Ineluttabili malumori. L’infinito (in breve) di Sandro Montalto, Babbomorto Editore, Imola 2019
@ Amedeo Ansaldi (13-12-2019)
Ancor prima che il lettore abbia aperto la 55esima plaquette della collana Cafarnao, il bel titolo imporrà alla sua attenzione l’anelito, solo in apparenza spropositato, che l’aforisma nutre da sempre: racchiudere e raccontare l’universo in poche, salienti parole; una, due righe al massimo.
Sandro Montalto (Biella, 1978) è ingegno decisamente eclettico: bibliotecario, poeta (Scribacchino, Pause nel Silenzio, Esequie nel tempo, Lentinsetti, Il segno del labirinto, Filastrocchetta, La geometria nella notte, Nel tuo cuore), commediografo (Monologhi di coppia, Ubu furioso, Varianti di stupro per limitarci alla produzione drammaturgica edita), saggista (Umberto Eco: l’uomo che sapeva troppo, Temperamento Sanguineti, Beckett e Keaton: il comico e l’angoscia di esistere, Bianciardi, una vita in rivolta, oltre ad alcuni volumi sulla poesia contemporanea), traduttore (Scrivo sempre di te, 25 sonetti di William Shakespeare), direttore editoriale e curatore di collane (presso le Edizioni Joker), bibliofilo, pubblicista instancabile, direttore di riviste (‘La Clessidra’ e ‘Cortocircuito’), cultore della patafisica, compositore e direttore, vincitore di numerosi premi per la poesia, per l’aforisma, per la critica e per il teatro. È inoltre vice-presidente dell’Associazione Italiana per l’Aforisma e co-fondatore, giurato e direttore tecnico del ‘Premio Torino in sintesi’, a dimostrazione del suo interesse (come studioso oltre che come autore) nei confronti delle forme brevi.
Appena 27enne, aveva pubblicato una promettentissima raccolta di aforismi, L’eclissi della chimera (Joker 2005), poi vincitrice della prima edizione del prestigioso ‘Premio Città di Como’, in cui si rivelava autore di sorprendente maturità in un genere letterario che, per tradizione e, soprattutto, natura, è di solito appannaggio di scrittori in età più avanzata. Nel ponderoso volume (più di duecento pagine fitte), impreziosito all’interno da splendide e calzanti illustrazioni, l’autore, epigono dei ‘malpensanti’ novecenteschi, mostrava quanto precocemente avesse assorbito la lezione dei maestri. Nell’ampio e variegato repertorio trovava già lucida e compiuta espressione il suo contrastato pensiero, a cui sono debitori i conseguenti, ineluttabili malumori e una sottile e controllata vena polemica:
Ogni paese ha la sua stupidità; solo dopo averla colta possiamo sentirci un po’ a casa nostra.
La peggiore punizione per un atto infame è il non ottenerne alcun frutto.
“Sii sincero”: ecco la prima limitazione alle proprie idee.
Non invidio l’eventuale dio che vede passare, sfiorire, morire e consumarsi velocissime generazioni di creature che ama.
Certi brutti ricordi sono peggio dei brutti momenti.
Penso che niente potrebbe portarmi a essere veramente sadico, nemmeno l’amore verso il prossimo.
C’è poco fra la vita e la morte, ma è tutto.
L’amore è allo stesso tempo malattia e medicina. Per questo amando non si sta né solo bene né solo male.
“Sii te stesso.” Nei limiti della decenza!
L’ultimo uomo non avrà più nemici, e sono certo che troverà il tempo per rammaricarsene.
Cosa puoi vendermi, tu, che sia veramente tuo?
Non sei ciò che hai letto, ma l’ordine e la casualità con cui l’hai fatto.
L’Io si porta negli alberghi a ore.
La mente non può permettersi di perdere tempo con l’essere che la custodisce.
Quando si vuole essere ‘qualcuno’ si diventa quasi sempre qualcun altro.
I maniaci, almeno, hanno le idee precise.
Oggi, a 14 anni di distanza da quell’inatteso debutto, Sandro Montalto si ripropone con questa pregevole plaquette che raccoglie, sempre lungo la strada maestra del genere, più recenti riflessioni, strali e malcontenti in linea con la nostra triste attualità, e nella quale trovano conferma la predilezione per le contro-verità pubblicamente neglette e le sentenze ora meditate e pensose, ora taglienti; e sempre la capacità di cogliere il punctum saliens del discorso:
La vita è troppo lunga per fare previsioni e troppo breve per fare progetti.
Peccato che l’uomo non riesca a salvare l’umanità da sé stessa.
Noi stiamo in bilico fra due voragini: quella attorno a noi e quella dentro di noi.
Ci sono persone capaci di perdonarti per quello che ti hanno fatto.
Fece una poltiglia di sé, per assimilarsi meglio.
Nessuno può classificare qualcosa senza classificare anche sé stesso.
Il problema non è chi dice male di noi, ma chi dice bene di noi dicendolo male.
Poche cose uniscono come ciò che divide.
Occorre diffidare dei consigli dati a sé stessi: potrebbero essere interessati.
Mentre l’uomo avanza il mondo regredisce: è il progresso, bellezza!
Non è mai troppo tardi per godersi un’infanzia felice.
La cravatta è un cappio d’abbigliamento.
Certa gente riesce a interromperti anche quando ti legge.
La bella illustrazione a colori in copertina è di Alberto Casiraghy (fondatore delle Edizioni Pulcinoelefante, uniche nel loro genere in Italia, e fra i maggiori interpreti dell’aforisma poetico nel nostro Paese).
“Pubblicato nell’anno del bicentenario della poesia più celebre della letteratura italiana e del cinquecentenario della morte di Leonardo,” scrive il prof. Gino Ruozzi in prefazione, “L’infinito (in breve) realizza una delle più alte aspirazioni di Alberto Savinio: riunire nel minor numero di parole il massimo del significato. È l’ideale di perfezione stilistica racchiusa nel ‘poco e breve’ dei Ricordi di Guicciardini, in cui si rispecchia la prospettiva aurorale e sostanziale dell’aforisma, che Montalto ama come lettore e distilla come autore”.
Ascendenze e correlazioni, come si vede, illustri e impegnative, non per nulla segnalate dal massimo studioso del genere letterario nel nostro Paese. Nell’attesa – e nell’auspicio – di qualche nuova prova aforistica di più ampia estensione.