Cristobal Balenciaga, il re dell’haute couture che non volle piegarsi al prêt – à – porter
di Antonella Falco 30-06-2019
Di lui Coco Chanel disse «l’unico vero couturier, in fondo, era lui, gli altri sono solo fashion designer», mentre Christian Dior lo definì «il maestro di tutti noi». A chi si riferivano? A Cristobal Balenciaga, l’artista dell’haute couture che non volle piegarsi al prêt – à – porter.
Cristobal Balenciaga nasce il 21 gennaio del 1895 a Getaria, piccolo borgo di pescatori nella provincia spagnola di Gipuzkoa. In famiglia il denaro non è molto, i giocattoli costano troppo e così il piccolo Cristobal trascorre l’infanzia aiutando la mamma, di professione sarta, a cucire. Per il bambino è un gioco come un altro, ma impara a farlo con tanta abilità da rendere ben presto chiaro a tutti che il suo è un autentico talento, tanto che a dodici anni lascia la scuola e segue la propria passione iniziando a lavorare come apprendista nel laboratorio di un sarto. Quello che impara in questi primissimi anni della sua vita fa sì che Balenciaga sia poi uno dei pochi stilisti capaci di disegnare, tagliare e cucire da solo le proprie creazioni: insomma confezionare un abito dal modello alle rifiniture. A questo si riferisce Coco Chanel nel definirlo «l’unico vero couturier».
La bravura del giovanissimo Cristobal viene notata dalla marchesa Torres, nobildonna locale che lo prende sotto la sua protezione e gli paga gli studi sartoriali a Madrid. Balenciaga apre la prima boutique nel 1919 a San Sebastian. La sua fama si diffonde a gran velocità, di lui si dice che sa valorizzare e rendere bella ogni silhouette. Nel giro di poco tempo altri due atelier vengono aperti a Madrid e a Barcellona. Tra i suoi clienti Balenciaga può vantare i membri della famiglia reale spagnola e, conseguentemente, moltissimi esponenti dell’aristocrazia. La strada sembra spianata verso un destino di grandi successi e soddisfazioni professionali, ma nel 1936 in Spagna scoppia la guerra civile e lo stilista è costretto a chiudere tutte le sue boutique e a riparare a Parigi. Il francese lo parla già da tempo: fin da ragazzo, infatti, è solito recarsi nella città di Biarritz, al confine con la Francia, per vedere come vestono le donne francesi. A Parigi lo precede la sua reputazione, così, a meno di un anno dall’arrivo, nell’agosto del 1937, ha modo di aprire la prima boutique parigina in Avenue George V. Sono anni di intenso lavoro, malgrado l’Europa sia devastata dalla guerra – nel frattempo è scoppiato il secondo conflitto mondiale – c’è chi è disposto a viaggiare fino a Parigi per poter ammirare e acquistare le sue creazioni. Accanto a Cristobal è Vladzio Jaworowski d’Attainville, ufficialmente suo collaboratore, e poi socio, in realtà il suo grande amore, la sua fonte d’ispirazione e il braccio destro nella gestione della maison: per quanto appassionata fosse, i due amanti riescono a tenere prudentemente nascosta la loro relazione. Intanto il successo va crescendo, nel 1945 il nome di Balenciaga è sinonimo di lusso all’ennesima potenza ed è ormai universalmente noto. Se una donna è ricca veste Dior, ma se è ricchissima deve vestire Balenciaga: questa è la voce che circola negli ambienti altolocati della capitale francese e non solo.
In quegli anni Balenciaga reinterpreta gli stili propri di epoche passate della storia spagnola dando vita alla collezione nota con il nome di Infanta, che si ispira agli abiti indossati dalla Principessa di Spagna nei ritratti dipinti da Diego Velazquez, e alla collezione Jacket of light, che prende a modello i boleri degli antichi toreri spagnoli. Ancora nel 1945 partecipa al Teatro della moda, una mostra itinerante di bambole-manichino vestite con abiti di haute couture opera dei più apprezzati stilisti di Parigi. La seconda metà degli anni Quaranta vede Balenciaga lanciare i suoi primi due profumi: Le Dix, nel 1947, così chiamato ispirandosi al numero civico della propria boutique, e La Fuite Des Heures, nel 1949. Nel suo atelier si vanno nel frattempo formando apprendisti i cui nomi sono destinati a un luminoso futuro: Oscar de la Renta, Hubert de Givenchy, Emanuel Ungaro, Mila Shön. Alle sue sfilate, racconta la celebre giornalista di moda Diana Vreeland – a sua volta entusiasta – gli spettatori vanno in deliquio. Tuttavia un triste epilogo attende la storia d’amore tra Cristobal e Vladzio: nel 1948 quest’ultimo muore e Cristobal, depresso e scoraggiato, medita di ritirarsi. Fortunatamente non lo fa e malgrado i suoi timori, Balenciaga si rende conto che la sua vena creativa non si è spenta: a Vladzio resterà sostanzialmente fedele per tutta la vita, intrattenendo da allora in poi solo relazioni di poco conto.
La sua vocazione è ora quella di continuare a esaltare la figura femminile con scelte stilistiche inusuali, così ignora il punto vita, disegna abiti a tunica e bluse, giacche e gonne a palloncino, cappotti e vestiti ad uovo. Nel 1955 lancia anche Quadrille, la sua terza fragranza. Il 1958 è l’anno in cui il marchio Abrahm crea appositamente per Balenciaga il gazar, un nuovo tipo di tessuto: una raffia di seta dalla particolare struttura rigida che permette di dare ai capi d’abbigliamento forme del tutto nuove. Un altro materiale innovativo usato dallo stilista spagnolo per le sue creazioni è il cracknyl. Nel jet set internazionale sono innumerevoli le celebrità che vestono Balenciaga: la Principessa di Monaco Grace Kelly; la contessa Von Bismarck, una sorta di influencer dell’epoca; l’attrice Greta Garbo; la moglie del Presidente degli Stati Uniti Jackie Kennedy; e Wallis Simpson, la moglie americana di Edoardo VIII, solo per citarne alcune. Nel 1960 è lui a disegnare l’abito da sposa di Fabiola de Mora y Aragón per le nozze col Principe del Belgio Baldovino I. Nello stesso anno gli viene conferita la Legion d’onore per i servizi resi all’industria francese della moda. Il grande stilista, con l’avvento del prêt – à – porter, che disdegna tanto da rispondere piccato a chi gli chiede di piegarsi alla nuova tendenza «non prostituirò il mio talento», decide di ritirarsi. È il 1968, ha settantaquattro anni ed è ricco sfondato. Nei quartieri più prestigiosi di Parigi, ma anche in Spagna, ha fatto ottimi investimenti nel campo immobiliare, ora desidera solo fare ritorno in patria ed è proprio in terra spagnola, a Valencia, che si spegne il 23 marzo del 1972. La rivista di moda più famosa del tempo, Women’s Wear Daily ne dà notizia titolando «il re è morto».
Nel 1986 il suo nome e il suo stile sono stati riportati sulle passerelle, rispolverando l’antico splendore. Oggi la maison è guidata da Demna Gvasalia, stilista di nazionalità tedesca ma di origine georgiana, classe 1981, formatosi professionalmente in Belgio, alla Royal Academy of Fine Arts Antwerp, che prima di approdare alla casa di moda Balenciaga ha lavorato, dal 2013 al 2015, per Louis Vuitton.