Rendiamo omaggio al Maestro appena scomparso ripubblicando la nostra ultima recensione di un suo spettacolo.
Il tempo ritrovato di Enzo Moscato. ‘Modo minore’ al Teatro Astra di Torino
@ Lucia Tempestini, 09-06-2022
Due elementi chiariscono subito il senso della rappresentazione: la prima canzone, in cui si muove verso la superficie la volontà sommessa e tenace di percorrere a ritroso i molti anni trascorsi per far rivivere ciò che eravamo e tutto quello che ha contribuito a farci così come siamo; e – sorta di personaggio ulteriore – il velo giallo e arancione appoggiato su una sedia, entelechia ipnotica, apparizione fantasmatica di un Sé che viene esteriorizzato per potersene riappropriare attraverso la liturgia sconsacrata della memoria: canto e affabulazione magmatica e metodica, inarrivabile spirale di forme linguistiche ibride, dove si fondono con disinvoltura e ironia – qua e là attraversata da un’ombra di amarezza –, il latino e il dialetto, il tedesco e l’inglese, il francese e un italiano aulico vagamente gaddico.
Moscato sceglie, per la sua personale ricerca del tempo perduto, il modo minore. Ovvero quella tonalità che, abbassando di un semitono alcuni gradi della scala maggiore, crea ombre, materializza malinconie, drammi, angosce. In questa maniera, distanziandosi dal gracidio assordante e futile del presente, e argomentando con sottigliezza, prende le difese di quel passato considerato dai più ammasso obsoleto e molesto da robivecchi.
Come un incantatore levantino, assorbendo goccia a goccia l’essenza del velo colorato, fa apparire, con la delicatezza metafisica e sensuale che lo caratterizza da sempre – basta un minimo gesto delle mani per suggerire qualsiasi sentimento –, un mondo di sciantoselle e tenori, dove le passioni e delusioni umane si avvicendano e si sovrappongono, dove gli innamorati cadono a volte nel melodramma o nel ridicolo, un palcoscenico di amori spezzati e separazioni attraversato anche da echi forestieri provenienti dai jukebox, dove Napoli arriva a intridere ogni nota, ogni sguardo, ogni intenzione di Moscato, Maestro di cerimonie diafano e irriducibile, accompagnato in questo viaggio da un quartetto di straordinari solisti, con i preziosi arrangiamenti di Pasquale Scialò.
Avvince e stordisce la germinazione barocca dei monologhi, la malinconia inflessibile che vi riverbera. Dentro il crogiuolo letterario, musicale e umano di Modo minore, Napoli si manifesta come un dio delle origini. Ci appaiono le piazze, le scale, i vicoli segreti fermati per sempre dalla luce meridiana, la toponomastica arcana, gli spiritilli dispettosi, la chiarità che si ritrae per l’entrata in scena dell’ombra vasta delle passioni e delle inquietudini, le anime ritornanti, le storie sotterranee e crudeli, lo strazio degli amori dissolti nella transitorietà dei sentimenti.
La voce metafisica di Moscato, groviglio metafisico e dolcissimo di nostalgia e indignazione, notturno e albante insieme, ci manda, modulandosi su toni e temi ortesiani, dal giorno, dal mare, da questo monotono e terribile rumore di onde, dal nulla – il mio [suo] tenero, gaio, immortale, devoto saluto.
MODO MINORE
Interpretazione, testo e regia Enzo Moscato / Progetto, arrangiamenti e direzione musicale Pasquale Scialò / Paolo Cimmino percussioni, Antonio Colica violino, Antonio Pepe contrabbasso, Claudio Romano chitarra e mandolino / Assistente musicale Claudio Romano / Organizzazione Claudio Affinito / Produzione Compagnia Teatrale Enzo Moscato/Casa del Contemporaneo
Al Teatro Astra di Torino dall’8 al 10 giugno