La ragione del popolo e l’etica come limite della politica
@ Edoardo Fontana (04-02-2020)
Milano, Piccolo Teatro Strehler – Henrik Ibsen ha cinquantatre anni quando Un nemico del popolo (En folkefiende, in originale) va in scena per la prima volta nel 1883. Al culmine del suo Teatro sociale che aveva trovato nel capolavoro Casa di bambola il principio e uno dei suoi esiti più alti, abbandonati i toni intimisti e l’analisi psicologica delle contraddizioni borghesi, lo scrittore norvegese detta qui la sua opera più politica, più scorretta o forse solo più amara.
Intrisa di ironia già nel testo originale, la versione di Massimo Popolizio – la traduzione è di Luigi Squarzina -, attraverso l’espediente narrativo del ‘veggente ebro’ (interpretato da Martin Chishimba), personaggio inserito qui dal regista per la prima volta, il quale con una lingua epica scandisce la successione dei cinque atti, sincopati, nervosi, ne sottolinea la comicità inevitabile, nascosta tra le pieghe delle piccolezze umane. Il dottor Thomas Stockmann (Popolizio), dopo aver scoperto che le acque termali della sua città sono contaminate, si prefigge di informarne la popolazione. Saranno necessari costosi interventi di manutenzione e la chiusura temporanea dello stabilimento termale unica fonte di guadagno della comunità. Il sindaco della cittadina, Peter Stockmann, fratello del dottore vorrebbe mettere a tacere queste voci. Malgrado in un primo tempo il giornale locale «La voce del popolo» si prefigga di appoggiare il dottore, ben presto volterà la faccia a Thomas per schierarsi con l’autorità precostituita nel dibattito finale.
Il racconto è corale, senza protagonisti, non suddivide l’umanità in buoni e cattivi, ognuno ha le sue ragioni: l’antipatico sindaco con la voce tagliente di Maria Paiato in panni maschili − che accentua con grande efficacia la sua risoluta e volitiva delicatezza − è un uomo parco che beve solo acqua calda e non mangia carne, vuole il bene della propria comunità esattamente come il fratello. Thomas pretende che siano prese misure al fine di garantire la salute oltre che il lavoro di tutti: non molto tempo fa nel nostro paese non ci si era posti la medesima domanda senza trovare una soluzione definitiva? Ibsen è cattivo, aspro, per nulla corretto politicamente come il dottore che non sa, nel dibattito col fratello, piacere al pubblico, fare demagogia. Invece il populismo di Peter prevale. In nome di una supremazia che gli è data dal popolo, come spesso egli sottolinea, espressa dalla maggioranza che è entità sovrumana e giustifica tutto. Malgrado essa sia «composta per la maggior parte di imbecilli» sottolinea Thomas: ed ecco che ora il concetto stesso di democrazia può essere messo in crisi quando ci si domandi se chi è ignaro abbia lo stesso diritto di decidere di chi invece conosce; se davvero la maggioranza possa giustificare, come un ente primitivo e ineluttabile ogni agire politico: vacillano le certezze di Peter quando Thomas lucidamente fa notare che Cristo fu crocifisso da quella stessa maggioranza che avrebbe sostenuto la terra piatta. A muso duro i due fratelli si troveranno a dover rispondere alla domanda cruciale di come si possa costruire un popolo sull’autocoscienza, una comunità sulla verità o sulla mera esigenza.
Malgrado la scelta registica di escludere alcune scene divertenti, su tutte quella della defenestrazione degli uomini della redazione de «La voce del popolo», nella casa devastata del dottore che viene isolato dalla comunità, spesso ci ritroviamo a sorridere della goffaggine e della doppiezza pietosa di alcuni personaggi, come della megalomania di Thomas che giunge alla conclusione di essere l’uomo più forte del mondo se la verità lo ha reso solo.
Un nemico del popolo
di Henrik Ibsen
traduzione Luigi Squarzina
regia Massimo Popolizio
con Massimo Popolizio e Maria Paiato
e con Tommaso Cardarelli, Francesca Ciocchetti,
Martin Chishimba, Maria Laila Fernandez
Paolo Musio, Michele Nani, Francesco Bolo Rossini
e Flavio Francucci/ Luca Mascolo, Cosimo Frascella
Duilio Paciello, Francesco Santagada, Gabriele Zecchiaroli