‘Dicono di lei’: la storia di chi fugge e il racconto di chi resta
BENEVENTO – In una società online, concetto di baumaniana memoria, in cui ogni movimento, ogni attimo della propria esistenza è immortalato e condiviso con una rete di followers e amici, la decisione di far scomparire ogni traccia è una provocazione, un valicare un confine di non ritorno, soprattutto una scelta che sognano in molti, ma nessuno ha davvero il coraggio di attuare. È ciò che compie Anita Marzo, un’attrice di successo, protagonista assente del racconto corale di cinque figure che parlano di lei. Cinque lampadine sulla scena come le cinque anime che la descrivono, come accade quando una persona scompare, chi si confessa al telefono, chi parla alle telecamere, chi riflette tra sé e sé. Le cinque “narratrici”, rispettivamente: la figlia, la madre, la sorella, la manager e l’amica-nemica dell’attrice, attraverso le loro dichiarazioni mostrano le diverse sfaccettature di una personalità complessa che ha raggiunto le vette del successo, intervallando attimi di stasi e di fragilità controbilanciati da atti di forza.
Tutte si chiedono che fine abbia fatto Anita, le supposizioni sono diverse: dalla volontà di rinunciare alla vita pubblica creandosi una nuova identità, al fuggire con un nuovo amore, dall’intraprendere una nuova collaborazione con un regista straniero fino al suicidio. Ognuna delle ipotesi potrebbe avere un fondamento, ma prove certe non ce ne sono. Ciò che emerge dai racconti è il ritratto di una donna testarda, che andava alla ricerca dell’essenza delle cose, ma allo stesso tempo cercava l’approvazione anche attraverso la futilità. Una persona che ha accettato di condividere un uomo con la sua rivale artistica, che ha un rapporto conflittuale con la sorella, incomprensioni con la figlia, conflitti di lavoro con la sua manager, e insegue di continuo il plauso del pubblico e della critica. La scomparsa accresce il successo di Anita, permettendole di conquistare le persone a lei più care e il pubblico.
Una pièce intrigante che si pone l’obiettivo di indagare su uno degli argomenti più complessi e affascinanti del nostro tempo: la sparizione, la sottrazione dalla vita pubblica che lascia solo molti interrogativi senza nessuna risposta. Una volontà provocatoria nell’epoca dell’iper-esposizione, attraverso i social network e mass media, quella di non concedersi al pubblico, di non offrire la propria identità in pasto pubblica piazza. Un esempio di questa casistica è la vicenda sull’identità misteriosa della celebre autrice Elena Ferrante. Questo dimostra come in periodo in cui si predilige il presenzialismo, l’assenza diventa un urlo che focalizza l’attenzione isterica e insoddisfatta su ciò che non può venire afferrato.
Una performance che mette in risalto le qualità poliedriche dell’unica interprete in scena, Nadia Perciabosco, che incarna, con una grande prova d’attrice, le cinque narratrici cambiando solo l’atteggiamento, la voce e la cadenza per mostrare tutte le sfaccettature dei personaggi.
Dicono di lei
Con Nadia Perciabosco
Testo di Roberta Calandra
Regia Massimiliano Vado
Coordinamento Roberta Federica Serrao
In scena al Magnifico Visbaal Teatro di Benevento
fino al 30 Marzo 2019