Libri sotto l’albero: Franz Kafka e Audre Lorde, un’affinità sottotraccia nel segno dell’autoreclusione
@Lucia Tempestini, 21-12-2021
Ho assestato la tana e pare riuscita bene, inizia così il lungo flusso di coscienza della creatura indefinita – forse una talpa – protagonista del racconto incompiuto di Kafka La tana. Il suo è un borbottìo ondivago, che si avvita sempre più strettamente intorno alla necessità di ampliare e rinforzare la propria tana sotterranea, un dedalo di cunicoli cui si aggiungono sempre nuovi ingressi, uscite, spazi dove vengono raccolte le provviste e vie che si addentrano nelle profondità della terra.
Tuttavia, neppure questa fortezza in progress riesce ad arginare la paura che afferra l’animale ignoto. Il timore di essere aggredito e ucciso da qualche Nemico proveniente dal mondo esterno diventa ossessione, alimentata dal suo stesso rifugio, dai rumori – vicinissimi e minacciosi o appena decifrabili – che vi si generano.
La tana diventa un mondo altro, dove annidarsi per attuare una costante sorveglianza dei segnali di pericolo – sibili, fischi –; un luogo concentrazionario e buio dove la solitudine guardinga e il soliloquio paranoide impediscono al pensiero di formarsi e al corpo di distendersi. Il predatore che l’animale sconosciuto teme al punto di confinarsi in un sottosuolo di tenebra e distanza che può ricordare lo sheol ebraico, è in realtà il suo riflesso speculare. La consapevolezza di sé che l’Io narrante fugge – mentre l’impennarsi dei suoi ragionamenti celibi si frantuma in gorgoglìo beckettiano – lo affonda nella fanghiglia di uno spazio sempre più angusto, che rappresenta la negazione stessa della vita e del respiro.
Difficile non sentire l’ansito della Bestia di Caproni in agguato nella foresta del Conte di Kevenhüller: “Fermi! Tanto non farete mai centro. La Bestia che cercate voi, voi ci siete dentro.”
Le parole che si aggirano nella testa, di giorno in giorno più spaurite e apparentemente raziocinanti, si scuciono procedendo sul bordo dell’afasia beckettiana. Prima che qualunque scenario si dissolva nel silenzio e nell’invisibilità che le donne conoscono bene, e praticano nella vita quotidiana, come difesa autolesionista dal disprezzo, dalla censura, dal terrore di essere giudicate, riconosciute, sfidate, annientate (Sorella outsider. Gli scritti politici di Audre Lorde).
Franz Kafka, La tana in Il messaggio dell’Imperatore, Adelphi, 2016
Giorgio Caproni, Il Conte di Kevenhüller in Tutte le poesie, Garzanti, 2016
Sorella Outsider – gli scritti politici di Audre Lorde, Trad. Margherita Giacobino e Marta Gianello Guida, Ed. Il dito e La luna, 2014