Il mondo alle donne. Intervista a Lucia Sardo
@ Anna Di Mauro (22-04-2020)
Non ci siamo potute incontrare come era previsto. Il decreto governativo anti-Coronavirus non consente incontri di natura “frivola”. Solo necessità di natura sanitaria, di approvvigionamento, emergenze, accudimento di animali domestici… ma né io né Lucia Sardo abbiamo un cane da portare a spasso. Questa intervista che nasce da una conversazione telefonica ha quindi le sfumature di una privazione che sarà certamente protezione, ma non consente quell’approccio vivo che è la relazione umana, dove lo sguardo, l’espressione, il gesto, sono importanti veicoli comunicativi. Il virus ha fermato anche i cinema e la proiezione dell’ultimo film girato da Lucia Sardo nei panni della protagonista di “Picciridda”, opera prima di Paolo Licata, che stava raccogliendo molti consensi di pubblico e di critica fin dalla Prima al Festival del Cinema di Taormina 2019. Ne parliamo con l’attrice che nella sua casa catanese vive questo momento particolare con serena consapevolezza. La sua forza artistica e umana non conosce divieti. La libertà è uno stato dell’anima. Questa intervista è il resoconto di un dialogo su pensieri, idee, progetti, speranze del pianeta Donna.
Buongiorno Lucia. Dopo l’esordio promettente del suo ultimo film, bloccato dalle misure di prevenzione del coronavirus con la chiusura dei cinema, quale sarà il destino di “Picciridda”?
Siamo tutti in attesa, con questo bel film, premiato al Festival del Cinema di Taormina, Premio alla sceneggiatura e “Menzione speciale per tutte le donne del cinema alle protagoniste”, a me e alla bambina, Marta Castiglia. Il film che ha appassionato Oliver Stone dal quale ho avuto personalmente lusinghieri apprezzamenti, ha successivamente partecipato al Festival di Ortigia riscuotendo il Premio del pubblico e sbaragliando gli altri film in competizione. Anche al Castello di Donna Fugata e nelle prime uscite ai primi di marzo nelle sale il film è stato accolto da un pubblico entusiasta che ha applaudito con emozione. Sul futuro di questo film e del cinema non sappiamo nulla. Comunque “Picciridda” non è un film datato e questo ci fa ben sperare in una ripresa a tempo e luogo.
Lo potremmo definire un classico che si sviluppa come una tragedia greca, anche se con risvolti positivi?
Assolutamente sì, ha il colore della tragedia, ma con un epilogo aperto.
I suoi personaggi dall’esordio “La discesa di Aclà a Floristella” del 1992 a questo ultimo film sono spesso madri di statura eccezionale. Per tutte basti pensare alla madre di Peppino Impastato dei “Cento passi” che l’ha portata alla ribalta. Perché sceglie o viene scelta così spesso per il ruolo della madre?
(Ride) Evidentemente mi si confà… devo dire che da bambina quando mi chiedevano che cosa volevo fare da grande rispondevo: la mamma.
Anche in quest’ultimo ruolo di nonna Maria incarna una madre/nonna.
Sì. La nonna è doppiamente madre. Noi proveniamo dal ventre della nonna materna.
Figure femminili molto forti, di grande energia, i suoi personaggi sembrano riflettere il suo percorso personale, attento all’evoluzione della condizione femminile.
Assolutamente. Quando ho avuto la possibilità di scegliere ho sempre privilegiato figure innovative di donne esemplari, indipendentemente dal riscontro economico.
C’è un personaggio che le sta particolarmente a cuore che vorrebbe interpretare?
Quando ero più giovane scrivevo io i miei testi teatrali. Il mio è un teatro di corpo. La parola è essenziale. Di alcuni personaggi mi ero innamorata e volevo portarli a teatro. In particolare mi affascina Medea. Una Medea rivisitata ed esplorata nel suo significato profondo. L’aspetto centrale che mi interessa approfondire è la sua sacralità. Era una sacerdotessa nella sua terra, mentre nella terra emancipata di Giasone il suo potere e il suo sapere sacro diventano stregoneria.
Quindi non la Medea madre assassina…
No. Medea non l’ho mai vista come una madre assassina, piuttosto un’educatrice. Nipote del sole, la sua potenza la colloca oltre la morte, in questo caso dei figli, comunque destinati a una mala sorte dalle scelte del padre di umiliare la loro madre, abbandonata e cacciata, straniera in terra straniera, dopo tutto quello che Medea aveva fatto per lui. E’vero. Medea uccide i figli. E’una scelta forte, ma una necessaria risposta al comportamento di Giasone. La statura di Medea la fa agire da sacerdotessa. E’, diciamo, una grande curandera. Io vedo in questa tragedia uno scontro di civiltà, come tra la civiltà contadina e la civiltà metropolitana. I saperi del mondo contadino sono stati schiacciati dalla scienza ufficiale.
Un altro personaggio che mi piacerebbe interpretare è la straordinaria cantatrice siciliana Rosa Balistreri, una figura di donna e artista che mi appassiona da sempre. Anche Isadora Duncan, grande innovatrice della danza, è un altro personaggio che ho accarezzato da ragazza, ma purtroppo i progetti presentati dalle donne non sono così facili da realizzare. Dai produttori ho avuto tanti “no”, cortesi, ma inesorabili. Io non so fare anticamera e sono donna. Sono ragioni sufficienti per non avere accoglienza. Anche con “Picciridda” abbiamo faticato otto anni a cercare produttori. Alla fine abbiamo deciso di farlo in low budget…io dico scherzando che in realtà è stato un No budget
Quindi nonostante il suo carisma, il grande successo, spettacoli importanti, signora Sardo, lei incontra difficoltà nel realizzare i suoi progetti artistici? Come mai?
