Corde e pupi in replay per un Pirandello…10 anni dopo, al Canovaccio di Catania
@ Anna Di Mauro (29-11-2019)
Catania – Gli affascinanti enigmi dell’universo pirandelliano, partoriti da un genio che artatamente li concepiva ambigui, aprono fervidi spazi all’immaginario. L’ultimo a espandere recentemente il racconto pirandelliano è Vincenzo Pirrotta, nel suo “Nella mia carne” seguito de “L’uomo dal fiore in bocca”. Difficile resistere alla tentazione di aprire la porta che Pirandello ha lasciato socchiusa e al contempo arduo stanare la verità dai blocchi esistenziali di una storia che non vuole avere un esito chiaro. Al richiamo della sirena pirandelliana non ha resistito neanche Antonella Sturiale che si è cimentata in questa dura battaglia del The Day After (qui dieci anni) pirandelliano, partorendo il testo “Tre corde” messo in scena dalla faconda e vivace regia di Saro Pizzuto, in prima assoluta al Teatro del Canovaccio, ispirato ai personaggi del centenario “Il berretto a sonagli”, in scena per la prima volta in dialetto siciliano nel 1917, ancora intatto nella sua forza provocatoria e paradossale della menzogna sociale, frutto della corda civile che ci impedisce di scannarci. Di contro la corda folle e distruttiva della verità svelata scoperchia i sacelli del perbenismo, annientando l’onore e la vita. Nel grottesco finale del Berretto a sonagli Beatrice, moglie tradita, sacrificata alle leggi sociali, destinata al manicomio, in preda al furore della follia a cui viene condannata dai parenti per salvare l’onore della sua famiglia e di Ciampa, facendogli le corna con le dita, gli grida finalmente il “Becco!!” liberatorio. Tanto è pazza…
Dieci anni dopo la vicenda riprende nell’artistico, suggestivo ed evocativo scenario di Gabriele Pizzuto, dove sagome di manichini senz’anima e movimento pendono da una corda, inquietanti presenze di un teatro che si moltiplica a strati.
Un delicato e poetico incipit musicale dona tocchi surreali all’entrata in platea di due strani personaggi. La simbolica pantomima del soave pagliaccio di Agata Raineri d’ora in poi dominerà la scena, accompagnando tutti i personaggi con lo stupore della sua mimica facciale e delle garbate movenze. Al suo fianco si impone l’altro significativo pagliaccio di Saro Pizzuto che rivelerà la sua identità solo nel finale. Vestiti di stracci colorati, insieme connotano la scena e l’alimentano, entrando ambiguamente in relazione con i personaggi. Alle loro suggestive presenze vengono accostati in una successione di monologhi i protagonisti de “Il berretto a sonagli”, vecchi di dieci anni.
Cavalcando la fantasia sulla scia dell’opera pirandelliana, i personaggi rivivono e si raccontano con i loro vizi e virtù, con le loro vite rispolverate, parafrasando gli stilemi del figlio del Kaos, in una confessione a cuore aperto, rivelando cambiamenti, come nell’intensa e vibrante Nina di Maria Grazia Cavallaro, ora dichiaratasi serena madre e sposa, o fissità dolorose come la gelosia corrosiva nella Beatrice, moglie tradita, di Iolanda Fichera, ancora chiusa nel suo pathos delirante. Le figure rimaneggiate si offrono agli sguardi e alla curiosità con l’accorata affezione di Fana, la fedele cameriera, di Fiorenza Barbagallo, o con la sicumera del sempre efficiente Delegato Spanò di Pippo Marchese, o ancora con l’esuberante vanità di Fifì, fratello di Beatrice, dell’istrionico Luciano Leotta. Dulcis in fundo, a confronto il sorprendente, garbato, romantico cavaliere Fiorica di Domenico Fiore e il sempre dolente Ciampa di Saro Pizzuto. Sul dramma che si tinge di rosa, si adagia il pregevole tessuto delle musiche originali di Alessandro Cavalieri e delle pantomime della Raineri, che accendono accenti felliniani in uno spettacolo dove si entra in punta di piedi, lasciando aperto il solco tracciato da Pirandello per altre vite immaginate.
LE TRE CORDE
Di Antonella Sturiale
Ispirata ai personaggi de “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello
Regia di Saro Pizzuto
Con Fiorenza Barbagallo, Maria Grazia Cavallaro, Iolanda Fichera, Domenico Fiore, Luciano Leotta, Pippo Marchese, Saro Pizzuto, Agata Raineri
Musiche originali Alessandro Cavalieri
Pantomime Agata Raineri
Scenografia Gabriele Pizzuto
Costumi Chiara Viscuso
Disegno Luci Simone Raimondo – Gabriele Pizzuto
Produzione Teatro del Canovaccio
Al Teatro del Canovaccio di Catania fino all’8 Dicembre