Blocco 3 alla XL edizione di Benevento Città Spettacolo. La memoria necessaria: Livorno, La Guglia e i suoi angoli segreti
di Marco D’Alessio 26-08-2019
BENEVENTO – Gli angoli della Livorno anni ’80, le sue strade, i quartieri popolari e quelli più agiati, il mare, gli amici del cortile, le personalità del proprio palazzo sono gli elementi che fanno da sfondo alla storia di Mario Nesi, undicenne che vive nel Blocco 3 del rione La Guglia. E’ il terzo palazzaccio di una serie di edifici di sicurezza – voluti dal regime fascista a scopo contenitivo per i sovversivi – e persino le sue strutture architettoniche grondano enfasi apologetica verso lo stentoreo dittatore dall’accentuata protrusione labiale, in specie la scritta apodittica atta a celebrare il Dux ululante, come ricorda sempre a tutti il partigiano Oreste, anziano del cortile che intrattiene il vicinato con i suoi racconti. La vita di Mario trascorre in compagnia degli amici di sempre Willy, Yuri, Einstein (detto così per la sua indole ingegnosa), i fratelli Giordani e Jonathan che è l’anima propositiva del gruppo, insieme appare più facile avvicinarsi alle prime esperienze adolescenziali, ai primi eccessi e alla scoperta dei sensi.
A scuotere la sua esistenza arriva Cinzia, per cui Mario prova una passione travolgente al punto da voler imitare l’amante della giovane vicina di casa chiedendo ai genitori di avere in regalo la vespa, i Ray-Ban e l’abbigliamento in voga per poter ottenere l’agognato appuntamento con la giovane, che si rivelerà una delusione rispetto alle sognanti aspettative.
Figura di riferimento di Mario è il padre, granitico comunista con una rigida visione della realtà, fortemente legato ai valori ideologici del partito al punto da commentare le personalità dell’epoca legate al PCI come se fossero suoi fratelli. Quest’uomo così legato alla sua città da definirla più bella di qualsiasi capitale estera, attraverso i suoi racconti trasmette al figlio la percezione e visione di ogni angolo, gli aneddoti, le aspre competizioni locali, tra città ecc. Come in ogni rapporto genitore–figlio che si rispetti non può non esserci lo scontro generazionale. Mario inizia a contestare le ferree convinzioni paterne, si ribella, ha delle discussioni con suo padre, ma il ricordo che ne conserva da adulto, ormai lontano dal quartiere natìo, è forte indelebile, benevolo.
Un’opera appassionante, nella quale le descrizioni dei luoghi e delle persone che compongono il microcosmo del protagonista, con le rispettive ‘voci’, danno forma e vita alle immagini, accompagnando per mano lo spettatore come se non stesse seduto davanti a un palco, ma in cammino per le vie e le piazze. La narrazione dal tono agrodolce dei ricordi d’infanzia di Mario è ben resa dall’interpretazione dell’attore Fabrizio Brandi, la cui origine livornese è determinante nel far riverberare lo spirito della città all’interno del racconto. Uno spettacolo la cui essenza induce a ricercare nell’epifania rappresentata i ricordi legati al luogo dove fu bella (la nostra) giovinezza, col suo miele di fanciulle e di fame. Così le vicende e i caratteri che animano un luogo fatidico non confluiscono semplicemente in un racconto su Livorno, ma lo traducono in riflessione sulla memoria delle proprie origini, con tutti gli aneddoti, le leggende e i misteri che ne conseguono.