Addio a Monica Vitti, attrice totemica del cinema italiano
@Marco D’Alessio, 02-02-2022
La scomparsa di Monica Vitti incarna in pieno la perdita di una pietra miliare nel panorama della settima arte. Lei, che ha con la sua lunga carriera ha attraversato tutte le tendenze stilistiche del cinema novecentesco, è riuscita con la sua indole vivace e disincantata, allo stesso tempo, a ridefinire continuamente il suo ruolo senza mai fossilizzarsi in un genere definito. Per la sua duttilità e versatilità artistica ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui si annoverano: il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1995 e l’Orso d’argento alla migliore attrice per Flirt nel 1984.
Per l’occasione riproponiamo la recensione dello spettacolo Raccontami “Monica Vitti” andato in scena in occasione del BCT – Benevento cinema e televisione in data 13-07-2019 in cui sono ripercorsi i tratti salienti della carriera di Monica Vitti.
BCT: Raccontami “Monica Vitti”, omaggio a un’attrice/icona
@Marco D’Alessio, 13-07-2019
BENEVENTO – Non è cosa facile raccontare una carriera che ha attraversato le principali tendenze stilistiche del secondo Novecento, mostrando con una versatilità sorprendente il progressivo cambiamento sociale grazie alle microstorie drammatiche o tragicomiche delle donne cui ha prestato volto, passione, cognizione della solitudine e ironia. L’intento della pièce era di rendere omaggio all’icona Monica Vitti passando in rassegna le svolte essenziali del suo percorso artistico.
La narrazione cui ha dato voce Claudia Gerini, accompagnata da foto e filmati, ripercorre l’infanzia non rosea dell’attrice, nata nel 1931, che scopre la sua passione per l’arte della recitazione in un momento drammatico – non solo per lei, ma per il mondo intero, la seconda guerra mondiale – giocando con le marionette per intrattenere i suoi fratelli. Nel ‘53 si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica diretta da Silvio D’Amico. Proprio lì il suo maestro la spinge a cambiare il nome Maria Luisa Ceciarelli in Monica Vitti. Dopo aver mosso i primi passi in ambito teatrale e con ruoli secondari in film comici, viene notata da Michelangelo Antonioni, con cui intreccia un sodalizio artistico-sentimentale che la porta a diventare musa del regista e protagonista della celeberrima tetralogia dell’incomunicabilità. Si trasforma così nella tormentata Claudia de L’avventura, film conosciuto in tutto il mondo, nella tentatrice Valentina de La notte, nella misteriosa e infelice Vittoria de L’eclisse e nell’instabile Giuliana di Deserto rosso. Questa collaborazione la rende l’incarnazione dell’inquietudine e del male di vivere dell’uomo moderno.
Dopo la tetralogia avviene la svolta comica con Le quattro verità, un film commedia ispirato a quattro favole di Jean de La Fontaine. Con Mario Monicelli emerge ancor di più la componente comica nella commedia La ragazza con la pistola, dove Monica interpreta una ragazza siciliana che insegue per il mondo l’uomo che l’ha “disonorata” con l’intento di vendicarsi. Il film ebbe un grande successo e contribuì in maniera decisiva a ridefinire la carriera dell’attrice romana, soprattutto agli occhi del pubblico. Quella di Monicelli può essere considerata una delle opere più rappresentative del periodo d’oro della commedia all’italiana. Pellicola dal sarcasmo corrosivo, racchiude in sé le istanze del ’68 contrapposte alla forma mentis arcaica e misogina di molte zone del nostro paese. Il viaggio fisico e simbolico della protagonista la porterà ad abbandonare il moralismo ipocrita e tribale d’origine a favore del cosmopolitismo londinese. Va sottolineato che Monica Vitti è stata una delle prime attrici comiche a detenere un ruolo di coprotagonista senza apparire in subordine agli attori.
Gli anni ‘70 sono caratterizzati dal sodalizio con Sordi che la vede protagonista in Amore mio aiutami, ma non solo. La troviamo anche in altre pellicole tra cui Dramma della gelosia di Ettore Scola, La Tosca di Luigi Magni, Teresa la ladra di Carlo Di Palma; invece in ambito teatrale lavora con Eduardo De Filippo nella commedia Il cilindro. Negli anni ‘80, continua a dedicarsi al cinema, interpretando Flirt dell’esordiente Roberto Russo, divenuto poi suo marito, per il quale riceve l’Orso d’argento per il miglior contributo singolo alla Berlinale del 1984, e Francesca è mia.
In una figura come quella della Vitti l’essere attrice è inestricabilmente legato agli umori, all’indole e a tutte le sfaccettature caratteriali che affiorano nei diversi e innumerevoli ruoli interpretati. L’esigenza di recitare si traduce in appropriazione della libertà di cambiare la storia e vivere una nuova emozione.
Un omaggio accorato, doveroso a un’artista totemica del nostro cinema. Un’idea interessante, che tuttavia poteva risultare più incisiva con un pizzico di audacia che Claudia Gerini avrebbe potuto offrire, uscendo fuori dal ruolo di voce narrante, con un monologo non solo letto, ma interpretato, riprendendo magari alcuni stilemi che hanno reso indimenticabile la Vitti come la sua caratteristica voce roca e le intonazioni particolarissime.
RACCONTAMI “MONICA VITTI”
Pièce teatrale con Claudia Gerini
Regia Massimo Cinque
Scritta da Massimo Cinque e Anna Aquilone