Concludiamo la pubblicazioni di alcuni scritti tratti dal volume “Fotografi siciliani nel mondo” di Roberto Strano e della concomitante mostra “Sicilians” allestita al Museo di Palazzo Merulana di Roma. Questo è di Gaetano Savatteri.
Fotografi a Regalpetra
@ Gaetano Savatteri
Questo significa crescere in un luogo letterario: vivere allo specchio. Gli abitanti di Macondo, di Montelusa, di Vigàta si muovono dentro un paesaggio doppio, reale e immaginario. E infatti possono cadere nella trappola di credersi personaggi in cerca d’autore. E’ un rischio, ma anche un privilegio che consente di partecipare a una dimensione un po’ folle dell’esistenza. Ho fatto i primi passi da adulto a Regalpetra. O meglio, io vivevo a Racalmuto, provincia di Agrigento, sud del sud della Sicilia. Sicilia periferica e marginale, distante dal mare e dai monti, paese di colline e di miniere, di immigrazione e di mafia. Sicilia nella storia, ma non cruciale, non nevralgica.
Un piccolo paese che, come diceva Gesualdo Bufalino, si può abbracciare con un’occhiata. Non c’erano grandi attrazioni turistiche, non c’erano quindi ragioni perché girassero per le strade e per la piazza di Racalmuto uomini e donne con la macchina fotografica a tracolla come invece avveniva ogni giorno a pochi chilometri da Racalmuto, in quella Valle dei Templi frequentata da visitatori, viaggiatori, turisti e fotografi. Ma Racalmuto apparteneva anche al territorio della letteratura, sotto il nome trasfigurato di Regalpetra, perché così era stata ribattezzata nel primo libro di Leonardo Sciascia. “Le parrocchie di Regalpetra”, appunto. Per un ragazzo che cominciava ad amare il mondo attraverso i libri, era una strana sensazione quella di muoversi in una realtà sdoppiata. Leggevi i libri di Sciascia, ci trovavi persone diventate personaggi, strade e episodi che già appartenevano al mondo della narrazione: poi uscivi da casa e quei personaggi tornavano ad essere persone, gli episodi letterari tornavano ad essere aneddoti familiari o paesani. Nell’inganno della giovane età, ritenevo che non si potesse vivere in un luogo che non fosse già scritto e inscritto nel perimetro della letteratura nazionale. Per le strade del mio paese era consueto incontrare qualcuno con le macchine fotografiche al collo. A differenza di quelli che si vedevano nella Valle dei Templi, questi fotografi ignoravano le antiche pietre: le vecchie chiese, il teatro comunale chiuso e abbandonato, la lunga scalinata che porta al santuario. Puntavano i loro obiettivi sui volti, sulle persone, sui gesti che attraversavano l’aria. E quelli si prestavano a farsi fotografare, facendo finta di ignorare – per posa o per superbia – l’occhio di chi li scolpiva in pellicola. C’era quindi una certa dimestichezza con i fotografi che da molti anni venivano a Racalmuto cercando Regalpetra o forse costruendo per immagini la Regalpetra di Sciascia attraverso gli abitanti di Racalmuto. Ed era stupefacente che i racalmutesi si piegassero abbastanza docilmente a prestare volti e gesti per costruire l’epopea contadina e mineraria di un piccolo paese dell’estrema periferia del mondo. Saprò poi, col tempo e crescendo, che quei fotografi si chiamano Enzo Sellerio, Ferdinando Scianna, Melo Minnella, Giuseppe Leone, Mario Pecoraino. E’ chiaro che loro, ed altri, vengono a Regalpetra per scandagliare il paesaggio letterario costruito da Sciascia. E dopo di loro molti altri si uniranno in questa perlustrazione del microcosmo di Regalpetra: Letizia Battaglia, Shoba, Angelo Pitrone, Franco Carlisi. Regalpetra diventa un palcoscenico di figure in bianco e nero, messo a fuoco nell’obiettivo di grandi fotografi come poche volte accade a un piccolo paese che non ha particolari attrazioni monumentali o architettoniche, ma che in compenso è il centro nevralgico di una poetica civile e sociale. La dimensione del doppio si moltiplica ancora una volta. La realtà si frantuma in un vortice di fotogrammi. L’uomo che ogni giorno col suo carrettino trasporta le teglie con le ciambelle destinate ad essere