Semplice. Perché non mi affido alla politica. Mi affido solo alla mia competenza e professionalità, ma mi hanno detto che non basta. Ora però mi sento stanca di combattere contro i mulini a vento, come molte donne. Purtroppo tanta bellezza, tanta forza, tante idee sono state mortificate. Alle donne non si danno opportunità.
Lei ha anche deciso di rimanere in Sicilia, la sua terra d’origine. Quindi una scelta ancora più difficile.
Sì, una scelta difficile rimanere al Sud. Una scelta del cuore. Con un bambino in arrivo ho preferito ritornare nell’alveo familiare, nella mia casa. Diciamo che ho colto l’occasione per rientrare in Sicilia, dopo le grandi esperienze teatrali del teatro di ricerca al Nord, dove esiste la meritocrazia. Speravo di portare nella mia terra quel patrimonio di teatro straordinario che avevo maturato a S.Arcangelo di Romagna. Così non è stato. Ho anche messo in scena in quello straordinario periodo “Storia di Matilde”, accolto con grande successo di pubblico, ma sono una donna e ho ricevuto poca attenzione. Così la mia creatività piano piano si è spenta. Mi sono stancata. Ho anche pensato di non voler più fare l’attrice. La quarantena mi sta dando questa consapevolezza: non posso vivere della mia arte, non ci riesco. Sto pensando con realistica riflessione a un’attività che mi sostenga economicamente, permettendomi di esprimermi artisticamente con meno ansie e senza scendere a compromessi. Non è una lamentela, è una constatazione. Un’artista deve saper essere imprenditore di se stesso, ma io non ne sono capace. Posso vendere tutto, ma non me stessa.
Spero che questo non significhi diminuire la sua significativa presenza nel mondo dello spettacolo…
No. Non verrò meno al mio impegno artistico, ma voglio avere un percorso meno faticoso. Questa idea era già nell’aria, questo periodo di riflessione l’ha resa più solida.
Lei ha avuto un percorso talentuoso sia nel cinema che nel teatro. Ha preferenze tra le due forme d’arte?
No… A me piace moltissimo creare. In qualsiasi campo. Creare e costruire il personaggio in questo caso.
Come ha creato e costruito il suo ultimo personaggio di Nonna Maria?
Seguendo le indicazioni del regista ho ideato un personaggio che parla poco, non ride mai, ma si deve capire che cosa pensa, che ride dentro. Ho dato vita a una maschera che si fa amare, nonostante il suo rigore.
Vuoi dire qualcosa alle donne di oggi? E agli uomini?
(Ride) Che anche nell’oggi straordinario che stiamo vivendo, come dimostra la natura e il Coronavirus, siamo le più forti, più resistenti. Ai potenti chiedo di smetterla di giocare con questo pallone che è il mondo. “Date più potere alle donne.” Quanta ricchezza stiamo perdendo con questo razzismo di genere, in arte, salute, bellezza, forza, emarginando le donne! Invece sempre e soltanto i signori uomini, costantemente, insensatamente, nei luoghi di potere. Anche in questo momento… forse ancora di più. Quando cambierà questa condizione?
Forse in questo momento storico critico si sentono minacciati, fragili, e accentuano questo attaccamento alla poltrona e la loro misoginia.
Infatti. In generale comunque quando si sentono fragili si dimostrano immaturi, distruttivi. Sono come i maschietti quando giocano e mettono tutto a soqquadro…poi arrivano le mamme e mettono tutto a posto.
Come vivono oggi le donne nel mondo dello spettacolo?
Sempre in posizione subalterna. I loro ruoli li scrivono sempre gli uomini, in fondo. La presenza maschile nel mondo dello spettacolo è decisamente preponderante. Spero che quello che stiamo vivendo oggi possa modificare un percorso già conosciuto. Il Coronavirus anche se distruttivo potrebbe essere un’occasione per cambiare le sorti del mondo. Dopo questa guerra al virus niente dovrebbe essere più come prima. Io amo sperare nel cambiamento ripartendo finalmente per una direzione nuova più costruttiva.
Signora Sardo come sta vivendo questo particolare periodo di fermata sociale?
Bene. Spero che questa sosta e questa meditazione forzata qualcosa produrrà in tal senso. La ritengo un’occasione di riflessione senza precedenti. Nuovi volti oscuri vengono alla luce, nel bene e nel male. Alcuni per esempio protestano contro il governo che ci chiude in casa. Ma io sto a casa perché mi sono informata e ho compreso la gravità della situazione, non perché me lo impongono. Non mi sento limitata, è anche una mia scelta. Ne approfitto per meditare sulla mia vita e sulla vita del pianeta.
Dunque le donne armate di pazienza siamo capaci di trasformare il negativo in positivo?
Certamente. Questa è la cura, che distingue l’azione maschile da quella femminile. Decisamente la cura è ciò di cui il mondo ha bisogno. Prima lo si capisce e meglio è per tutti, uomini e donne.