Sotto le stelle ritorna il Teatro del Canovaccio
@ Anna Di Mauro (20-07-2020)
Catania – Immaginate una stradina del centro storico catanese disseminata di sedie ordinatamente a distanza di sicurezza. Immaginate un palco in fondo a chiudere lo spazio urbano. Ed è subito teatro, direbbe Quasimodo. Lo spazio sacro dove viene celebrato il rito della messa in scena si ricompone per seminare menzogne e sortilegi. In questo scenario si ricostituisce il tessuto sgranato della drammaturgia, assurdamente serrato dietro le porte dal Covid imperante. Realtà distopica che abbiamo tutti vissuto, assurdamente in linea con i romanzi di genere.
Con combattività e coraggio, riscoprendo il prezioso spazio antistante, Il Teatro del Canovaccio dall’11 al 20 Luglio ha dischiuso i battenti con una ricca rassegna dove gli artisti catanesi si sono stretti solidali intorno al piccolo, intrepido, valoroso spazio innovatore e promotore di drammaturgie contemporanee, generosamente ricco di opportunità insperate ai talenti locali, portatore di sogni e speranze. Dieci serate dove attori e registi si sono uniti in questo progetto a sostegno di un teatro che rischia la chiusura, come è stato paventato. Quando chiude un teatro è come se una stella del firmamento si spegnesse. Con questo spirito nelle ultime sere che concludono la rassegna “La forza del teatro” autori e attori da Alice Sgroi a Francesco Bernava hanno dato vita a un reading appassionato, dando lustro in “Futuro essenziale” ai testi di Mimmo Cacciola come “Mandarino” e “Penelope”, spaziando dall’eros selvatico alla sapida satira di un’opera “sacra” come l’Odissea, per concludere con un intenso testo drammatico di Alice Sgroi che ruota intorno a una tragedia familiare annunciata, dove il desco offre tensioni dai risvolti inverosimili. Nella seconda parte ha dispiegato le sue ali “Ricordo di un gabbiano”, regia di Nicola Alberto Orofino, rielaborazione de “Il gabbiano“ di Čechov, opera assoluta dell’autore russo sulla vita, sul teatro, sull’arte.
A dare vita con sensibilità e maestria alle pagine del grande scrittore Silvio Laviano, Egle Doria, Nicola Alberto Orofino anche regista del reading, e Francesco Bernava. Quattro scene chiave, una per ogni atto, dove lentamente l’indolenza della campagna in cui sono riuniti i protagonisti, attori, scrittori, artisti, tracima nelle sabbie mobili della palude stagnante che è la vita del giovane Costantin, simbolicamente caduto in volo come il gabbiano morto che regala all’amata Nina.
In chiusura alcuni stralci di un video dello spettacolo “Il gabbiano”, rappresentato al Canovaccio nel 2012 dagli stessi attori con la regia dinamica e accattivante di Nicola Alberto Orofino, allora illustre sconosciuto appena arrivato dal Piccolo Teatro di Milano, che con questo ricordo ha voluto ringraziare il Canovaccio della generosa ospitalità nella fase iniziale della sua ascesa.
Un’occasione per far riflettere il numeroso pubblico sulla valenza del teatro, sul valore dell’amicizia, sulla grandezza dei drammaturghi.
L’ultima sera il teatro chiuderà, ci auguriamo tutti momentaneamente, i battenti con “La grande onda” di e con Francesco Russo e “La terra trema” di Paola Greco con Emanuela Pistone. Ad maiora.