Una silloge sulfurea. ‘Aforismi della quarantena’, a cura di Amedeo Ansaldi, Puntoacapo editrice
@ Amelia Natalia Bulboaca (29-01-2021)
Tra le tante pubblicazioni che stanno fioccando un po’ ovunque come da una macchina per popcorn impazzita, poche si distinguono per eleganza e sintesi. Nel vociare cacofonico che contraddistingue la nostra avvelenata fetta di contemporaneità, ci sono dei libri, come la silloge Aforismi della quarantena, curata da Amedeo Ansaldi per Puntoacapo editrice, che riescono ancora a dare qualcosa al lettore, ricamando il silenzio invece di amplificare il rumore. Grazie a questo volumetto, il complesso momento di una pandemia sempre più logorante e vampirizzatrice viene catturato nell’istantanea del primo cosiddetto lockdown, quello del periodo 9 marzo-18 maggio 2020. Quattro sono le penne che hanno contribuito alla creazione di questo distillato di pensiero lucido, acuminato, giocosamente amaro ma anche poetico e dissacratorio. Quattro autori tutti da gustare nella diversità dei loro stili. Dall’ironia imbevuta di misticismo di Maurizio Manco, passando per i folgoranti calembour di Santa Caltabiano, sostando nella poesia di Rinaldo Caddeo prima di un ultimo tuffo nello spudorato cinismo di Alessandro Tozzi. Eccone un assaggio:
Il muro mi guarda perplesso.
Era bello quando potevamo sprecare la vita a modo nostro.
La legge morale dentro di me vorrebbe uscire.
Sto diventando la prova vivente della sopravvivenza del meno adatto.
(Maurizio Manco)
La primavera fiorisce
Rododentro
Dorma mentis
Struttura mentale inattiva tipica della quarantena
Commedia in due attici
Teatro di condominio in quarantena
Sex app.eat
Irresistibile attrattiva esercitata dal cibo
(Santa Caltabiano)
Nel grande silenzio anche i rumori stanno almeno a un metro l’uno dall’altro.
Questa quiete è come un colpo di gong che non smette di vibrare.
Attraverso i muri, in piena notte, è stato il fragore del vuoto a svegliarmi.
Un animale che dorme accucciato, in fondo al mio corpo. La notte.
(Rinaldo Caddeo)
A Roma chi non capisce niente è sempre stato chiamato “lo scienziato”.
La vita va avanti nonostante la pandemia, la gente per fortuna ha ripreso a morire anche d’altro.
Il sonno della Regione genera mostri.
Gli italiani ambiscono a diventare un popolo di pecore per poter avere l’immunità di gregge.
(Alessandro Tozzi)