“Servo di scena” allo Stabile di Catania. Omaggio a Turi Ferro
@Anna Di Mauro, 17-03-2022
Il teatro dietro le quinte ha il suo fascino perverso. Doppiamente voyeur, in questa intramontabile commedia di Ronald Harwood del ’79, assistiamo all’ultima giornata di un attore che dovrà interpretare Re Lear, ma sta male, vistosamente, ineludibilmente. Lo spettacolo verrà annullato? Siamo nel ’40. L’Inghilterra è massacrata dalle bombe dei nazisti. Sotto gli allarmi aerei una vecchia compagnia e il suo capocomico si preparano a dare spettacolo. Triste coincidenza con la nostra aberrante attualità.
Dentro la cornice impietosa della sua vita, raccontata da Norman, servo di scena e ombra tuttofare, il Sir, ritornato dall’ospedale, si trascina in teatro, ormai vecchio, malandato, ma sempre affascinante, egocentrico, capriccioso, ingrato, seduttivo e narcisista, incrollabilmente al centro della scena, nella finzione della realtà e nella realtà della finzione, intorno alla quale ruota e aleggia il grande Shakespeare con il suo gigantesco Lear, a cui l’anziano e malandato artista presta la sua stanca, ma indomita voce. Un atto di eroismo? No… prosaicamente non sa fare altro. Il teatro è ormai la sua unica ragione di vita. Nonostante Milady, la donna che gli è accanto da vent’anni in scena e nella vita, si preoccupi della sua salute e lo inviti a desistere e ad annullare lo spettacolo, il Sir non cede. Piange sconsolato, ma vestirà, aiutato dal fedele e inseparabile Norman i panni del re, per portare ancora una volta in scena il suo personaggio. Non è mai mancato a uno spettacolo, dice. Sfiancato, ma caparbio e volitivo, porterà a termine la sua fatica improba a costo della vita, come si conviene a un uomo di spettacolo che non abbandona mai la scena.
Pur nella drammaticità del tema il sapido umorismo di cui sono imbevuti i dialoghi dei due protagonisti fa da contrappunto nel retroscena ai toni epici della tragedia del Bardo, che intravediamo dietro una tela bianca, in un frizzante contrasto di toni che rendono la pièce leggera e profonda al tempo stesso. Dosando perfettamente il serio e il faceto, il vero e il falso, il misero e il grandioso, questa bella commedia satireggia sul tema eterno del ruolo dell’attore e del rapporto fra il teatro e la vita, con il loro miscuglio agrodolce di finzione e verità; ne vediamo tutto il loro intreccio paradossale, mentre zampillano, saltellano, dilagano sul palco, puntellati dalla garbata modestia e ironia del Norman di Maurizio Micheli, dalla forza prorompente dell’irresistibilmente istrionico Sir di Geppy Gleijeses, migliore attore europeo in questo ruolo, dalla sulfurea eleganza recitativa della sconsolata Milady di Lucia Poli. Siamo di fronte a un maturo, impeccabile trio, affiancato dalla freschezza acerba di un cast giovanile che svolazza intorno ai grandi interpreti, con l’ingenuità e la crudeltà di chi ha ancora una vita davanti a sé.
Il Teatro Stabile di Catania con questo spettacolo conclude le celebrazioni iniziate nel 2021 in occasione del centenario della nascita di Turi Ferro, che in questa commedia, nel ruolo del Sir, fu diretto dal figlio Guglielmo Ferro. Il regista firma anche questa edizione, scegliendo una rappresentazione dai toni semplici e pacati, sobria e complessa al tempo stesso, sia nell’impianto scenico, sia nello stile recitativo, animata da un palco aperto seminudo a svelamento dei suoi segreti, dalla magica atmosfera di qualche suppellettile da camerino, emblema della finzione, che accoglie nel suo grembo la piccola e fragile umanità dell’artista, il quale tuttavia riesce a dare vita, e qui si fa grande, all’arte del teatro, alla cultura, nutrimento e balsamo sulle ferite, ché sublimazione del lerciume della vita.
SERVO DI SCENA
di Ronald Harwood
traduzione Masolino D’Amico
regia Guglielmo Ferro
con Geppy Gleijeses, Maurizio Micheli, Lucia Poli
e con Roberta Lucca, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Antonio Sarasso
produzione Gitiesse Artisti Riuniti e Teatro Stabile di Catania
Al Teatro Verga di Catania fino a Domenica 20 Marzo