista di Three Billboards Outside Ebbing, Missouri).
La Coppa Volpi miglior attrice è andata a Cate Blanchett, artista magnetica, per il ruolo faustiano della direttrice d’orchestra nel visionario e trascinante TÁR di Todd Field. Mantenendosi su questa falsariga, la Giuria ha insignito del Leone d’Oro, per il linguaggio cinematrografico originale e per il contenuto dirompente, il documentario di Laura Poitras ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED: storia della fotografa statunitense Nan Goldin e della sua battaglia contro la famiglia Sackler, proprietaria delle società farmaceutiche Purdue Pharma e Mundipharma, responsabili della produzione dell’Oxycontin, un medicinale potenzialmente letale a base di oppiacei.
Due premi anche per l’originale e malinconico BONES AND ALL, coproduzione italoamericana: Premio Marcello Mastroianni a Taylor Russell e Leone d’argento – migliore regia a Luca Guadagnino, che arriva finalmente alla consacrazione internazionale dopo Chiamami con il tuo nome e il fascinoso remake di Suspiria, di cui si ricordano il montaggio vertiginoso e le anamorfosi mitteleuropee degli interni.
Jafar Panahi, perseguitato e incarcerato dal regime iraniano, ha ottenuto il Premio speciale della Giuria per NO BEARS, in cui due storie d’amore si infrangono contro la forza della superstizione e i meccanismi di un potere perverso.
La regista Alice Diop (documentarista francese alla sua prima opera di narrazione) si è aggiudicata il Leone d’argento – Gran Premio della Giuria per SAINT OMER, dove una giovane scrittrice decide di seguire il processo per infanticidio a Laurence Coly per realizzare un adattamento contemporaneo del mito di Medea, specchiandosi nel dramma della donna.
È rimasto purtroppo fuori dai giochi Il signore delle formiche di Gianni Amelio, intenso ma probabilmente troppo didascalico per la Mostra di quest’anno.