‘Mademoiselle’: dall’inganno alla passione
di Marco D’Alessio 21-08-2019
Il segno distintivo di Mademoiselle è la coordinazione asindetica e virtuosistica di continui flashback che contraddicono le linee narrative apparenti, offrendone versioni diverse e spesso opposte. Il film si svolge in Corea durante la dominazione giapponese degli anni ‘30 ed esplora attraverso immagini speculari ricorrenti la vicenda di Lady Hideko, giovane e ricca ereditiera – orfana dei genitori e dell’amata zia morta suicida – allevata dallo zio Kozuki che intende sposarla per impossessarsi del suo patrimonio. La giovane vive rinchiusa in una villa dotata di due aree, anch’esse contrapposte: una arredata alla giapponese, l’altra all’occidentale, e trascorre le giornate al chiuso esercitandosi sui testi pornografici provenienti dalla maniacale collezione dello zio. Hideko è costretta a intrattenere gli amici dell’uomo durante riunioni periodiche, leggendo brani erotici in una dimensione fortemente ritualizzata ed estetizzante. Fin dall’infanzia le è stata impartita una disciplina vessatoria, insieme rigida e perversa, con percosse, privazioni, urla, spaventosi racconti di mostri nascosti negli angoli bui della stanza e pronti a uccidere la bimba. L’unico desiderio della ragazza sarebbe di evadere dalle grate della villa per assaporare una libertà sfiorata solo con l’immaginazione.
Le oscure consuetudini del palazzo vengono incrinate dall’arrivo di Sook-hee, una giovane borseggiatrice che, d’accordo con il soi-disant Conte Fujiwara, deve servirsi del ruolo di ancella per spingere Hideko al matrimonio con l’equivoco e seducente avventuriero attratto, come Kozuki, dal denaro della ragazza. Le due fanciulle però, giorno dopo giorno, entro la luce impressionista che si posa sugli alberi del parco e nei vapori lievi delle cerimonie quotidiane condivise (il bagno, le essenze profumate, il vestirsi e lo svestirsi) penetrano l’una nel mondo interiore dell’altra, sovvertendo il dislivello sociale, il rapporto di subordinazione originario e le illusorie trame maschili. La passione si addensa e si scioglie, assume la sostanza del mercurio, duttile liquida elettrica, fino a tornare alla primitiva lucentezza, rossa e inattaccabile, del cinabro. Le mani si legano, formando un corpo unico che scopre i sensi, che cerca lo spasmo doloroso capace di suscitare esplosioni neuronali iridescenti.
Nemmeno un pezzo resterà in piedi sulla scacchiera. Ogni strategia di Fujiwara e di Kozuki sarà annientata da un sottile gioco delle parti ordito e condotto dalle ragazze. Persino la collezione dello zio e la sala delle letture, metafora di una cupa ossessione maschile che trasforma voce e corpo femminili in feticcio, verranno distrutte in una sequenza che assume il valore e il senso di un’iniziazione alla nuova vita, lontano dalle ombre assordanti della villa e dai fantasmi addolorati o sinistri che la abitano. Via dai troppi misteri in cui si annidano il dolore di chi non c’è più e la tristezza dei sopravvissuti. Il montaggio, fra i più emozionanti della storia del cinema, porta in superficie la rabbia controllata di Park Chan-wook verso ogni forma di manipolazione ed oppressione, componendo le immagini in un tema figurativo-musicale frammentato e in continuo movimento che unisce trasporto e sapienza matematica.
Nella pellicola liberamente ispirata al testo neovittoriano Ladra di Sarah Waters, caratterizzata da una narrazione ad anello che riprende le fila della trama cambiando ogni volta punto di osservazione, l’egoico Fujiwara cadrà alla fine vittima del sadismo vendicativo di Kozuki, ed entrambi moriranno avvelenati dal fumo delle sigarette al mercurio (in questo caso sostanza banalmente tossica, come la forma mentis di molti uomini) del ‘Conte’.
Mademoiselle (The Handmaiden), presentato in Concorso al Festival di Cannes del 2016 e premiato nel 2018 ai British Academy Film Awards come miglior film non in lingua inglese, è un inno di ineguagliabile raffinatezza formale alla libertà femminile e alla necessità e inevitabilità di una corrispondenza di genere. Hideko, bagnata dal vento marino durante la traversata verso il Giappone, trova il proprio respiro accanto a Sook-hee, incarnazione del rifugio, dell’affetto mai avuto, delle gioie mai incontrate prima.
Intrigante e ineccepibile l’interpretazione di Kim Tae-ri (Sook-hee), che sotto i panni della piccola ancella fa intuire molte sfaccettature dell’animo umano: il desiderio di rivalsa nei confronti di una vita difficile e inappagante, la passione erotico-amorosa, l’innamoramento, la gelosia, la complicità solidale.
https://youtu.be/dbABYDOeAy8
Mademoiselle (The Handmaiden)
Data di uscita: 29 agosto 2019
Genere: Drammatico, Thriller, Erotico
Anno: 2016
Regia: Park Chan-wook
Attori: Kim Min-Hee, Kim Tae-ri, Ha Jung-woo, Jo Jin-woong, Moon So-ri
Paese: Corea del Sud
Durata: 139 min
Distribuzione: Altre Storie
Fotografia: Chung Chung-hoon
Produzione: Moho Film, Yong Film