infornate assume il profilo di un personaggio immortale. E la stessa cosa avviene al ragazzino che risale di corsa il muraglione che difende la scalinata della chiesa del Monte o al giovane che ha conquistato la bandiera del Cilio nei giorni convulsi della festa della madonna (“rossa fiesta urlante grappolo di gioia”, diceva Sciascia). Le figure scolpite con le parole del libro, come il vulcanico don Ferdinando Trupia che domina le serate al circolo dei galantuomini, riprendono volti ed espressioni nelle foto scattate dai grandi fotografi. Eppure invece di tornare ad essere persone, con il loro corpo e la loro faccia, finiscono per identificarsi nei loro personaggi: nell’immagine del vecchio ben vestito che sorride accanto a Leonardo Sciascia è difficile capire se ci sia l’immaginario don Ferdinando o il vero don Luigino. Lo scrittore accanto al suo personaggio, in una relazione pirandelliana inestricabile. Crescere in un posto letterario, quindi descrivibile, narrabile e fotografabile, è un lusso e un privilegio. Significa convivere con una realtà che può essere ricreata sotto forma artistica. E soprattutto significa vivere in un luogo immortale: eternizzato come solo la scrittura, letteraria o per immagini riesce a fare. Significa vivere dentro la propria memoria collettiva, sentirsi parte di un mondo di personaggi che hanno già incontrato i loro autori. E quindi si può immaginare di essere immortali, che è poi il segreto diabolico o divino di ogni fotografia. Allargando la visuale, l’intera Sicilia è un luogo letterario. E dietro la costruzione per immagini di questo topos ci sono donne e uomini che l’hanno elaborata culturalmente, visivamente, con i loro scatti. Roberto Strano ripercorre a ritroso il meccanismo, andando direttamente ai volti e ai gesti di molti fotografi siciliani, non per realizzare un’enciclopedia, ma per segnare un percorso o delimitare una geografia ideale. Mette insieme così una sorta di “scuola siciliana” – ma sarebbe meglio definirla una “famiglia immaginaria” con una serie di relazioni, rapporti e idiosincrasie che, come in tutte le famiglie può essere fatta anche di dissapori e divergenze – accomunata fondamentalmente dal fatto di essere partiti dalla Sicilia (o dall’esservi tornati). I fotografi fotografati da Strano svelano così questa sorta di patologia: siciliani che hanno inventato la Sicilia con le loro immagini. Dove l’invenzione sta per scoperta o rinvenimento. Possiamo dire che Roberto Strano ha riallacciato i fili, elaborando un catalogo di esploratori e viaggiatori che hanno attraversato in lungo e largo l’isola letteraria per formarne una nuova, più reale di quella reale, più duratura di quella di pietra e di vento. Un gioco di specchi, di rimandi, di rinvii, di affinità e di citazioni come un album di famiglia. Di una famiglia immaginata, immaginaria e visionaria.
Gaetano Savatteri è nato a Milano nel 1964, da genitori di Racalmuto. A dodici anni è tornato, con la famiglia, in Sicilia, proprio a Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia. E qui, assieme ad altri giovani, nel 1980 ha fondato il periodico Malgrado tutto, piccola testata giornalistica che nel primo numero presentava un articolo di Sciascia. L’autore de Il giorno della civetta restò sempre affezionato a quel foglio locale, e spesso su quelle pagine si sono ritrovati altri interventi dello scrittore di Racalmuto. In pochi anni, attorno alla testata, si sono raccolte molte altre firme come quelle di Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo. Ancora oggi il giornale continua ad essere il luogo nel quale si ritrovano giornalisti e scrittori legati alla figura di Sciascia: Andrea Camilleri, Giuseppe Bonaviri, Matteo Collura. Nel 1984 Savatteri comincia a lavorare come cronista nella redazione di Palermo del Giornale di Sicilia. In seguito si trasferisce a Roma, prima come inviato dell’Indipendente, poi come collaboratore del Tg3. Dal 1997 è giornalista al Tg5. Il suo ultimo romanzo si intitola “Il delitto di Kolymbetra”, Sellerio, Palermo, 2018.
