“Ah, che bel vivere, che bel piacere!”
@Anna Di Mauro, 30-11-2021
Canta Figaro, nell’opera buffa per antonomasia di Gioacchino Rossini. Di grande e sicuro impatto, “Il Barbiere di Siviglia” è stato scelto, non a caso, per riaprire la stagione del Teatro Massimo di Catania, regalando al pubblico catanese un’eccellenza, uno dei più briosi componimenti del grande musicista, particolarmente adatto a questo atteso momento di ripresa, dopo la lunga pausa del lockdown: un inno alla vita, alle gioie della vita. Con la sua iperbolica inventiva il giovane e geniale Rossini in quest’opera riesce a pizzicare e svegliare le corde dell’animo, irretito e soggiogato dai virtuosismi estremamente orecchiabili, dalla straordinaria cascata di note, dalle vocalità sonore dal timbro argentino dei ruoli femminili, dal timbro caldo dei bassi, dallo squillante “do” del tenore. Siamo di fronte a un capolavoro di cui gustiamo la bellezza ogni volta, rinnovando costantemente il piacere di siffatta opera, ispirata alla commedia di Beaumarchais, su libretto di Cesare Sterbini, dove Rossini dispiega la sua decantata maestria in un crescendo inarrestabile di cavatine e concertati di indubbio impatto sonoro.
L’argomento è il classico triangolo amoroso: lui(tenore) e lei(soprano) si amano, ma l’altro (basso) contrasta la loro passione aspirando alla fanciulla. Amori, calunnie, inganni, seduzioni, trabocchetti, equivoci, travestimenti creano un tessuto di estrema vivacità, sul filo di una comicità speziata e stuzzicante. Al centro della vicenda si muove, a far da tramite, il barbiere Figaro, “factotum della città,” come ama definirsi nella sua formidabile cavatina di apertura, avvolto da un turbine di capelli, parrucche, rapporti clientelari. “Figaro qua! Figaro là…” Lo vediamo barcamenarsi felicemente tra la femminilità apparentemente leziosa di Rosina, la mascolinità viva e operante del conte e quella gretta e ridicola del tutore. Figaro rappresenta la cifra comica dell’opera, il facilitatore di ciò che il destino prepara a una giovane coppia.
Siviglia. 1700. Il conte D’Almaviva è innamorato della giovanissima Rosina, segregata in casa in stretta sorveglianza dal suo anziano e geloso tutore Don Bartolo, che aspira anch’esso a impalmarla anche per non perdere la sua dote. Il nobiluomo chiede aiuto a Figaro, barbiere della città, per conquistare l’amore della fanciulla. Intanto l’innamorato, sotto le mentite spoglie di Lindoro, fingendosi servo del conte, ha dichiarato il suo amore a Rosina, che corrisponde con slancio ribellandosi al suo triste destino. Figaro però consiglia al conte di presentarsi a casa di Don Bartolo travestito da ufficiale. Il nobile si introduce così nella casa dell’amata fingendosi ubriaco e gettando lo scompiglio. Intanto il tutore, che nutre sospetti sull’identità dell’ufficiale prepara in segreto il contratto di nozze. Il conte non si arrende e si presenta a casa di Rosina fingendosi Don Alonso che deve sostituire il febbricitante Don Basilio, maestro di musica della giovinetta. Arrivano anche Figaro, apparentemente per fare la barba al padrone di casa, e Don Basilio che però viene prontamente allontanato dal conte con qualche denaro. Mentre i due innamorati parlottano, Don Bartolo avendo colto qualche frase che lo insospettisce, caccia fuori di casa il conte e Figaro, facendo poi credere alla ragazza che Lindoro sia un emissario del conte che vuole prendersi gioco di lei. Amareggiata la povera Rosina decide di accettare le nozze con il tutore, ma il conte riuscirà a raggiungere l’innamorata saltando da una finestra e rivelando la sua vera identità. Approfittando della momentanea assenza di Don Bartolo con l’aiuto di Figaro e Don Basilio, che faranno da testimoni, il conte sostituirà nel contratto di nozze il nome dello sposo con il suo, e così l’amore trionferà.
L’opera introduce al complesso rapporto tra borghesia e aristocrazia, in un crescendo di invenzioni, di escamotage, di intrighi e intrecci, dove la giovinezza e l’amore finiranno per vincere lo squallore di libidini senili e interessi pecuniari, su un tappeto sonoro innovativo. ricamato da arie preziose, cavatine memorabili, splendidi concertati, duetti, terzetti, quartetti, in un parossismo musicale che ha segnato la storia del bel canto.
La spiritosa regia di Vittorio Borrelli privilegia l’impianto tradizionale, sia nei costumi d’epoca che nelle accurate scenografie, punteggiando di spunti comici le azioni dei personaggi, in linea con la scelta di Rossini che in questa sua versione, peraltro composta in tutta fretta con auto-imprestiti di altre sue opere genialmente armonizzati con la nuova composizione, ha privilegiato la linea comica piuttosto che quella romantica, come aveva invece fatto Paisiello, autore del primo Barbiere di Siviglia, poi oscurato dalla fama del Figaro rossiniano. Il crescendo, la nota ribattuta, i concertati, caratteristiche del genio pesarese, sono splendidamente funzionali a una compiuta musicalità che incanta sfidando i secoli.
Gli interpreti, ben accompagnati dall’orchestra e dal coro del teatro Massimo Bellini di Catania hanno sostenuto con garbo e ironia le sfaccettature dell’impianto operistico di Rossini, che accostiamo naturalmente al “Le nozze di Figaro” mozartiano, delineando percorsi armonici deliziosi e dando risalto alla loro personalità sia nella pregevole vocalità che nel recitativo: spavaldo, irridente e corposo Figaro; briosa, agguerrita e ribelle Rosina; melodioso e variegato il conte/Lindoro/ufficiale/Don Alonso; pedante e grottesco Don Bartolo; pomposo e venale Don Basilio; vivace e seduttiva la serva Berta.
Un incipit brioso e beneaugurante per un Ente che ha mantenuto le sue promesse rispettando il cartellone della stagione lirica interrotta quasi due anni fa.
Il barbiere di Siviglia
Opera buffa in due atti
Libretto di Cesare Sterbini
Musica di Gioachino Rossini
Personaggi principali e interpreti
Il Conte Almaviva Francesco Marsiglia, Juan De Dios Mateos Turno R, S1, S2
Don Bartolo Vincenzo Taormina, Pablo Galvez Turno R, S1, S2
Rosina Marina Comparato, Geraldine Chauvet Turno R, S1, S2
Figaro Alberto Gazale, Domenico Balzani Turno R, S1, S2
Don Basilio Cristian Saitta, Alin Anca Doru Turno R, S1, S2
Berta Federica Foresta, Claudia Ceraulo Turno R, S1, S2
Fiorello/Ufficiale Gianluca Failla
Ambrogio Piero Leanza
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore Salvatore Percacciolo
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Maestro al cembalo Gaetano Costa
Regia Vittorio Borrelli
Scene Claudia Boasso
Costumi Luisa Spinatelli
Aiuto costumista Giovanna Giorgianni
Allestimento del Teatro Regio di Torino
Al Teatro Massimo Bellini di Catania fino al 3 Dicembre