I Classici nostri contemporanei. ‘Gli antichi ci riguardano’ di Luciano Canfora, ed. Il Mulino
Scoprire le proprie origini è una delle motivazioni per comprendere se stessi, un modo per trovare la propria identità, la propria essenza. Il libro Gli antichi ci riguardano di Luciano Canfora, attraverso una tenace e fervida argomentazione, tenta di difendere l’insegnamento storico e delle lingue classiche a seguito degli attacchi nei confronti di queste discipline in cui ci si propone di eliminarle o ridurne le ore in aula.
Dopo un excursus sulle riforme scolastiche che hanno ridotto e quasi eliminato l’insegnamento della Geografia, disciplina fondamentale per orientarsi nel mondo e all’interno delle discipline storiche, Canfora argomenta sulla “pericolosità” degli studi classici: celebre la tesi di Tocqueville secondo cui gli studi classici comporterebbero l’esigenza di attuare una rivoluzione dello Stato in nome dei Greci e Romani invece di dedicarsi alla produttività del sistema economico. Altro punto cardine è la questione dello “stare al passo coi tempi”, come se lo studio storico fosse un freno al progresso, anziché avere il compito di guardare con abito critico il costante movimento della realtà vivente attraverso la consapevolezza degli eventi propri della disciplina. Canfora critica la scelta provocatoria di vantare “l’inutilità” degli studi classici, che suona come una sorta di difesa e un sillogismo aristotelico privo di un’argomentazione esaustiva. Allo stesso tempo non suona del tutto convincente l’argomentazione – utilizzata all’indomani dell’Unità d’Italia da Villari e Coppino – secondo cui il mondo classico sia un serbatoio dei nostri valori. Si passa in rassegna la concezione gramsciana del latino come mezzo per imparare a studiare e infine gli influssi dell’antico sul moderno in ambito culturale. Ultima argomentazione, quella che dà appunto il titolo al testo, è l’eredità che ci hanno lasciato gli antichi: problematiche ancora aperte a cui tutt’ora non riusciamo a dare risposta univoca. Il dibattito sulla miglior forma di governo, la definizione dei rapporti di dipendenza e schiavitù, l’unità della natura umana sono alcuni dei esempi emblematici per dimostrare come la validità degli antichi sia derivabile solo dall’esame continuo di questioni a cui ancora non è stata offerta risposta: e perciò attuali. Un saggio con uno stile lineare, immediato, che non si pone come un’opera per addetti ai lavori, ma si rivolge a un pubblico eterogeneo. Osservare gli antichi significa dunque voler prendere esempio dalla loro continua esigenza di analizzare le questioni della quotidianità, trovare uno stimolo a proseguire, per noi contemporanei, su questo percorso affinché, attraverso il senso critico che offre lo studio della storia, si possa proseguire nella ricerca di nuove soluzioni e di ulteriori quesiti.