Drammi della gelosia con le melodie di Mascagni e Leoncavallo al Teatro Massimo Bellini di Catania

Drammi della gelosia con le melodie di Mascagni e Leoncavallo al Teatro Massimo Bellini di Catania

@ Anna Di Mauro, 06-03-2022

La lenta, ma netta ripresa del cartellone della lirica, quest’anno all’insegna della tradizione, ha visto sul palco del prestigioso Teatro Bellini opere conclamate. Ora è la volta di due melodrammi accomunati dal verismo musicale e dall’ambientazione nell’ottocentesco meridione d’Italia, “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci”, usualmente rappresentati in coppia anche per la breve durata e la similarità del tema: il delitto passionale.

Chi è tradito uccide o sfida in duello per lavare l’onta. Questa giustizia sommaria che era contemplata nei codici “cavallereschi” ancora alla fine dell‘800 per difendere l’onore, veniva anche supportata dal sistema legislativo. Nel codice penale dell’ordinamento italiano fino alla fine del XX secolo il delitto d’onore prevedeva una pena ridotta per l’assassino che aveva rivendicato il suo buon nome. L’articolo in vigore verrà finalmente abrogato il 5 Agosto 1981 insieme al matrimonio riparatore. Fin qui la legge. Nella poetica verista questo tema diventa l’occasione per esplorare con sensibilità artistica le passioni ferine dell’animo umano nelle veraci classi popolari, ripercorrendo le infinite sfaccettature di un dramma che nasce dalla gelosia, sentimento quanto mai attuale che purtroppo alberga ancora nel cuore degli uomini, a giudicare dalle cronache di femminicidio del nostro tempo.

I due melodrammi sono stati affidati alla regia, che risente chiaramente della sua formazione artistica, dell’esperito ballerino, coreografo e regista Lino Privitera, talento locale assurto alla scena nazionale, che ha voluto conferire, a volte un po’ sopra le righe, un tocco di innovazione al linguaggio operistico attraverso suggestivi e vistosi apparati scenografici in cui innestare artati movimenti coreografici, tesi ad evocare le solenni religiosità arcaiche nel primo e i riti profani del teatro nel secondo. Questa vivacità dello stile registico ha comunque reso variegato e fruibile il tessuto narrativo senza sovrapporsi, anzi sottolineando la forza del canto, se non in qualche parte corale dove il suono veniva inevitabilmente attutito dalla postazione fuori scena.

Nella “Cavalleria rusticana”, tratto da una novella di Giovanni Verga e magistralmente musicato da Mascagni, le intramontabili melodie di Santuzza, Turiddu, compare Alfio, Mamma Lucia, Lola, hanno trovato degno spazio ai piedi della grande croce su cui era issato un Cristo in carne ed ossa e sulle bianche scale su cui scorreva il flusso dei personaggi, stagliati sul mare in video proiezione sullo sfondo. La storia si svolge in una location siciliana non meglio identificata, tra mare e candide rocce. La protagonista è la dolce e disperata Santuzza, esaltata dalla pastosa voce di Alessandra Di Giorgio, amata e tradita dallo squillante Turiddu del tenore Angelo Villari, con Lola, sua antica fidanzata, ora moglie del carrettiere Alfio, convolata a nozze mentre Turiddu faceva il militare. Il dramma scoppia quando Santuzza, che implora in ginocchio il suo amore di non lasciarla, viene respinta da Turiddu. Abbandonata e impazzita di gelosia gli grida “A te la mala Pasqua!” che appartiene ormai al leggendario elenco delle celebri maledizioni. La giovane vindice, in preda a una passione distruttiva, rivela a compare Alfio che Lola e Turiddu sono amanti. La sfida a duello che si svolgerà fuori scena tra i due uomini, come nella tradizione della tragedia classica, finirà miseramente con l’altrettanto leggendario grido dietro le quinte: “Hanno ammazzato a compare Turiddu!” gettando nella disperazione la madre e l’infelice Santuzza, amaramente pentita del suo gesto, ma ormai ineluttabilmente colpevole e sola.

