Nino Martoglio in mascherina al Giardino Fava di Catania
@ Anna Di Mauro (28-08-2020)
Catania – Siamo sempre curiosi di vedere gli spettacoli del Centro Teatrale Fabbricateatro diretto da Elio Gimbo che mantiene dai suoi esordi una forte presenza drammaturgica nel teatro di ricerca, quando non antesignano di “altri teatri” in spazi nuovi e insoliti. Più che mai curiosi soprattutto per quest’ultima “impresa”, portata a termine con la consueta attenzione nella fase delicata della pandemia e dei suoi effetti stranianti. Qui il segno drammaturgico moderno e graffiante di Gimbo si sposa felicemente con la sapida ironia di un celebre autore della tradizione popolare, Nino Martoglio, alla cui valorizzazione da qualche tempo il Centro dedica spettacoli e riflessioni. “ ‘U contra” è diventato “ ’U vaccinu”. Lo sguardo lucido dell’autore catanese su uno spaccato di vita del sottoproletariato durante l’epidemia di colera di fine Ottocento è diventata così una ghiotta e ispirata occasione di recupero della memoria attraverso un rigenerante bagno di attualizzazione. Mescolando gli umori della Civita di fine ‘800 con gli umori urbani spiccatamente tecnologici del 2000 ne è scaturita una commistione tragicomica, sostenuta da una vivace ritrattistica di personaggi martogliani innestati nel momento storico che stiamo vivendo, forieri di ridanciane, ma anche amare riflessioni sulla difficile impresa di un uomo che vorrebbe mantenersi onesto, in un mondo dove la sopravvivenza strappa il sipario e si svela con i suoi meccanismi sottesi di finzione, soprusi, meschinità. Il tema evidentemente è più che mai e purtroppo sempre attuale.
“ ‘U vaccinu” ha debuttato il 31 Luglio. Un atto di presenza che manifesta nei fatti la possibilità di fare ancora teatro, senza infrangere le regole imposte dalle misure di contenimento del contagio. Da qualche giorno sono riprese le repliche di questo pregnante adattamento dell’opera teatrale di “ ‘U contra” di Nino Martoglio, datato 1918, trasposto da Elio Gimbo nella società contemporanea, più che mai calzante nella nostra presente condizione. La paura della morte, del contagio, in chiave comico-grottesca, sono il tema centrale di questa speziata rivisitazione di una delle commedie più rappresentate dell’autore catanese, considerata il suo capolavoro, dove il colera scatena i pregiudizi, il degrado morale, l’ignoranza portando alla divisione del popolino della colorita Civita in due fazioni: i baddisti e i culunnisti. I primi sostengono che il morbo sia diffuso dalle polpette avvelenate degli “untori” di manzoniana memoria, i secondi dal vento di Scirocco. A farne le spese nella commedia sarà il povero Don Procopio, prototipo dell’onestà, che finirà per scegliere, solo contro tutti, una via di nobiltà e saggezza.
Sugli effetti esilaranti delle pandemie dunque si può anche coraggiosamente sorridere, accanto al ricordo della toccante e aspra descrizione della peste del 1300 nell’introduzione del Decamerone del Boccaccio, o all’ombra della gigantesca rappresentazione della peste del 1600 del Manzoni, dove l’evento diventa un’occasione per scoperchiare con vigore letterario e quasi giornalistico le piaghe di una società che nella commedia di Martoglio riproposta da Gimbo si svela nelle miserie della sopravvivenza davanti al fantasma della morte invisibile del 2000: il Corona virus. Il sottile veleno della paura del contagio produce nemici, conflitti, diffidenze, persino in seno alla famiglia, mentre i furbi sono pronti a carpire l’occasione di un bieco sfruttamento del presunto vaccino. Avidità, vigliaccheria, prorompono dalla scia distruttiva di un morbo insidioso e mortifero allargandosi a macchia d’olio sulle vite dei poveri abitanti dello storico quartiere popolare catanese.
A portare in scena questo spettacolo della vanità, guidati con mano ferma ed efficace dal regista Elio Gimbo, che ha anche curato l’adattamento dell’opera, è la collaudata compagnia storica in sinergia con il gruppo di giovani talenti in formazione. Il risultato è una piacevole commistione di esperiti e neofiti attori, dal convincente Don Procopio di Savi Manna, alle marcate caricature della Sara di Cinzia Caminiti e della Concetta di Paola Collorafi, alla prorompente Cicca Stonchiti di Sabrina Tellico, alla istrionica solidità del Don Cocimo di Carmelo Zuccaro, alla placida solennità di Zio Pietro di Daniele Scalia, mescolate sapientemente alla freschezza innovativa della vivace figlia Tina di Francesca Coppolino, alla spiccata imbranataggine del Peppino di Alessandro Chiaramonte, disinvolti nello “svecchiamento” dei canoni estetici della risata del teatro di tradizione. La musica infine contribuisce a dare un taglio vivace e fuor di retorica.
Si avverte in questo lavoro la valenza artistica di un autore, per certi versi relegato alla letteratura minore in vernacolo. Grazie alla forza del “realismo dialettico” come ama definirlo il regista, applicato all’opera del Nostro, il Centro porta avanti una rivalutazione storica e ideologica posta in atto dal 2018, anno in cui la scoperta di Martoglio, della sua vita, della sua morte misteriosa, del suo operato, solleticò la sensibilità di Gimbo e del suo teatro civile. Una riscoperta auspichiamo foriera di nuovi sviluppi.
L’accostamento delle fotografie di Giuseppe Fava e Nino Martoglio chiude come una silloge l’opera apparentemente ilare, ma in realtà traccia e documento di un’umanità sofferente e senza speranza, dove la ricerca della verità può concludersi con un brutale assassinio.
‘U VACCINU
Libera rielaborazione de “ ‘U contra” di Nino Martoglio
Con Cinzia Caminiti – Savì Manna – Carmelo Zuccaro – Sabrina Tellico- Daniele Scalia – Marco Cambiano – Alessandro Chiaramonte – Paola Collorafi – Francesca Coppolino – Carmelo Incardona – William Signorelli – Marilena Spartà
Regia – Elio Gimbo
Aiuto regia – Nicoletta Nicotra
Costumi – Fabbricateatro
Luci/fonica – Simone Raimondo
Al Giardino Fava di Cataniafino al 6 Settembre