I due gemelli veneziani: l’antico tema del doppio in un mondo mosso dalle accattivanti donne goldoniane

I due gemelli veneziani: l’antico tema del doppio in un mondo mosso dalle accattivanti donne goldoniane

@ Sofia Sartori, 27-02-2022

È un universo mosso dall’azione femminile, quello che ci viene cupamente presentato nell’adattamento, operato da Valter Malosti, della commedia di Carlo Goldoni. Infatti, fin dal primo momento, in questa pièce, si percepisce il potere pieno del ruolo rivestito dalle donne; nel bene e nel male, esse determinano ogni avvenimento di quest’opera. Che sia questo provocato dai sentimenti che provano o dal loro semplice esistere – come accade a Rosaura, per esempio, tanto amata perché ragazza bellissima quanto morigerata -, non ha importanza. 

È bene sottolineare, inoltre, quel “nel bene e nel male”, questo perché, nonostante Goldoni sia uno dei primi autori italiani a dedicare l’intera scena alle donne, spesso il genere femminile non viene descritto nei migliori termini. Pur se, nella maggior parte dei casi, è comunque messa in evidenza, sottilmente, quella particolare capacità di cavarsela, di sbrigarsela in ogni situazione della vita. Probabilmente perché fino ad allora al secondo sesso questa qualità era sempre stata negata, in quanto dipendente da un uomo, padre, marito o un familiare. 

Dalle battute iniziali si comprende come il mettere al centro il sesso femminile non rappresenti una novità per l’autore, basti pensare alla più celebre Locandiera, in cui Mirandolina, protagonista indiscussa, sa benissimo come gestire la sua attività e far fruttare al meglio anche le vicende più sconvenienti, quali le insistenti avances degli ammiratori. In ogni caso, anche in quest’opera sono messi in risalto, sempre in maniera velata, lati positivi delle protagoniste, che spesso sembrano più assennate, ragionevoli e logiche dei propri amanti e pretendenti. 

Tuttavia, in gran parte dei lavori teatrali goldoniani, come accennato prima, il gentil sesso appare come un insieme di maghe, esseri magici che operano stregherie e incanti; esse sono ancora sirene incantatrici o megere, e, in ogni caso, sono fonte di guai e impicci vari. Nei 120 minuti dell’atto unico formulato da Malosti, dunque, troviamo un prete, Pancrazio, che si è dato alla fede solo per impressionare, conquistare e stare vicino all’immacolata Rosaura e un fedele amico, Florindo, che, invece, si trasforma in un individuo ingrato e traditore nei confronti di Tonino perché follemente innamorato di Beatrice, la maliziosa vedova, amante disperata di quest’ultimo.

Tutti i personaggi maschili sopracitati appaiono succubi e vittime del potere seduttivo delle ammalianti signorine. Essi mai agiscono per la propria volontà, ma sempre trascinati dal canto delle femmes fatales della vicenda. 

L’uomo soggiogato si riflette perfettamente nel personaggio di Zanetto, fratello gemello di Tonino. Lui, in effetti, interpreta il ruolo del povero scemo, sbeffeggiato da qualsiasi donna o uomo, ma che verso la fine stupirà lo spettatore con un bellissimo monologo sulla consapevolezza della propria reale condizione e la volontà di esser nato diverso, un vero uomo, che sappia come stare al mondo e non un inadeguato, come invece ci si mostra. Altro monologo, dal quale, Goldoni ci lascia sbirciare nell’animo umano è quello in cui Pancrazio, finto sant’uomo, una sorta di Tartuffe goldoniano, confessa i suoi desideri e afferma coraggiosamente che gli uomini hanno un corpo, a differenza di Dio; difatti, egli non si sente diverso dagli altri suoi fratelli, i quali sono pazzi per amore, quando commenterà l’omicidio che risolverà gli intrighi de I due gemelli veneziani

Il tema del doppio, di origine plautina e utilizzato ripetutamente nei secoli precedenti, innerva le radici stesse del testo, palesandosi nelle figure dei gemelli che durante gli scambi di identità danno origine a continui equivoci. Anche Molière può essere annoverato fra i precursori de I due gemelli veneziani, e lo si nota particolarmente nella soluzione finale, in cui Rosaura e Tonino si rivelano inaspettatamente fratelli, come accade, in modo simile, anche ne L’Avare. Infine, impossibile non notare la presenza delle maschere della commedia dell’arte italiana, prima fra tutte quella di Pulcinella, il quale funge da cornice narrativa alle varie scene e appare per mettere, in modo ironico ma solenne, un punto alla narrazione, accompagnato da una gestualità e movimenti curati e studiati nei minimi dettagli.

La commedia goldoniana conferma un’opera piacevole da guardare,  di grande intrattenimento per lo spettatore – persino per quello contemporaneo -, in un adattamento che mette in luce la presenza, il potere e i problemi femminili, tema sensibile e di rilievo anche nella società attuale. 

I DUE GEMELLI VENEZIANI

di Carlo Goldoni

adattamento Angela Demattè, Valter Malosti

con Marco Foschi, Danilo Nigrelli, Marco Manchisi, Irene Petris, Alessandro Bressanello, Anna Gamba, Valerio Mazzucato, Katia Mirabella, Vittorio Camarota, Andrea Bellacicco

regia Valter Malosti

scene e luci Nicolas Bovey

costumi Gianluca Sbicca, Stefano Perrocco

progetto sonoro G.U.P. Alcaro

cura del movimento Marco Angelilli

assistente alla regia Jacopo Squizzato

assistente costumista Rossana Gea Cavallo

produzione Teatro Stabile del Veneto, TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro Metastasio di Prato, ERT / Teatro Nazionale

Al Teatro Arena del Sole di Bologna