La solitudine di un uomo “ordinario”.
L’ufficiale e la spia di Roman Polanski
@ Simona Almerini (02-12-2019)
Il film racconta uno dei fatti più scandalosi accaduti in Francia: “l’affaire Dreyfus” che venne portato all’attenzione dell’opinione pubblica da Émile Zola attraverso il famoso editoriale J’accuse, pubblicato nel 1897.
Nel 1894, Alfred Dreyfus, capitano di stato maggiore (ebreo) viene arrestato per alto tradimento, un’accusa fondata solo su una lettera indirizzata ad un ufficiale tedesco, dove si fa menzione di informazioni riservate. Contemporaneamente George Piquart viene promosso capo della Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro Dreyfus. Piquart scopre casualmente la sua innocenza ed è intenzionato a riabilitarlo, purtroppo sembra l’unico ad avere una coscienza perché tutti nell’esercito, indipendentemente dal grado, vogliono coprire la verità.
Dopo diversi film ambientati nella contemporaneità, Polanski ritorna al film storico, ma rispetto a Il pianista (2002) e Oliver Twist (2005), L’ufficiale e la spia ha un maggiore rigore stilistico e un distacco emotivo nei confronti del protagonista. Ciò evidenzia ancora di più la solitudine di un uomo “ordinario” che sceglie di seguire i propri valori al posto degli ordini imposti dai superiori. Tutto è misurato: dialoghi, espressioni facciali, tempi; tutto è scandito secondo un ritmo cristallino. Per Polanski la verità non ha bisogno di orpelli o sentimentalismi, quando si manifesta non si può fare altro che perseguirla, a costo di esserne travolti. E in questa ottica l’incipit è significativo: Piquart osserva la cerimonia di degradazione (e umiliazione) di Dreyfus con un’attenzione particolare, come se avesse una sorta premonizione di quello che lo aspetta.
Oltre a una questione etica, il film ci pone di fronte ad un’altra problematica attuale, la manipolazione della realtà, oggi ancora più semplice da realizzare con la diffusione delle fake news. La modalità è sempre la stessa da cento anni, si strumentalizzano pregiudizi e luoghi comuni per infangare una persona. Nel caso specifico emerge un antisemitismo latente, che colpisce la popolazione francese di fine Ottocento in modo trasversale. Ogni persona implicata nell’affaire Dreyfus, confrontandosi con la verità, dentro di sé ha pensato “perché scomodarsi tanto per un ebreo?”. Lo stesso Piquart, che a costo di aiutare il capitano mette a repentaglio la sua carriera, non ha mai nascosto le sue antipatie verso il mondo ebraico.
Il film, presentato alla 76. Mostra del Cinema di Venezia, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria, sta incontrando un po’ di problemi per la promozione, soprattutto in Francia, dopo le recenti accuse di stupro contro Polanski da parte di Valentine Monnier. La donna, che nel 1975 aveva 18 anni, rivela che non è più riuscita a tacere quando vedendo il film ha pensato che il regista in qualche modo volesse paragonarsi a Dreyfus per l’ingiustizia giudiziaria subita (ricordiamo che nel 1978 Polanski è scappato dagli Stati Uniti perché ritenuto colpevole di stupro ai danni di una ragazzina di 13 anni).
L’ufficiale e la spia
Titolo originale: | J’accuse |
Nazione: | Francia, Italia |
Anno: | 2019 |
Genere: | Drammatico, Thriller |
Durata: | 126′ |
Regia: | Roman Polanski |
Cast: | Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois |
Produzione: | Canal+, Eliseo Cinema, Rai Cinema |
Distribuzione: | 01 Distribution |
Data di uscita: | Venezia 2019 – In concorso – Gran Premio della Giuria 21 Novembre 2019 (cinema) |