Il “doppio” di un inquietante Pirandello poco frequentato al Brancati di Catania
CATANIA – E’ possibile avere due vite e viverle senza impazzire?
Ne “La signora Morli, una e due”, commedia in tre atti del 1920 del figlio del Kaos, come amava definirsi Luigi Pirandello, è impossibile, se non per otto, brevi, lunghissimi giorni. Ispirata a due sue novelle “La morta e la viva “ e “Stefano Giogli uno e due”, l’opera sviluppa l’affascinante tema del “doppio”, cuore della celebre teoria della scomposizione della personalità che ha fatto del suo autore uno dei drammaturghi più significativi del ‘900.
La scarna, ma psicologicamente complessa vicenda, ambientata in due case, a Firenze, e poi a Roma, in accurate ed eleganti ricostruzioni di interni, in questa edizione si avvale della fresca narrazione di Aldo, figlio di Evelina. La donna, su cui ruota il racconto, abbandonata giovanissima col piccolo Aldo dallo spensierato marito Ferrante Morli, sparito in circostanze misteriose, è salvata dal serio e probo avvocato Lello Carpani, che si innamora di Evelina, sua cliente per gli imbrogli finanziari in cui Ferrante l’aveva lasciata. L’avvocato la accoglierà insieme al figlioletto nella sua severa casa e nella sua solida, grigia vita, sfidando lo scandalo, facendo di Lina (così lui la chiama) una donna seria e rispettabile e avendone anche una figlia. Ma dopo quindici anni di assenza (lo si credeva morto) “il marito” riappare. La vita della signora Morli e dell’avvocato, suo compagno di vita, ora divenuto improvvisamente “l’amante”, è sconvolta da questo inatteso ritorno. Il figlio Aldo decide di seguire il padre a Roma, attratto dalla curiosità e dal suo fascino scanzonato, gettando nella disperazione e nello sconforto Lina, madre lacerata, che a seguito di una malattia del figlio (un tranello di padre e figlio per attirarla a Roma) raggiunge il figlio e il marito nella capitale riscoprendo insieme a loro la sua natura allegra e vivace, e i suoi sentimenti immutati nei confronti di Ferrante che lusinga Eva (così la chiama lui) e vorrebbe che rimanesse con lui e il figlio. Eva-Lina, divisa tra due affetti, vivrà un conflitto doloroso da cui riuscirà ad emergere al di là delle ipocrisie della borghesia perbenista, lasciando intatta la sua duplicità nel ricordo. Tema attuale che vede la donna-madre capace di scelte sacrificali.
Il perfetto meccanismo di disambiguazione del testo si avvale della vivace e calzante interpretazione attoriale, dalla protagonista, la vibrante tormentata Eva-Lina di Maria Rita Sgarlato, ai suoi due uomini, l’inaffidabile, affascinante Ferrante di Filippo Brazzaventre e l’irreprensibile, monolitico avvocato di Carlo Ferreri, alla graffiante, impietosa giovinezza di Daniele Bruno, coadiuvati dalla bravura del nutrito cast. Il testo riesce a trovare una cifra di vivacizzante modernità, proposta dalla regia di Riccardo Maria Tarci, lasciando intatto lo stile dell’autore, di cui mantiene l’asciutta complessità, ricca di umanità e di risvolti esistenziali che rendono eterne le opere del Nostro, in una fucina di spunti e riflessioni, dove il sentimento e la ragione trovano un mirabile squilibrio.
LA SIGNORA MORLI, UNO E DUE
Di Luigi Pirandello
Con Maria Rita Sgarlato, Filippo Brazzaventre, Carlo Ferreri, Daniele Bruno, Santo Santonocito, Anna Passanisi, Tiziana Bellassai, Gianmarco Arcadipane
Regia Riccardo Maria Tarci
Scene Susanna Messina
Costumi Sorelle Rinaldi
Luci Sergio Noè
Produzione Teatro della Città
Al Teatro Brancati di Catania fino al 17 Febbraio