Fra pietas e foga inquisitoria ‘Processo a Gesù’ alla Certosa di Firenze

Fra pietas e foga inquisitoria ‘Processo a Gesù’ alla Certosa di Firenze

di Lucia Tempestini 14-05-2019

FIRENZE – Majakovskij ebbe la fortuna di incontrare l’Anima, descrivendola come una signora in vestaglietta azzurra che lo invitò gentilmente ad accomodarsi nel suo appartamento. Magari somigliava alla donna delle pulizie protagonista del finale di Processo a Gesù. Mentre si stringe sul petto uno scialle di lana rosa antico, di quelli lavorati ai ferri, rivive nella memoria l’ingresso in scena della Signora Frola nel Così è (se vi pare) della Compagnia dei Giovani. In Anna Collazzo troviamo di nuovo quegli occhi febbrili e quasi spaventati, insieme alla voce, un cespuglio mosso dal vento. E’, come Maria, la Madre di un Figlio Morto, portatole via dai questurini con l’accusa di essere un sovversivo e ucciso pochi giorni dopo. Viene sempre classificato come sovversivo chi cerca di invertire il movimento inerziale dell’empietà. Ma il giovane vive ancora, dentro il sangue della donna, le parla ogni giorno, le racconta tutte le emozioni che non le aveva mai confidato. I vivi e i morti dialogano e si ascoltano, aspettano. Con umiltà inflessibile si rivolge al Giudice e all’Accusatore, testimoniando l’innocenza di Gesù e descrivendo il sentimento di speranza che la sostiene, capace di far fiorire la steppa e il narciso.

Questa Madre percossa da uno smisurato dolore, eppure ardente e dignitosa, riassume il senso dell’operazione drammaturgica di Sabrina Tinalli. L’esercizio metateatrale di Diego Fabbri viene spogliato di ogni cerebralismo di superficie per portare alla luce le ambivalenze e i tormenti che ne costituiscono il nucleo. Una compagnia teatrale, mutuando elementi pirandelliani, istruisce un nuovo processo a Gesù durante il quale vengono chiamati a deporre i protagonisti mai ascoltati: Maria, Giuseppe (incantato dalla fanciulla al punto di accoglierla in casa per il puro piacere di osservarla dentro l’ombra creata da un albero), Giovanni, Pietro (che tradirà Gesù per delusione e timore della Legge), la Maddalena, schiava di se stessa e riportata alla coscienza.

Incalzate dalla caparbietà dell’Accusatore, devoto alla Ragione fino a rasentare il fanatismo, queste figure, sovrapposte agli interpreti, ricostruiscono la storia di Cristo per frammenti, e ogni episodio descritto viene smontato e rimontato dall’inquisitore con accanimento e metodo allo scopo di dimostrare come Gesù sia stato soltanto uno dei tanti folli o millantatori che si aggiravano in Galilea dichiarandosi figli di Dio. Un illusionista che carpiva l’attenzione del popolo con le sue magie, un predicatore invasato e pericoloso, alla fine tradito da tutti. Accecato dalla sua stessa foga programmatica, l’accusatore non viene neppure sfiorato dal pensiero che tutto quanto sia stato determinato da una precisa, profetica volontà di Gesù. Anche la scelta di individui fragili, o dalla personalità deviata come Giuda, ha contribuito ad aggiungere sempre nuove tessere al mosaico di un disegno del tutto inaspettato. Quando tutti, con i loro atti, da Ponzio Pilato ai Sacerdoti del Sinedrio, da Pietro a Giuda, intendevano costringerlo a manifestare la sua divinità, salvando se stesso con qualche prodigio, o semplicemente confidavano che questo avvenisse, Gesù ha invece attraversato il martirio da essere umano, soffrendo finché il dubbio non si è fatto lacerazione della carne, generando il grido di smarrimento e rivolta padre, perché mi hai abbandonato?

Perché è sul dubbio che si fonda l’essenza umana, e sul desiderio che gli aculei delle baionette non lacerino più il cielo, che i cuori rivestiti di ferro riprendano a pulsare. Che ognuno di noi, prima che la Terra diventi un astro spento, arrivi a sentire il moto di questo pianeta minuscolo, perso nell’Universo, e il suono delle onde elettromagnetiche che percorrono spazi infinitamente lontani, quel miracoloso motivo polifonico teorizzato da Keplero in Harmonices Mundi nel 1619. E, insieme, avvertire la presenza delle creature afflitte e perciò salvifiche, incarnate dal Puma di Alonso e i visionari. Bisogna lasciare ogni sera una ciotola d’acqua fuori dalla porta, lui – non visto – verrà.

 

PROCESSO A GESU’

tratto dalla commedia di Diego Fabbri

riduzione e allestimento a cura di Sabrina Tinalli

musiche a cura di Vanni Cassori

luci a cura di Daniele Nocciolini

con (in ordine alfabetico) Marcello Allegrini, Fabio Baronti, Luca Cartocci, Anna Collazzo, Massimo Manconi, Andrea Nucci, Sabrina Tinalli, Silvia Vettori