Consueti (e non) spaccati familiari
@ Raffaella De Biasi (01-01-2020)
Firenze – In ogni famiglia le dinamiche relazionali sono l’insieme dei meccanismi, che via via salvano l’equilibrio del sistema stesso. Esse sono fondamentali per gestire al meglio i cambiamenti che si verificano quando avvenimenti improvvisi, siano essi positivi o negativi, vanno a modificare l’armonia, affettiva e sociale, del nucleo.
Ci imbattiamo nella stessa casistica entrando nelle vicissitudini della famiglia protagonista de “L’acqua cheta”, che tra battute scherzose, piccoli asti, antichi proverbi e botte e risposte ne rappresentano in modo esemplare il prototipo italiano.
La commedia è recitata in un vernacolo fiorentino comprensibile ed elegante, mai troppo sottolineato, che ci aiuta a ricordare gli usi e costumi dei vecchi quartieri della Firenze che fu, e per molti aspetti è tutt’oggi. Non stancano davvero mai quelle risposte veloci, sagaci e senza tempo, che sanno di vero anche se talvolta un po’ sgarbate. La Compagnia delle Seggiole dà vita a ogni singolo personaggio con una dovizia di particolari, accenti e movimenti così naturali e pieni di umanità da fare dello spettacolo un vero e proprio spaccato di vita familiare, capace di rappresentare tutti noi.
L’Acqua Cheta, spassosissima commedia di Augusto Novelli, si svolge a Firenze, nel bel giardino della casa di babbo Ulisse e mamma Rosa. Le due figlie ricamano, mentre Cecco, il falegname del quartiere, lucida un mobile e corteggia abbastanza palesemente Anita, delle due ragazze la più sincera e diretta. La sorella Ida, autentica acqua cheta, tiene gli occhi al ricamo, facendo finta di non capire proprio niente del gioco amoroso dei due. Rosa disapprova questo intreccio galante perché per la figlia vorrebbe un marito diverso. Cecco non è solo un falegname è anche aggiornato e colto perché frequenta l’Università popolare, ma per sua disgrazia simpatizza per il partito socialista, inviso a Rosa. Anita ne va fiera, ma mamma Rosa proprio non lo può soffrire. A mettere in subbuglio la casa è l’arrivo del dozzinante, sedicente reporter del Fieramosca, al quale Mamma Rosa ha affittato una camera.
In realtà egli è l’innamorato segreto di Ida e per lei ha già in progetto il loro futuro. I due amanti meditano una fuga, che li renda liberi di vivere la loro passione.
Anita e Cecco sembrano essere gli unici a capire qualcosa delle intenzioni della sorella, ma la ragazza, assorta nelle attenzioni del suo corteggiatore, finisce per dimenticare tutto.
Rosa, Ida e Alfredo partecipano alla tradizionale festa della Rificolona andando a mangiare un gelato e quindi, terminato il divertimento e la serata, tutti in apparenza si recano a dormire.
Ida invece, avvolta in uno scialle, mette in atto il suo piano per fuggire con Alfredo. Ma neppure Cecco e Stinchi, il fido aiutante della famiglia, sono andati a dormire, perché avendo capito tutto, cercano di mandare a monte l’evasione dei due piccioncini.
Mamma Rosa e papà Ulisse sono disperati e affranti per la scomparsa della figlia e chiamano un avvocato, che tanto ricorda l’Azzeccagarbugli di manzoniana memoria. Il pragmatismo di Cecco e Stinchi farà ritornare Ida, che supplica il perdono e, con la benedizione di tutti riuscirà perfino a sposare Alfredo.
La forte commozione coinvolge i presenti al punto che mamma Rosa dirà di sì anche a Cecco, concedendogli la mano di Anita.
La famiglia è salda, le apparenze sono al sicuro. Tutti sono contenti e cantano allegri ma il buon Ulisse sa che ben presto arriverà qualche altro fardello da affrontare e risolvere, sicuramente più complicato del suo lavoro.
Fondazione Teatro della Toscana
in collaborazione con La Compagnia delle Seggiole
L’ACQUA CHETA
di Augusto Novelli
con Fabio Baronti, Sabrina Tinalli, Carolina Pezzini, Chiara Barcaroli, Luca Cartocci, Andrea Nucci, Carlo Martelloni, Claudio Spaggiari, Marcello Allegrini, Brenda Potenza, Giovanna Calamai, Anna Collazzo
costumi Giancarlo Mancini
realizzati da Pino Crescente
aiuto regia Giovanna Calamai
direttore di scena Daniele Nocciolini
organizzazione Roberto Benvenuti
regia Claudio Spaggiari