Distruzione di un genio. ‘Amadeus’ di Peter Shaffer, con Geppy e Lorenzo Gleijeses, alla Pergola di Firenze
@ Raffaella De Biasi (16-12-2019)
Firenze – E’ Antonio Salieri, interpretato da Geppy Gleijeses, che parla e che riconduce tutti gli eventi della sua vita all’educazione che gli ha impartito la famiglia.
I suoi genitori, racconta, pregavano e chiedevano a Dio di essere protetti e salvaguardati da ogni male, accontentandosi di una vita onesta e sobria.
Antonio Salieri no. Lui desiderava la fama, la notorietà e l’abilità. Al medesimo Dio chiedeva di farlo diventare un compositore di successo e in una sorta di possibile scambio lo avrebbe onorato di una splendida musica e della sua castità.
Durante una di queste preghiere Salieri intravide una luce negli occhi di Gesù, anzi gli parve proprio di vedere un vero e proprio lampo provenire da quella fredda statua, che stava a significare un segnale di accordo reciproco.
Il giorno dopo Antonio Salieri fu portato a Vienna da un amico di famiglia per imparare l’arte della musica e poter intraprendere la carriera da lui desiderata. Era fatta, la preghiera aveva avuto il suo effetto e l’accordo era siglato.
Mentre lui lasciava la Lombardia, nasceva un prodigio di 10 anni, che stava imperversando nei salotti viennesi e non solo: Wolfgang Amadeus Mozart.
Salieri diventa compositore alla corte degli Ausburgo. Ha una moglie, Teresa, con la quale condivide una matrimonio tiepido, privo di emozioni forti. Ha un’allieva bella e sensuale, Caterina Cavalieri, che cerca con la sua bellezza di conquistarlo ma il Maestro non cede alla voluttà della carne perché lui è devoto a Dio e alla promessa di castità.
Amadeus viene invitato a corte e Salieri per dargli un benvenuto tra “colleghi” compone una marcetta. L’accoglienza riservata al giovanissimo genio è quasi imbarazzante.
Un Mozart impavido e giocoso, umile nella sua immensa conoscenza, saltella come un bambino qua e là spiazzando la casa reale e ancor di più Salieri. Gli viene subito assegnato il compito di scrivere un’opera in tedesco. Lorenzo Gleijeses, perfettamente calato negli abiti frizzanti, esuberanti e drammatici di Amadeus, ringrazia, è felice e canterella giocoso le note della marcetta composta in suo onore. Si siede al piano e la ripete per intero, ampliandola e arricchendola. Per Salieri questo è davvero troppo, il suo unico e immediato desiderio è di veder morto quell’essere.
Intanto Mozart si sposa con Constanze Weber senza l’approvazione paterna, peraltro non richiesta. Non ha soldi per andare avanti e mantenere la famiglia. Ha solo un’allieva mentre Salieri ne ha cinquanta. Constanze arriva a chiedere aiuto al Maestro affinché trovi un po’ di lavoro anche al marito e porta con sé le uniche copie esistenti di alcuni spartiti. Salieri guarda le composizioni appena scritte, anzi già perfettamente trascritte, copiate direttamente dalla mente di Amadeus. Il Maestro sa che quei segni meticolosi sono di una bellezza unica, ma sa anche di essere l’unico a poterli comprendere. E’ fuori di sé e inveisce contro Dio per l’ispirazione di cui non gli ha fatto dono, dichiarandosi da quel momento suo nemico eterno.
Mozart compone la partitura più bella che si sia mai sentita e immaginata, “Le Nozze di Figaro”, e non servirà a niente il basso imbroglio di Salieri per non far ascoltare l’opera a corte. Livido di rabbia e invidia giurerà a se stesso di condurre Mozart alla miseria, alla solitudine e alla morte.
E’ noto che l’invidia esprime una sorta di interazione o comunque un tentativo di relazione e riguarda due soggetti, colui che soffre di invidia e colui che è oggetto di invidia.
Si prova invidia per un collega, che ha una macchina costosa o che ottiene successo nel lavoro, per qualcuno che è più bello o che ha un qualsiasi attributo di desiderabilità. Si può essere pure invidiosi di qualcuno che non si è mai incontrato, ma di cui si è sentito parlare un po’ troppo e quindi pensare che ciò che viene raccontato sia solo frutto di un’amplificazione eccessiva e immeritata.
Il risultato è la frustrazione di Salieri, che si crede oscurato dal giovane Amadeus. Il Maestro ha la convinzione di essere vittima e non carnefice, non riesce più a distinguere tra ciò che vive veramente e ciò che appare come il riflesso della sua visione distorta dei fatti. E allora – così come troviamo l’invidia dalla nascita del mondo con l’uccisione di Abele per mano di Caino, negli scritti di Erodoto e Epicuro o nell’affresco “L’Invidia” di Giotto – ci ritroviamo testimoni impotenti della distruzione di Mozart. La vita di un genio si spegne prematuramente nella miseria, nella povertà, nella malattia e nella solitudine. E’ una fine lenta, lacerante e commovente, che lascia tutto lo spazio all’inesausta speranza di Mozart di venire aiutato da colui che crede essergli amico.
Dopo questa interpretazione sarà davvero difficile immaginare Salieri e Mozart con volti diversi da Gleijeses padre e figlio.
AMADEUS
di Peter Shaffer
traduzione Masolino D’Amico
Geppy Gleijeses
Lorenzo Gleijeses
con Giulio Farnese, Gianluca Ferrato
e Roberta Lucca, Giuseppe Bisogno, Anita Pititto, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Brunella De Feudis, Dario Vandelli
musiche Wolfgang Amadeus Mozart
scenografo realizzatore Roberto Crea
costumi Luigi Perego
movimenti coreografici Ramune Chodorkaite
artigiano della luce Luigi Ascione
elaborazione musiche Matteo D’Amico
aiuto regia Giuseppe Bisogno
regia Andrei Konchalovsky