Una terapia dell’anima per i nostri giorni. Ivano Dionigi, “Quando la vita ti viene a trovare – Lucrezio, Seneca e noi”, Editori Laterza
di Loredana Pitino (16-09-2019)
Ivano Dionigi, professore ordinario di Lingua e Letteratura latina, ha fondato e dirige il centro studi “La permanenza del classico” presso l’Università di Bologna di cui è stato Rettore. Ha dedicato gran parte dei suoi studi, sin dalla tesi di Laurea, alla traduzione e interpretazione del De rerum natura di Lucrezio (quella che chiama “una cattedrale verbale”) e all’opera di Seneca.
Il suo approccio con la classicità, e questi autori in particolare, è stato quello di adoperarli come una lente di ingrandimento per leggere il presente e cercare in loro le risposte che la contemporaneità avanza ma non sempre risolve; nel 2016 aveva già pubblicato, per Mondadori Il presente non basta, La lezione del latino, dove, come dichiara nel titolo, esprime tutta la necessità di ricorrere alla “lezione” dei classici, degli autori che nella lingua latina si sono espressi.
Adesso torna, con questo suo ultimo saggio, pubblicato da Laterza nel 2018, a interrogare due grandi fra i più grandi degli autori latini: Lucrezio e Seneca e a sottolineare il legame fortissimo fra loro “e noi”.
Il titolo desta la nostra curiosità, Quando la vita ti viene a trovare, una frase che Dionigi immagina che Lucrezio abbia dato direttamente a Seneca: “La vita ti è venuta a trovare e ti ha presentato il conto”. Ecco la chiave di lettura che giustifica l’opportunità di ricorrere al pensiero, alla poesia, alla filosofia dei classici tutte le volte che le difficoltà della vita ci pongono le domande esistenziali: vita, morte, religione, natura, virtus, senso della vita. Sono i punti focali, i nodi cruciali che si rinnovano nell’indagine esistenziale di ciascuno di noi.
Lucrezio, poeta latino del I sec. a.C, Seneca, filosofo, scrittore, tragediografo (e altro ancora) della prima età imperiale sono definiti da Dionigi “il controcanto al presente”; loro, così diversi, antitetici per biografia, pensiero, posizione etica e politica, corrente filosofica di appartenenza, hanno speso la loro vita per comunicare, divulgare, argomentare le risposte trovate alle nostre stesse domande.
Oggi, Ivano Dionigi, filologo, studioso appassionato, professore universitario, ci indica una strada per scoprire una possibile, alternativa “terapia dell’anima per i nostri giorni”.
Il saggio si compone di due parti e un prologo. La prima parte è un dettagliato excursus sui temi topici delle filosofie di tutti i tempi: La vita ideale, La felicità, Stare o andare, Apparenza e realtà. La seconda parte mette in scena un dialogo immaginario, un confronto ad armi pari, tra Lucrezio e Seneca.
Non è un saggio per eruditi o classicisti; al contrario, l’ambizione massima di Dionigi è stata sicuramente quella di proporre l’insegnamento dei due grandi Autori anche a chi non sappia nulla o ricordi poco dei suoi studi al tempo del Liceo, quando, forse, tradurre Seneca o Lucrezio imponeva grandi sforzi e difficoltà che, talvolta, sacrificavano la bellezza e la profondità dei loro messaggi, espressi in una lingua esatta e perfetta. Il merito di questo volume è quello di restituire il messaggio dei due scrittori in termini semplici ma rigorosi e documentati, senza rischiare mai di annoiare il lettore con pedanti citazioni o sovrabbondanze filologiche.
Questo esile, ma profondo, saggio, che potremmo definire pamphlet, restituisce a tutti e per tutti, la luce che si trova nei testi latini, nella poesia filosofica di Lucrezio e nelle strutture rigorose e complete dei saggi di Seneca.
Nella seconda parte, il dialogo immaginario, tra gli autori rende ancora più lieve la trattazione, l’alleggerisce coi toni di una ironia colta e sottile dove il confronto recupera il metodo dell’indagine filosofica dialettica, affianca le due diverse posizioni sull’etica, sulla politica, sulla religione e poi sulla lingua.
Latinista erudito, Dionigi, oltre che sui temi, si sofferma anche sull’analisi della lingua usata dai classici; per esempio sul lessico rinnovato di Lucrezio (verba nova) o sull’operazione di Seneca di rendere concreto l’astratto e spostare l’esteriorità verso l’interiorità, Seneca usa il traslato laddove Lucrezio aveva inventato una lingua carente nel lessico, con calchi linguistici dal greco, (verba nota).
Anche su questo aspetto, nel dialogo immaginario, Lucrezio e Seneca si confrontano; su alcuni aspetti Dionigi escogita una conciliazione, laddove il loro pensiero diverge, ma non ci lascia mai una verità definitiva, non parteggia per l’uno o per l’altro; sceglie piuttosto di affidare al lettore la soluzione ideale, la risposta concernente ai nostri tempi, l’idea più giusta per trovare “quella terapia dell’anima” così necessaria al nostro presente così complesso.