La Cenerentola di Rossini è siciliana nel dramma giocoso che chiude la stagione del Teatro Massimo Bellini di Catania
@ Anna Di Mauro (22-12-2019)
Catania – Le cenerentole sono amate per la loro bellezza, bontà e sfortuna, finalmente premiate in un atteso e gratificante lieto fine. Dalla prima versione nel “Cunto de li cunti” di Basile, a Perrault, ai Grimm, fiabe, film, opere teatrali musicali come “La gatta cenerentola” ne celebrano la bontà. L’opera comica, musicata da Rossini “La Cenerentola, ossia la bontà in trionfo” vide la luce nel 1817 al Teatro Valle di Roma. La partitura fu composta dal grande compositore in solo tre settimane, su libretto di Jacopo Ferreri, ispiratosi alla fiaba di Perrault, ma anche ai libretti d’opera “Cendrillon” e “Agatina, o la virtù premiata”. L’opera celebra il gaio trionfo della giustizia sociale, della bontà, dell’amore, irrorati da una musicalità prorompente dai ritmi sostenuti, che si arrampica spericolatamente su vivaci esuberanze e variegate coralità, tali da rendere il tessuto musicale in alcuni momenti “folle”. Sulla piattaforma del progetto registico la storia di Cenerentola rappresentata simboleggia anche la città di Catania e il Teatro Massimo Bellini, due cenerentole sociali dei nostri giorni.
In “La Cenerentola”, come nella fiaba, Angelina, fanciulla ridotta sguattera nella sua casa, spogliata dei suoi averi e vessata da un patrigno (invece che una matrigna) e dalle due invidiose sorellastre, si innamora ricambiata di Don Ramiro, principe di Salerno in incognito, che si fa credere lo scudiero del suo scudiero, che a sua volta si spaccia per il principe. Lo scudiero/principe concupito dalle due sorellastre, innescherà una commedia degli scambi che vedrà il culmine degli equivoci nella festa al palazzo reale, governata dalla magia di Alidoro, filosofo del principe che, anche lui sotto mentite spoglie di un mendico, accolto all’inizio della storia dalla pietà gentile di Angelina, ricompenserà la povera Cenerentola trasportandola alla festa in una carrozza in elegante mise ottocentesca, per cambiare il suo destino. Sotto le vesti di una bella dama, Angelina ritroverà il suo scudiero/principe a cui, prima di andare via lascerà in pegno un braccialetto (invece della scarpetta), gemello del suo. Quando l’innamorato ritroverà il compagno del gioiello avrà ritrovato il suo amore. Il lieto fine vede Cenerentola sposa del vero Principe, in un tripudio generale, mentre il sestetto concertato, tra stupore e gioia, celebra il trionfo di Angelina.
Per scelta registica apparentemente semplice nell’esecuzione, in realtà l’opera si porge su livelli di complessità, coniugando buon gusto ed eleganza in un’attenta esaltazione dell’effervescente opera musicale, a tratti fuori dagli schemi tradizionali.
La presenza dei video sullo sfondo crea imponenti immagini di Catania e di magnifici palazzi barocchi come il palazzo Biscari, che giocano con i personaggi reali rendendo l’impianto vivace, moderno, suggestivo, mentre il giocoso e frizzante intrecciarsi delle voci, dal bel timbro scuro, pastoso ed agile della protagonista, Laura Polverelli, raffinata mezzosoprano delle opere rossiniane, al suono limpido e delicato del principe Don Ramiro di David Alegret, al profondo e caldo registro dell’Alidoro di Marco Bussi, al baritonale morbido e spiritoso del Dandini di Vincenzo Taormina, alle scoppiettanti e frizzanti vocalità delle Clorinda e Tisbe di Manuela Cucuccio e Sonia Fortunato, offrono un alternarsi di tonalità e registri gradevolmente orchestrati. L’impianto registico ben concertato in coppia, spiritoso e originale, l’accurata esecuzione orchestrale e corale, il bel cast a sei voci, hanno dato il giusto risalto alla musica del grande compositore e alle sue articolate variazioni fino ai famosi crescendo e al festante finale accolto da un pubblico soddisfatto.
L’opera comica di Rossini va naturalmente contemplata e gustata nel quadro complessivo del suo repertorio, in asse con le opere serie, nella giusta prospettiva della ricchezza compositiva del grande maestro pesarese.
LA CENERENTOLA
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Jacopo Ferretti
Musica di Gioachino Rossini
Con Laura Polverelli, Vincenzo Taormina, Luca Dall’Amico, David Alegret, Marco Bussi, Manuela Cucuccio, Sonia Fortunato
Orchestra e coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore Josè Miguel Pèrez Sierra
Regia PaoloGavazzeni e Piero Maranghi
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Al Teatro Massimo Bellini di Catania fino a Mercoledì 18 Dicembre