L’ipocrisia borghese sulla lama appannata dell’humour di un Feydeau fuori tempo
CATANIA – “Il tempo…il tempo…”. La testa tentennante, gli occhialini assestati sul naso, il Prof. Aristogitone esce dalla sala con passo strascicato e sguardo assente. Lo blocco all’uscita. I suoi commenti sono sempre precisi e puntano all’essenziale. Mi squadra con la solita bonaria ironia. “Anche lei fuori tempo? Vado di fretta…”. “Mi scusi professore, ma allude al tempo della commedia?”. Sorriso enigmatico: “ Feydeau è un orologio meccanico…se sbagli una rotella va fuori tempo e puoi gettarlo via…” sibila impietosamente mentre si allontana sul suo passo strascicato.
“L’albergo del libero scambio”, commedia brillante del drammaturgo francese più famoso dopo Molière, amato da Cocteau, pietra dello scandalo del teatro di fine Ottocento, in questa ultima fedele edizione del Teatro Brancati risente in parte di un ritmo dilatato che la bontà del testo e dell’interpretazione del nutrito cast, di tutto rispetto e con nomi di spicco, non bastano a colmare pienamente. Il tema scottante e impietosamente irrisorio dei tentativi di tradimento di matrimoni mal riusciti, tra ipocrisie, equivoci, scambi, riconoscimenti, più che mai attuale nelle sue componenti essenziali (basti citare il film “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese dove l’ipocrisia dei rapporti è amaramente amplificata dall’uso e abuso dei cellulari), perno su cui ruotano i meccanismi di questo giocattolo perfetto, qui si coglie attutito dalla lentezza degli incastri impacciati da ingombranti scenografie (in particolare nel secondo atto), restio a indossare pienamente il tessuto scintillante, leggero, impalpabile del divertissement del vaudeville, il genere teatrale di cui il serio e malinconico Feydeau fu il re, forse per dare un po’ di gioia in primis a se stesso.
Moralista nonostante i temi scabrosi per quell’epoca, apparentemente leggero e di facile portata, nelle sue “riesumazioni” il meticoloso e maniacale teatro di Feydeau chiede rigore, ritmi serrati, mano ferma, nessuna sbavatura. Resta salvo il piacere di rivedere un classico del teatro brillante, commentato dalle musiche originali del maestro Musumeci e corroborato dalla generosità degli interpeti. Feydeau è sempre Feydeau.
L’orologio sul comodino ticchetta allegramente. Sembra farmi l’occhiolino. Il tempo della scrittura è finito.
L’ALBERGO DEL LIBERO SCAMBIO
Di Georges Feydeau con la collaborazione di Maurice Desvallières
Regia di Sebastiano Tringali
Scene di Susanna Messina
Costumi Sorelle Rinaldi
Musiche Matteo Musumeci
Luci Sergio Noè
Con Filippo Brazzaventre, Olivia Spigarelli, Alessandra Cacialli, Riccardo Maria Tarci, Lorenza Denaro,Giuseppe Aiello, Plinio Milazzo, Marianna Occchipinti, Paola Bonaccorso, Dodo Gagliarde, Sebastiano Tringali
Produzione Teatro della Città
Al Teatro Brancati di Catania fino al 27 Gennaio