Un’anima da grimpeur e da narratore vero: Pierluigi Pedretti il “Demone in bicicletta”
“I miei nonni, Luigi ed Erminia, con figli a carico viaggiarono per lavoro e costrizione, giungendo in Calabria molti anni fa. La madre di mia nonna temeva per la loro vita: gli abitanti di quella regione lontana avevano brutta fama. Giravano armati di coltello, erano irascibili e rissosi. I calabresi erano diavoli in terra. […] C’è voluto tempo per capire che la mia regione – un territorio difficile, di scarse pianure e di selvagge montagne – è terra tormentata, segnata da terremoti e alluvioni, attraversata nei secoli da invasioni, saccheggi e violenze di ogni genere. Un giorno ho sentito che dovevo guardare meglio la mia comunità, il suo paesaggio, cercando di sfuggire alla frenesia del mondo, al suo disordine, ricercando l’antica bellezza nascosta tra le pieghe del brutto. Ho voluto farlo col vento in faccia, col sudore delle salite, col freddo delle discese, col sapore in bocca dei mille caffè. Ho provato a recuperare inedite dimensioni conoscitive, fermandomi in luoghi prima ignorati e parlando con le persone che ho incontrato per le strade, anche le più isolate e impervie. Perché per raccontare non c’è bisogno di inventare nulla: le storie vanno solo raccontate.”
È con queste parole che inizia Un demone in bicicletta. Tra le montagne di San Colombano di Pierluigi Pedretti, edito dalla casa editrice Le Farfalle del poeta editore Angelo Scandurra, un libro che fin dal suo incipit si presenta come una sentita e sofferta dichiarazione d’amore alla Calabria che si dipana attraverso capitoli brevi, agili come una pedalata in bicicletta, essenziali come l’urgenza di raccontare le tante storie e la bellezza aspra e scontrosa di questa regione. Pedretti, al suo esordio nell’ambito della narrativa, ma da anni collaboratore di giornali e riviste (Liberazione, La Rinascita, CalabriaOra, Il Quotidiano della Calabria, La Bottega del Barbieri) per i quali ha scritto e scrive prevalentemente di critica letteraria, specie in merito alla letteratura di genere e al fumetto, utilizza il suo mezzo preferito, la mountain bike, per attraversare gran parte della Calabria, narrandone località suggestive e persone, storia e tradizioni, meraviglie abbandonate e tesori da recuperare. Sono percorsi fisici ma anche mentali, itinerari della mente e del cuore, ma sarebbe riduttivo considerare questo volumetto solo come un reportage di viaggio o un testo destinato esclusivamente ai cultori della bicicletta. Esso è infatti anche un libro capace di offrire uno spaccato socio-antropologico della Calabria e sotto questo punto di vista si colloca idealmente sulla stessa scia degli studi condotti da antropologi calabresi quali Vito Teti, Mauro Francesco Minervino e Giovanni Sole. Ma c’è anche un altro noto antropologo che viene in mente leggendo il libro di Pedretti ed è Marc Augè, studioso di una “antropologia del quotidiano” che trova il suo campo privilegiato di analisi in alcuni spazi moderni (autogrill, hotel, centri commerciali, e in generale in tutti quegli spazi topografici che fungono da scenario ai riti dell’afflusso e del consumo di massa) dominati dall’assenza di storia, identità, relazioni. In base a ciò Augè ha elaborato la teoria dei “non luoghi”, intesi come spazi estranianti e deculturalizzati, che giacciono concettualmente all’estremo opposto del “luogo antropologico”. Possiamo dire che Pedretti nel suo Demone ci parla invece di luoghi che assurgono a luoghi antropologici in quanto dotati di una loro precisa identità e di una storia antica di secoli, luoghi che sono stati teatro di incontri, crocevia di popoli, sede di relazioni e di scambi materiali e culturali, tuttavia questi preziosi luoghi antropologici sono oggi minacciati dall’avanzare dei cosiddetti “non luoghi”, insidiati dal rischio dell’anonimato e dal pericolo incombente dell’indifferenza, dell’incuria e dell’abbandono. Ma è anche un altro il legame col noto antropologo francese, infatti forse non tutti sanno che la copiosa e feconda bibliografia di Augè annovera anche un piacevole librino intitolato Elogio della bicicletta. Pedretti, lungi dal fornirci una visione edulcorata, focalizza l’attenzione non solo sulle bellezze ma anche sui problemi irrisolti della Calabria, sullo stato di degrado in cui versano luoghi che per il loro valore paesaggistico o artistico meriterebbero ben altro trattamento, ci racconta di discariche a cielo aperto nel bel mezzo di boschi apparentemente incontaminati, di centri storici tristemente avviati al declino e allo spopolamento. Ma le storie contenute nel libro sono tante e spesso si intrecciano con la Storia, quella con l’iniziale maiuscola, come quando Pedretti racconta delle persecuzioni dei Valdesi nel 1561, nelle terre di Guardia Piemontese, San Sisto, San Vincenzo e altri comuni limitrofi. Un demone in bicicletta è anche un testo autobiografico nel quale l’autore si sofferma sulle proprie origini ibride, padre trentino e madre calabrese, compiendo un viaggio, reale e ideale al tempo stesso, che lo porta a riscoprire le proprie radici identitarie: “Fin da bambino ho ascoltato racconti di laghi e montagne davanti al tabiel fumante di polenta, oppure storie di briganti e tesori ammucciati, mentre mia madre affettava supressate. Ricordo ancora quando trascorrevo l’inverno tra casa dei nonni, dove ascoltavo in lingua trentina saghe familiari del freddo Nord, mangiando strudel di mele, e casa materna, dove le comari si raccoglievano attorno al focolare a raccontarsi nel calabrese più aspro le vicende paesane, assaggiando rusedde e turdiddi.” Testimone, fin dall’infanzia, di due culture che si materializzano nei racconti di famiglia, da un lato quelli nordici, alpini, e dall’altro quelli di Calabria, Pedretti sa di rappresentare il punto di raccordo e la sintesi tra due mondi lontani e tuttavia accomunati dalla bellezza di paesaggi mozzafiato. Due mondi che ora il Pedretti adulto non può che raffrontare l’uno all’altro e in questo confronto la Calabria appare terra di luci e ombre, dove spesso sono queste ultime a prevalere, essendo essa una regione il più delle volte maltrattata proprio da coloro che dovrebbero maggiormente amarla e preservarla. Da segnalare infine, tra i pregi di questo volumetto, anche il suo indubbio valore letterario, lo stile piacevole ed elegante che denota come Pedretti non sia soltanto un abile scalatore di montagne ma anche un raffinato lettore, capace in queste pagine di mettere eccellentemente a frutto le sue variegate e innumerevoli letture.
Un demone in bicicletta. Tra le montagne di San Colombano, Le farfalle, 2018, pp. 89, € 12,00