Fra Hitchcock e Sirk, un thriller sul sentimento della maternità. ‘Duelles’ di Olivier Masset-Depasse
@ Sergio Cervini (02-06-2020)
E’ molto più sottile di quanto si pensi il confine fra il concetto di morte e quello di vita. Continuiamo a camminare tenendoci per mano sul lastricato del giardino, eppure non siamo che ombre allungate dai lampioni, appartenenti a dimensioni diverse. Ci sentiamo a vicenda, più di prima forse, però non potremo mai più toccarci davvero. Rimane l’impronta nel cuore, molto simile a quella di un corpo sulla sabbia bagnata. Un’orma vuota da riempire, a qualunque costo.
Duelles, scritto e diretto da Olivier Masset-Depasse, vincitore di 9 premi Magritte in Belgio, inizia come un sontuoso omaggio al cinema di Hitchcock. La mdp sosta su dettagli dell’abbigliamento (scarpe, borsette, cartelle, giocattoli) e delle acconciature, insinuando in ciascuno un senso riposto e privilegiando riprese di spalle che ruotano intorno ai protagonisti o sostano immobili sulle due villette gemelle che saranno il palcoscenico o il ring degli avvenimenti. Tutto appare doppio – le case, fin troppo simili fra loro, le due coppie agiate che le abitano, i giardini ornati di rose rampicanti, i due bambini Theo e Maxime -, ogni elemento è nello stesso tempo simmetrico e contrapposto: i cromatismi azzurri e verdi dell’arredamento riflessi negli abiti di lino delle due mogli-madri-amiche-vicine di casa Alice e Céline, il gesto ripetuto di aprire e chiudere le tende, attraverso le quali traluce un presagio d’estate. Anche le prospettive verticali dal basso o dall’alto che mettono in comunicazione le finestre con l’ambiente naturale circostante, e le dimensioni alterate e oniriche che assumono le scale interne, fanno pensare a Psycho, Vertigo e North by Northwest.
Però il regista oltrepassa ogni cifra stilistica riconoscibile, persino le stanze che diventano universi combinatori senza uscita alla Lynch, e anche l’accurata ricostruzione delle atmosfere anni ’60 che cita i mélo claustrofobici di Sirk (un decennio non fa molta differenza): l’iperrealismo edificante dei tostapane, delle colazioni di famiglia, delle casalinghe già perfettamente truccate e pettinate di prima mattina, munite di elegante e stiratissimo grembiule da cucina. Masset-Depasse conduce progressivamente la storia dentro l’inferno della paranoia e delle sue conseguenze.
Maxime, il figlio di Céline, muore cadendo dalla finestra mentre cerca di raggiungere il gatto fuggito sul tetto. Alice vede la scena dal giardino, ma è imprigionata fra gli arbusti della siepe che divide le due ville e non riesce a raggiungere in tempo il piccolo. Da questo incidente prende avvio ciò che sembra un thriller ed è invece una meditazione anticonformista sul sentimento estremo della maternità, sulla vendetta e sulla menzogna, sulla labilità delle convenzioni sociali e sulla nociva inutilità del genere maschile. Il delirio scomposto e impaurito di Alice e quello metodico e minuzioso di Céline (lascia attoniti l’interpretazione di Anne Coesens) si scontreranno fino a generare un finale inaspettato, dentro il quale i delitti trovano un riscatto nella libertà a due di una donna e di un bambino, non necessariamente madre e figlio.
Titolo originale | Duelles |
Lingua originale | francese |
Paese di produzione | Belgio, Francia |
Anno | 2018 |
Durata | 97 min |
Rapporto | 2.39 : 1 |
Genere | thriller |
Regia | Olivier Masset-Depasse |
Soggetto | Barbara Abel |
Produttore | Jacques-Henri Bronckart, Olivier Bronckart |
Casa di produzione | Versus Production |
Distribuzione in italiano | Teodora Film |
Fotografia | Hichame Alaouié |
Montaggio | Damien Keyeux |
Musiche | Frédéric Vercheval |
Interpreti e personaggi | |
· Veerle Baetens: Alice Brunelle
· Anne Coesens: Céline Geniot · Mehdi Nebbou: Simon Brunelle · Arieh Worthalter: Damien Geniot · Jules Lefebvres: Theo · Luan Adam: Maxime · Annick Blancheteau: Jeanne, madre di Simon |