Roberto Strano. Fotografo professionista, vive e lavora a Caltagirone, spostandosi in Italia e all’estero. Si dedica alla fotografia di reportage con particolare attenzione alla fotografia sociale. E’ docente in diversi corsi di fotografia. Dagli anni ’90 ha svolto un’ intensa attività di ricerca per la quale ha ottenuto diversi riconoscimenti anche internazionali. Gli anni tra il ’92 e il ’96 segnano un’ importante crescita professionale per la collaborazione con diversi studi fotografici tra Catania, Roma e Napoli (tra cui quello del noto fotografo napoletano Ciro Gaita). Nel ’94 a Roma effettua importanti servizi: “Una scala per le stelle” in Piazza di Spagna dove partecipano Carol Alt, Naomi Campbell, Valeria Mazza, etc. A fine del ’96 realizza un servizio con Miss Italia “Denny Mendez”. Nel ’99 è socio fondatore della Galleria “Luigi Ghirri” Caltagirone. Nel ’02 vince l’ importante concorso internazionale di fotografia “Premio Canon Giovani Fotografi”. Nel ’03 dal 21 al 24 Marzo espone al Photo Show di Milano. Nel ’03 Premio Europeo “Human Work” ed espone in Spagna, Germania, Romania, e Italia. Dal 02 agosto al 10 agosto partecipa come ospite al Toscana Photographic Workshop con i fotografi del National Geographic. Nel ’04 Collettiva internazionale ed espone in Arabia Saudita e Singapore. Nel ’04 Personale “Back-Stage da un Matrimonio” a cura di Denis Curti “Contrasto” Centro Culturale San Fedele Milano. Nel ’05 docente di Fotografia presso l’istituto Professionale “Lucia Mangano” di Catania per il progetto “La Fabbrica del Sorriso”. Nel 2006 Direttore della Fotografia nel film “Cani Randagi”. Marzo 2007 Espone al Photo Show di Milano. Dal 21 Sett al 30 Sett 2007 personale fotografica c/o le Ciminiere di Catania. Il 19 ottobre a “Forma”, Centro Internazionale della Fotografia, Milano presenta le fotografie del libro Guardami Dentro commentate dallo scrittore Vincenzo Consolo, il Direttore della Contrasto Denis Curti e dal Fotografo Ferdinando Scianna Agenzia Magnum. Dal 09 febbraio all’08 Marzo 2008 Personale “Giro di Boa” RAGUSA. Dal 19 Aprile all’11 Maggio Docente Workshop Fotografico con Giuseppe Leone. Etna Photo meeting concorso Nazionale di fotografia 1° classificato Premio Gazebo D’oro Premio allo Spettacolo e alla Comunicazione. Dal 27 al 30 Novembre 2009 ospite a Milano alla manifestazione “fotografica 08” organizzata da Canon e dall’agenzia Contrasto presso Forma “Centro Internazionale della Fotografia”. Nel 2009 direttore della fotografia nel film “Una corsa per la vita”. Dal 24 al 26 Settembre 2010 membro della comissione giudicatirce al “Med Photo Fest 2010” presieduta da Gianni Berengo Gardin. 2011 Cura la fotografia nel film “L’albero di noce”. 2011 Espone dal 01 ottobre al 14 ottobre alle Ciminiere (CT). 2011 In giuria al “Med Photo Fest 2011” insieme a Franco Fontana. Dal 14 al 16 Ottobre 2011 tiene un workshop sul tema “La fotografia di strada”. Dal 10 al 18 Marzo tiene un Workshop sulla “Fotografia Sociale” a Gela (Casa del Volontariato). Nel 2012 cura un workshop di reportage all’università di Fortaleza ed effettua un reportage contro il turismo sessuale nelle Favelas a Fortaleza in brasile (Il reportage realizzato sarà presentato con la prima grande mostra contro il turismo sessuale in Brasile in occasione dei mondiali di calcio del 2014).