Il tempo concesso è breve. ‘Portrait de la Jeune Fille en Feu’ di Céline Sciamma, Prix du scénario Cannes 2019
@ Lucia Tempestini (20-12-2019)
Dentro il perimetro angusto di un secolo, il XVIII, in cui predominava la grettezza di una classe borghese in rapida ascesa e molti varchi sociali erano ancora preclusi alle donne, le regole estetiche e figurative si conformavano alla compostezza anonima richiesta da un ceto dominante per il quale l’arte doveva restare uno svago inoffensivo, un ornamento muto da appendere in salotti e saloni, o addirittura assolvere una funzione utilitaristica, come i ritratti a scopo matrimoniale da spedire al possibile marito.
Le artiste esistevano, e in numero maggiore di quanto si pensi. Ragazze che avendo appreso i segreti della pittura dai padri lavoravano nelle loro botteghe, dipingendo tele su commissione, dando lezioni di disegno alle fanciulle ed esponendo le proprie tele in mostre importanti – purché con il nome del famoso genitore, non di rado ingiustamente più famoso. Erano donne emancipate, viaggiatrici, che riuscivano a mantenersi con le loro opere. Coltivavano in privato abitudini e piaceri che in pubblico avrebbero suscitato sdegno e biasimo: fumavano utilizzando meravigliose pipe dalla silhouette esile, si concedevano l’ebbrezza di qualche pianta esotica e vagamente lisergica. Stoiche e abituate all’ostilità maschile, potevano risalire una scogliera da sole portando a tracolla il poco bagaglio e la pesante cassetta di legno contenente tele, carboncini, colori e pennelli. Come Marianne, la protagonista di Portrait de la Jeune Fille en Feu, opera di grande finezza e rigore di Céline Sciamma, la cui apparente rarefazione, scandita dai suoni della vita quotidiana e dai movimenti dei corpi, sprigiona piano piano una potenza narrativa e geodetica che è raro riscontrare nel cinema.
In questo cerchio chiuso, nel castello circondato dal mare in burrasca dove Marianne è stata chiamata dalla Contessa a ritrarre Héloïse, le corse verso il limite estremo degli scogli e la tentazione del volo non rappresentano un desiderio di morte, ma di libertà, di espansione e conoscenza. La collera di Héloïse per un destino indesiderato si traduce in ansia di fusione primordiale con gli elementi – il vento e le onde. Si immerge per capire se è in grado di nuotare, perché se la sperimentazione di sé in rapporto al mondo non ha spazio diventa difficile trovare un senso alla vita.
Durante i pochi giorni di assenza della Contessa, un uragano preromantico prende ad agitarsi fra le maglie di figurazioni e rituali del pragmatismo settecentesco. Mentre Céline Sciamma esplora le luci naturali e attraverso campi lunghi di estrema suggestione cita lo smarrimento dei viandanti di Friedrich, arrivando fino alla dissoluzione del soggetto in colore attuata da Monet, la passione amorosa spinge le due ragazze a elaborare un teorema di sguardi che sovverte il rapporto artista/modella. Dipingono insieme il ritratto, ispirandosi a vicenda in un continuo scambio di ruoli e di posizioni nel corso delle sedute. Durante i contatti fisici – trepidanti spaventati pieni di desiderio – Sciamma e le due meravigliose interpreti Noémie Merlant e Adèle Haenel portano in pieno sole quel prezioso frammento di assoluto che un bacio può contenere. Ogni particolare ci arriva addosso e ci abbaglia con l’incandescenza dei colori primari. Il fragore del mare, i corpi che si cercano, i tessuti spessi degli abiti, la densità delle pietanze, la cucina alla Hogarth, l’elegante fatiscenza della villa, le premonizioni, la pittura di Marianne nel momento in cui acquista vita e intensità espressiva e, in uno schizzo che riproduce una scena d’aborto, ricorda stranamente – forse per un’intuizione profetica – i colpi di pennello angosciati di Munch.
Non dormire, il tempo concesso è breve. Raccontiamoci il mito di Orfeo ed Euridice, rileggiamo mille volte il finale. Perché Orfeo si volta sapendo che perderà per sempre l’amata? Perché fa la scelta non di un innamorato bensì di un poeta, eternare l’amore nel ricordo. Quell’ultima immagine non lo lascerà più. Forse è addirittura Euridice a sussurrargli girati, guardami mentre scivolo all’indietro e svanisco nell’Ade, solo così non ci perderemo.
Girati, intima Héloïse a Marianne l’ultimo giorno.
Girati. Guardami.
Ritratto della giovane in fiamme
Titolo originale: | Portrait de la jeune fille en feu |
Conosciuto anche come: | Portrait of a Lady On Fire |
Nazione: | Francia |
Anno: | 2019 |
Genere: | Drammatico |
Durata: | 120′ |
Regia: | Céline Sciamma |
Cast: | Valeria Golino, Adèle Haenel, Noémie Merlant, Luàna Bajrami, Cécile Morel |
Produzione: | Arte France Cinéma, Hold Up Films, Lilies Films |
Distribuzione: | Lucky Red |
Data di uscita: | Cannes 2019 – Compétition 19 Dicembre 2019 (cinema) |