Oltre le parole, quando la malattia docet. Una testimonianza sull’Alzheimer

Oltre le parole, quando la malattia docet. Una testimonianza sull’Alzheimer

@ Anna Di Mauro, 24-11-2021

Un padre affetto da Alzheimer può ancora dare insegnamenti e amore a una figlia? Sì, se il suo male può diventare l’occasione di esplorare altre forme di comunicazione, oltre la parola. E’ il delicato messaggio dello spettacolo “Parole mute 2.0” di e con Francesca Vitale, scelto per aprire la rassegna “Battiti” della 9^ stagione di Palco Off, dedicata agli autori-attori del nostro tempo e al teatro di qualità.
La pièce della Vitale, prima edizione nel 2009 con la regia di Lamberto Puggelli, premio Enriquez, in questa edizione con la regia di Manuel Renga ripresa dall’originale, offre uno spaccato autobiografico della sua esperienza personale con il padre scomparso, affetto da Alzheimer. Già attrice, ora avvocato, l’autrice e interprete di questo atto unico, scandito in 17 quadri, ha scelto la formula del dialogo con l’assente (la voce fuori campo è di Paolo Bonacelli), in un racconto infarcito di sentimenti, emozioni, ricordi, riflessioni, parole e canzoni cantate in diretta, contributi musicali, immagini emblematiche, inserti video, voci fuori campo, in un mix in bilico tra la tenerezza e la rabbia, tra i ricordi felici e la rielaborazione del lutto. Un percorso assolutamente arduo per una figlia assistere alla decadenza e alla morte del genitore, soprattutto se fino a quel momento è stato un uomo traboccante di gusto per la vita, per i viaggi, per le relazioni sociali, esuberante e coinvolgente nelle sue iniziative, ricco di progetti e di sogni, vitale di nome e di fatto. Eppure pian piano, lentamente, inesorabilmente, la malattia intaccherà e stravolgerà la sua indomabile energia, consumandola fino al triste epilogo. Tutto questo per lui e per i familiari è sconvolgente. Davanti a Francesca sbigottita e disorientata si spalanca uno scenario di desolazione e sconforto, che però si riveleranno inaspettatamente illuminanti. Ed ecco emergere e farsi strada in lei il desiderio di condividere tanta esperienza. Nasce così nel 2009 “Parole mute”, riproposto nel 2021, dopo la lunga pausa del lockdown. Al centro di questo intenso Amarcord teatrale, ricco di spunti pluriprospettici, il triangolo padre-figlia-malattia ci immerge nello scavo profondo di un rapporto conflittuale mai concluso, col quale Francesca ha dovuto fare i conti a fronte di una terribile malattia devastatrice che si è insinuata nel corpo del padre, nella sua mente, nelle relazioni affettive. Ci siamo trovati così a percorrere insieme a lei questa impervia strada e a condividere la testimonianza coraggiosa e rischiosa di un’intimità difficile da porgere, nonché impegnativa da sostenere. Infatti, nonostante il variegato taglio registico e la versatilità dell’interprete, l’attenzione non viene distolta dalla profonda ferita che questa malattia sociale ha inflitto nel tessuto della famiglia Vitale e trasversalmente in tutte le famiglie travolte da questo crudele itinerario. Con un incipit apparentemente leggero e spensierato la protagonista inizia a rovistare tra i ricordi di famiglia, costellando il racconto di fotografie delle celebrità ospiti del famoso “Night al Castello” fondato dal padre, in auge nei favolosi anni ’60, o ancora dei grandi viaggi che il padre amava fare, pieno di impegni, interessi, e spesso lontano. Difficile comunicare con una personalità di tal fatta. Ad un tratto la narrazione si sofferma su una caduta casuale avvenuta durante uno dei suoi famosi viaggi intorno al mondo. E’ l’inizio di una storia dolorosa dove il senso di smarrimento, di solitudine, di perdita, accompagnano la scoperta di avere a che fare con una delle più devastanti malattie del nostro secolo. La mente del padre inizia a incepparsi, come il suo corpo, fino alla rivelazione della brutale verità di una tremenda diagnosi: Alzheimer.
Ora comunicare con lui è diventato impossibile.
Quello che avviene in seguito scorre sul filo della memoria che attraversa il gelo della sconfitta della parola, per scoprire infine una parola muta, fatta di dolci carezze e sguardi intensi davanti a una pacificante distesa marina. Le parole non dette ora riconducono a uno spazio insolito, dove un nuovo modo di comunicare riduce le distanze tra padre e figlia, avvicinando i cuori. Una scoperta preziosa, da conservare, da condividere, da trasformare: ed è subito teatro.

PAROLE MUTE
di e con Francesca Vitale

Regia Manuel Riga ripresa dall’originale di Lamberto Pugelli

Voci fuori campo Paolo Bonacelli, Ottavia Piccolo e Tiziana Bergamaschi

Produzione La Memoria del Teatro (Catania -Milano)

Nell’ambito della stagione teatrale Palco Off

Al Centro Zo-Catania