“Pagliacci”, libretto e musica di Leoncavallo, la seconda opera, che sembra sia stata ispirata a un fatto di cronaca nera  accaduto in un paesino della Calabria, si avvale di una scenografia di sapore circense, dominata da variopinti arredi e costumi spiccatamente teatrali, in cui le coreografie evocano atmosfere giocose dai risvolti inquietanti, echeggianti nelle immagini dello sfondo, in un rimando su cui domina il protagonista, Canio, capocomico della compagnia teatrale e  anziano marito della giovane Nedda, resa pienamente dal soprano Daniela Schillaci, impalmata senza amore da parte di lei. La donna, vagheggiata anche dal deforme Tonio, altro componente della compagnia, lo rifiuta, innamorata di Silvio, contadino del luogo, con il quale ha progettato di fuggire. Canio li sorprende, istigato da Tonio che respinto da Nedda si è vendicato svelandogli la tresca. La gelosia rode il vecchio che ha visto con i suoi occhi il tradimento, ma non è riuscito a vedere in volto l’amante di cui sconosce l’identità. Interpretato con una timbrica profonda e chiara da Piero Giugliacci, l’attore, tradito e disperato intona davanti allo specchio il celeberrimo “Vesti la giubba”, brano greve e toccante intriso di grande malinconia, mentre si veste da pagliaccio per andare in scena a rappresentare paradossalmente la storia di un marito tradito. In preda ad un’emozione incontenibile gli attori altercano veramente in scena davanti agli spettatori ignari. Colombina-Nedda finirà uccisa dal Pagliaccio-Canio che ucciderà anche il rivale, accorso in aiuto dell’amata barbaramente accoltellata. Sulla celebre frase “La commedia è finita” si chiude la scena tra gli applausi del pubblico.

Amore e morte ancora una volta sono i grandi protagonisti di un genere che non manifesta segni di invecchiamento, grazie alle intramontabili musiche di autori straordinari, qui eseguite dal coro e dall’Orchestra del Teatro Massimo, da un cast di talenti che hanno aderito con pathos alla musicalità delle opere esaltandola, e da una regia sensibile alle direzioni di rinnovamento che le tendenze registiche contemporanee hanno intrapreso, attualizzando i contenuti e corroborando di supporti tecnologici la scena, in una ricerca artistica costante e foriera di stimolanti percorsi inediti.

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Cavalleria rusticana

tratta dalle scene omonime di Giovanni Verga

Opera in un atto
Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci
Musica di Pietro Mascagni

Personaggi e interpreti

Santuzza Alessandra Di Giorgio, Erika Beretti, Marianna Cappellani
Turiddu Angelo Villari, Piero Giuliacci, Zi-Zhao Guo, Carlo Ventre
Mamma Lucia Sonia Fortunato
Alfio Luca Grassi, Lucian Petrean, Solen Alla
Lola Sabrina Messina
Popolana Salvina Rapisarda

 

Pagliacci

Opera lirica in due atti
Libretto e musica di Ruggero Leoncavallo

Personaggi e interpreti

Nedda Daniela Schillaci, Maria Tomassi
Canio Piero Giuliacci, Rubens Pelizzari
Tonio Lucian Petrean, Luca Grassi, Solen Alla
Beppe Marco Puggioni, Enrico Zara
Silvio Francesco Verna, Enrico Marrucci
Primo contadino Massimiliano Bruno, Alessandro Vargetto
Secondo contadino Giovanni Monti, Marcello Pace

Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Coro di Voci bianche interscolastico “V. Bellini”

Direttore Antonio Pirolli
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Maestra del coro di Voci bianche Daniela Giambra
Regia, scene e coreografia Lino Privitera
Costumi Alfredo Corno
Assistente alla regia Hakik Xhani

Direttore degli Allestimenti scenici Arcangelo Mazza
Assistente ai costumi Giovanna Giorgianni
Graphic designer Benedetto Coco
Videomaker Florian Ganga
Light designer Andrea Iozzia

 

Al Teatro Massimo Bellini di Catania fino a Sabato 12 Marzo