100 volte sì: una torbida storia di violenza
BENEVENTO – In una scuola elementare napoletana degli anni ’80 Michele sta svolgendo un tema dal titolo “Sei un bambino felice?”. Il piccolo ha poca voglia di scrivere il compito, si distrae, parla col vicino di banco, prova a copiare e alla fine chiede al maestro di uscire, ma gli viene negato il permesso, messo così alle strette scrive: “io sono figlio di una famiglia felice, di un padre felice, di una mamma felice… che mi volliono taaanto bene”. Parole semplici, immediate che alludono a un’apparente vita serena, ma in realtà tra le righe del tema, il bambino rivela degli abusi. Nicola il fratello del suo amico Rodolfo sorprende i due piccoli durante un momento di gioco e col ricatto di mettere alla berlina i due, li costringe a subire delle violenze in cambio del silenzio. Quello che inizialmente è stato un episodio occasionale, diventa un terribile appuntamento che si ripete ogni martedì, giorno in cui Nicola va a prendere i due bambini poiché i genitori di Michele non possono prelevarlo a causa dei loro impegni lavorativi.
In quel giorno, divenuto oggetto di odio da parte del bimbo al punto da cercare qualsiasi scusa per non andare a scuola, si consuma un rito sacrilego. Ormai Michele conosce ogni movimento del palazzo in cui si consumano le violenze. Il bambino desidera che l’orco sparisca attraverso l’aiuto dell’eroe He-Man, oppure di sparire lui stesso così da non subire più nulla, o almeno che sparisca il martedì, giorno dell’incubo. Finito l’anno scolastico e superata l’estate, riprende la scuola, la novità nella vita di Michele è che il terribile appuntamento si ripeterà oltre al martedì anche il giovedì. Quando ormai sembra non esserci più nessuna speranza, il bambino vorrebbe parlare con qualcuno del problema, ma ogni volta nella sua testa ricorre la voce di Nicola che lo minaccia di metterlo alla berlina con i suoi genitori. Infine una sera, presso una casa di campagna, dove si svolge una festa a cui sono invitate le famiglie di Michele e Rodolfo, i due bambini intenti a giocare in un capanno, vengono sorpresi da Nicola che li costringe a subire violenza. Michele si oppone con molta fermezza al punto da minacciare di raccontare tutto ai genitori, nonostante le conseguenze, oppure di attendere l’età adulta per punirlo delle sue azioni. In quel momento Nicola, sempre spavaldo, impallidisce e si rimpicciolisce agli occhi del bimbo, mentre entra nel capanno il padre di Michele. Nessuno riesce a proferire parola davanti alla scena raccapricciante. I genitori di Rodolfo e Nicola sono senza parole. Tutto termina nel silenzio.
Nicola e Rodolfo con la famiglia si sono trasferiti al nord, Michele ormai adulto è dispiaciuto di non aver più visto l’amichetto di giochi, ma allo stesso tempo l’odio per il fratello-orco prevale, gli augura le peggiori sciagure, per poi frenarsi. Il bambino di un tempo conclude il compito elogiando gli eroi che non sono poi così lontani e chiedere il loro aiuto può aiutare a superare le difficoltà. Un pensiero va a Nicola che adesso è padre di due figli, Michele pensa a come si comporta con loro, come li tratta.
Una pièce che lascia lo spettatore straniato, dopo un inizio apparentemente comico con le gag di Michele in aula, il registro cambia, si toccano punte drammatiche nel racconto autoptico della violenza e delle parti anatomiche coinvolte, lasciando chiunque senza parole, reso partecipe di un mondo sommerso di violenza su un essere innocente e inerme, felice solo in apparenza. Gli stati d’animo del bambino sono efficacemente accompagnati dalle musiche che toccano le timbriche brillanti nei momenti gioiosi, e s’incupiscono durante i racconti torbidi delle violenze. Mettere in scena tutto questo senza molti ausili e nessun attore al di fuori di Peppe Fonzo che con duttilità e mimica riesce a incarnare tutte le figure di questo difficile racconto, ispirato a una storia vera, è segno di una grande prova d’artista.
100 VOLTE SÌ
diretto ed interpretato da Peppe Fonzo
musiche Vanni Miele