“Il Pirata”, per amore. Un esordio promettente del romantico Cigno catanese
@Anna Di Mauro (30-09-2019)
CATANIA – Melodramma ambientato in Sicilia, un omaggio alla terra che gli diede i natali, quest’opera prima di Vincenzo Bellini, “Il Pirata” echeggia nelle sue note ricercate dagli ori e velluti del Teatro Massimo Bellini di Catania, con la raffinatezza e i virtuosismi di un grande musicista, pur nell’affastellarsi di note di un esordio. Trionfalmente accolto nel 1827 alla Scala di Milano dall’emozionato autore, come egli stesso scrive in una lettera ai suoi cari, ”Il Pirata” si rivelerà il manifesto del meloromanticismo. Da qui in poi Bellini prenderà le distanze da Rossini, inaugurando la fertile stagione di un percorso innovativo. Quest’opera prima rivela in nuce, pur se confusi nell’impeto creativo, soprattutto nel primo atto, tutti i tratti dello stile inconfondibile del genio che il maestro avrebbe dispiegato nelle sue opere più famose, dalla Norma ai Puritani, alla Sonnambula, a tal punto da oscurare questo primo lavoro che godrà di rare rappresentazioni. L’edizione di quest’anno lo ha meritoriamente dissepolto, ma all’insegna dell’economia, viste le endemiche difficoltà dell’Ente, proponendo un allestimento registicamente “semplice”, con costumi e pannelli riciclati da un baluginante medioevo e un cast di voci non proporzionate all’arduo compito, come il timbro e l’estensione di Filippo Adami o come, pur rispettando i canoni di un canto fitto di melismi e ricami del gorgheggio, l’estensione della voce di Francesca Triburzi carente nei finali, salva la possanza, ma contenuta, di Francesco Verna. A questo si aggiunga una stasi coreografica e una teatralità degli interpreti poco evocativa, spesso oscura (ancora ci chiediamo la ragione dell’arrivo di una sedia durante un drammatico colloquio tra due protagonisti. Forse in difficoltà deambulatorie?). Il dramma è più nella storia che nei personaggi, spesso impacciati , alle prese con lo stravisto scorrimento di pannelli che tagliano gli spazi e i movimenti, cercando di evocare strenuamente luoghi e atmosfere lontani. Il coro, a parte un lieve movimento iniziale, vieppiù staziona senza forma.
La procella e il naufragio che apre l’opera (che non può non ricordarci altri naufragi contemporanei, ma l’idea non si è fatta strada) dà inizio alla storia dall’intreccio semplice e forte. Capitano della nave naufragata è Gualtiero, diventato pirata per il disperato amore per Imogene, di cui ha perduto le tracce, perseguitato dal duca Ernesto nelle cui grinfie il misero cadrà per rio destino. Ironia della sorte romantica infatti la nave naufragherà nel regno di Caldora, governato da Ernesto momentaneamente assente, impegnato in azioni guerresche. Accolto in incognito con il suo equipaggio dalla sposa del duca, ancora ironia della sorte, l’infelice Imogene, il colmo dell’ ironia, forzatamente moglie di Ernesto, da cui ha anche avuto un figlio, Gualtiero si rivelerà all’amata. In un impeto di rabbia vorrebbe ucciderne il figlio, ma poi si pente e le chiede un ultimo, disperato colloquio.
Intanto Ernesto è ritornato vincitore e presto indagherà sull’identità dei rifugiati. Geloso e sospettoso, avendo sorpreso i due infelici innamorati in un colloquio segreto, sfida a duello Gualtiero che lo uccide per poi costituirsi ed essere condannato a morte, mentre Imogene darà spazio alla follia nel drammatico finale. Un intreccio amoroso in pieno furore romantico, restituito dalla penna di Felice Romani ed esaltato dalla grazia di un Bellini già pronto a spiccare il volo nei cieli dell’arte, anche se per poco. La morte che si affaccia prepotentemente nelle sue opere ghermirà il giovanissimo genio lasciando un vuoto nel mondo della musica dell’Ottocento. Di tale grandezza ci piacerebbe gustare in proporzionata grandezza.
Il pirata
Melodramma in due atti di Felice Romani
Musica di Vincenzo Bellini
Personaggi e interpreti
Ernesto Francesco Verna / Salvatore Grigoli (25, 28 settembre, 1 ottobre)
Imogene Francesca Tiburzi / Letitia Vitelaru (25, 28 settembre, 1 ottobre)
Gualtiero Filippo Adami / Deniz Leone (25, 28 settembre, 1 ottobre)
Itulbo Riccardo Palazzo
Goffredo Sinan Yan
Adele Alexandra Oikonomou
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore Miquel Ortega
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Regia Giovanni Anfuso
Scene Giovanna Giorgianni
Costumi Riccardo Cappello
Assistente alla regia Angelo D’Agosta
Nuovo allestimento scenico
Con sopratitoli in italiano e in inglese
a cura di Prescott Studio, Firenze,
con Inserra Chair (Montclair State University) e ICAMus, USA
Produzione Teatro Massimo Bellini di Catania
AL TEATRO MASSIMO BELLINI DI CATANIA FINO AL 3 OTTOBRE