LA VITA E’ ALTROVE
di Lucia Tempestini 10-05-2015
E’ un film che parla con la voce, che pensavamo perduta per sempre, di Natalia Ginzburg. Compone una sonata di piccole virtù, rituali salvifici, goffaggini lievi, slanci e affanni. Filamenti luminosi che piano piano vanno a formare quell’Altrove spesso così vicino e trascurato, o addirittura rinnegato, per stoltezza o timore.
L’amore non è fatto per i pavidi, per gli irresoluti. Per chi teme se stesso, la propria indole e i propri desideri. Per chi vuole conservare una via di fuga verso una terra ormai estranea, eppure percepita più vicina al canone, quindi socialmente rassicurante.
La sequenza chiave del film è quella in cui Federica approfitta dell’assenza di Marina (una Sabrina Ferilli asciutta e plausibile, inaspettatamente efficace nei sottotoni venati di malinconia) per ritrovare nelle stanze dell’appartamento fantasmi di gesti e oggetti minimi: un profumo, una particolare crema, capaci di evocare un istante perduto, di far risuonare la vibrazione unica di un corpo. Perché il corpo di un’amante prende ad abitare in noi, e non cessa di farlo se per noncuranza, ottusità, paura, pigrizia o capriccio decidiamo di abbandonarlo.
La sensibilità che Margherita Buy mette nel ricamare, con mani e sguardo, con la sua stessa essenza, questo prezioso merletto di emozioni, la conferma fra le grandi attrici europee.
Ma la vera sorpresa, l’artiglio efferato della regia, si mostra nella sequenza post-finale: Sergio e Marco, i due vacui, miserrimi ex di Federica, vaneggiano, complici e soddisfatti, di vacanze comuni a Gaeta e orridi barbecue bifamiliari, mentre la vita – in altro luogo – si dipana e muta per sempre, travolta da ortesiani venti di mare (o meglio, dal vento “che scuote i rami della quercia e scioglie le ginocchia”, per citare Saffo). Sogghignano, gli illusi, pensando che in fondo il legame fra due donne non è una cosa seria, casomai una fonte di ispirazione per grezze fantasie maschili.
Quello di Maria Sole Tognazzi sembra anche un acuminato gioco metacinematografico. Mentre nell’appartamento di Federica e Marina, e successivamente in ascensore, si rivaleggia con i toni e le sfumature dei maestri della commedia d’oltralpe (riuscendo così a unire, in modo magistrale, la vita “vera” con l’hofmannsthaliana “vita che sta dietro a quella vera”, il qui e l’altrove), a casa di Sergio i due uomini recitano compiaciuti i cascami della commedia all’italiana, ormai priva di eversione e dissanguata dagli stereotipi asfissianti di una borghesia piccola piccola e prevalentemente maschile.
Viene la tentazione irresistibile di rispondere come Federica alla domanda sorridente di Marina: “Vado al 6°, e lei?”.
“Anch’io”.
Titolo originale | IO E LEI |
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Paese di produzione | Italia |
Anno | 2015 |
Durata | 102 min |
Genere | drammatico, sentimentale |
Regia | Maria Sole Tognazzi |
Sceneggiatura | Maria Sole Tognazzi, Ivan Cotroneo, Francesca Marciano |
Produttore | Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori |
Produttore esecutivo | Viola Prestieri |
Casa di produzione | Indigo Film, Rai Cinemacon il contributo del MiBACT in collaborazione con Ifitalia |
Distribuzione in italiano | Lucky Red |
Fotografia | Arnaldo Catinari |
Montaggio | Walter Fasano |
Musiche | Gabriele Roberto |
Scenografia | Roberto De Angelis |
Costumi | Antonella Cannarozzi |